Il palazzo delle arti di Napoli PAN, situato nello storico palazzo Carafa di Roccella in via dei Mille, ha ospitato la grande retrospettiva di Maurits Cornelis Escher, incisore e grafico Olandese, inaugurata il 1 novembre 2018 e presente fino al 22 aprile 2019. La mostra presenta le opere del grandissimo artista olandese, un percorso di 200 opere che inizia da Escher per arrivare ai giorni nostri. È stata promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, prodotta e organizzata dal Gruppo Arthemisia in collaborazione con la M.C. Escher Foundation e curata da Mark Veldhuysen e Federico Giudice Andrea. Dobbiamo ringraziare Escher, figura intellettuale che ha molto amato il nostro paese, per il merito di aver amplificato le possibilità immaginative della grafica e aver donato lo stupore a tutti coloro che hanno osservato la sua opera dove tutto è collegato: scienza, natura, rigore analitico e capacità contemplativa. La mostra è stata divisa in otto sezioni: 1 Maurits Cornelis Escher; gli esordi; 2 Escher, l’italia e la Campania; 3 Tassellazione; 4 Struttura dello spazio; 5 Metamorfosi; 6 Paradossi geometrici; 7 Lavori su commissione; 8 Eschermania. All’interno del percorso sono presenti giochi ed esperienze che permettono di entrare nel mondo di Escher come protagonisti, entrando nelle sue opere, misurandosi con i paradossi prospettici, geometrici che l’artista introduce. Incisioni in legno, litografie e mezzetinte, rappresentavano costruzioni impossibili, materializzazioni del concetto dell’infinito, costruzioni fatte di tasselli che distorcono il piano dello spazio e motivi a geometrie interconnesse che cambiano gradualmente fino a trasformarsi davanti agli occhi. Al principio della sua carriera le sue opere furono scoperte e amate soprattutto dai matematici e dagli scienziati che ne comprendevano le caratteristiche legate alle scienze matematiche e fisiche. Le incisioni e le mezzetinte rappresentavano certe leggi della fisica e della geometria tipicamente scientifiche come l’uso razionale di poliedri, le distorsioni geometriche e le interpretazioni originali di concetti condotti da una ripetitività seriale e tridimensionale che ricorda a volte il codice del DNA, ma che nei quadri si sviluppa fino al paradosso. Indubbiamente le opere di Escher, furono di ispirazione per molti artisti, il primo ad accorgersi del valore delle opere di Escher fu il grafico tedesco Flocon, che inaugurò la dilagante “Eschermania” che contagiò tutti coloro che entrarono in contatto con le opere dell’autore. Furono tanti anche gli artisti che si dichiararono suoi discepoli citandolo e riaffermandone i concetti del paradosso e della surrealtà nelle proprie opere. Il pubblicitario David Hop, lo scultore francese Dominique Ribault, l’italiano Lucio Saffaro. L’aspetto surreale ed onirico delle opere di Escher è ripreso in una delle scene del film Labyrinth del 1986 di Jim Henson. Escher, per la sua autenticità, oggi è onnipresente in copertine di cd e pubblicità televisive, libri. “Lo stupore è il sale della terra”, affermava il grande Escher, che attraverso alle sue bellissime xilografie e incisioni e la sua mente geniale e innovativa, ci ha fatto sognare. Nella sua opera non troviamo solamente arte grafica, ma scienza, natura, talento. Partendo dalle opere di tipo Art-Noveau dei primi periodi dove si formò alla scuola di Jessurun de Mesquita, la mostra sottolinea in particolare il periodo vissuto dall’artista nel territorio italiano. Si ispirò molto a l’arte a lui contemporanea e a quella del passato, realizzando forme geometriche nel segno visionario della ricerca estetica allo stato puro. Fu un artista poliedrico, ma allo stesso tempo, anticipatore di correnti artistiche come il Surrealismo, l’Optical Art ecc..Infatti la sua fonte di ispirazione, non la trovò solo nei numeri, nella geometria e nella matematica, ma fondendo diversi linguaggi creando uno stile tutto suo, a dir poco geniale.
di Maria Grazia Scrima
Tratto da Informare Magazine Gennaio 2019