Il mercato degli smartphone è in continua crescita, e con esso anche l’impatto ambientale e lo sfruttamento dei lavoratori per la produzione tecnologica. Sono ancora poche le aziende che rispettano i parametri di efficienza ambientale, ma in molti casi si tratta di semplici operazioni di marketing.
Il grande mercato degli smartphone
Secondo le stime dell‘International Data Corporation, nel 2022 sono stati venduti circa 1,2 miliardi di smartphone in tutto il mondo. Un mercato spietatamente competitivo e non privo di rischi legati a questioni geopolitiche.
Le prime tre aziende produttrici di smartphone al mondo sono:
- Apple (25%)
- Samsung (20%)
- Xiaomi (11%)
Miliardi di prodotti venduti per un mercato di 578,6 miliardi di dollari, solo Apple 192,2 miliardi di dollari. Il mercato degli smartphone è in continua crescita e per il Pianeta non è un bene.
Il costo ambientale ed umano
La produzione tecnologica richiede una quantità considerevole di risorse naturali, tra cui minerali preziosi come oro, argento, litio e cobalto. L’estrazione di tali materiali avviene spesso in paesi in via di sviluppo dove le condizioni di lavoro sono spesso pericolose e piene di sfruttamento.
La sola Cina è il principale produttore di terre rare al mondo, con una quota di mercato di oltre il 70%, inoltre il suo approvvigionamento si estende in molti altri Paesi come l’Africa dove le condizioni di lavoro nelle miniere di terre rare sono spesso pericolose e insalubri. I lavoratori sono esposti a sostanze chimiche tossiche, polvere e rumore. Questo può causare problemi di salute a lungo termine, come problemi respiratori, gastrointestinali e dermatologici, come segnalato dall’ Organizzazione Internazionale del Lavoro.
Inoltre, i processi di estrazione e raffinazione generano una grande quantità di rifiuti tossici che contaminano l’acqua e il suolo circostanti, danneggiando gli ecosistemi locali e minacciando la salute delle persone che vi abitano.
Ma l’inquinamento causato dalla produzione di smartphone non si limita solo alle fasi iniziali. Durante l’uso, l’enorme domanda di energia richiesta per far funzionare questi dispositivi contribuisce all’aumento delle emissioni di gas serra, intorno alle 145 milioni di tonnellate di CO2. Inoltre, la rapida obsolescenza programmata degli smartphone fa sì che la maggior parte di essi diventi obsoleta in tempi brevi, portando a un aumento dei rifiuti elettronici. Ad oggi solo l‘Unione Europea sta prendendo seri provvedimenti contro l’obsolescenza programmata. Queste iniziative sono volte a promuovere la durata dei prodotti e a rendere più facile la riparazione dei prodotti, ma la strada è ancora lunga.
Poca ecologia e tanta astuzia nel greenwashing
Più inquinante della produzione degli smartphone è, forse, il loro smaltimento, che rappresenta un altro problema serio. Molti dispositivi finiscono in discariche illegali o vengono inviati nei paesi in via di sviluppo per essere riciclati in condizioni poco sicure.
I nuovi requisiti UE, che spingono verso una ottica di riparabilità e lunga affidabilità, sono poca roba in confronto a milioni di esemplari venduti e prodotti ogni anno, inoltre il consumatore medio è ancora poco informato per lo smaltimento dei RAEE, ovvero dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche.
I produttori che stanno lanciando una spinta “green” nel settore tecnologico sono pochissimi e spesso è tutto in ottica di greenwashing, perché il tema di fondo è sempre l’acquisto. Apple recentissimamente afferma di usare il 60% di materiali riciclati per il suo iPhone 15 e di adeguarsi alla normativa UE del cavo unico, oltre a puntare ad una produzione totalmente green entro il 2030, un dato lodevole rispetto alle altre migliaia di produttori, ma il tema di fondo è sempre lo stesso: la sovrapproduzione.
Produrre dispositivi inquina in modo diretto o indiretto se pensiamo allo smaltimento, l’estrazione di terre rare compromette svariate forme di inquinamento, senza poi contare le svariate forme di sfruttamento di lavoro che le riguardano. Puntare ad una forma di produzione totalmente ecologica è assai difficile, e sa più di una trovata commerciale, dato che si parla di numeri importantissimi di produzione e di vendita.
Le energie rinnovabili, sebbene abbiano impatto di gran lunga molto meno inferiore dei combustibili fossili, occupano suolo, hanno interferenza con l’ambiente e talvolta la loro stessa filiera di costruzione non è green.
Un cambio di rotta
Il mercato degli smartphone è in continua crescita, non si possono produrre miliardi di dispositivi ogni anno in modo green, è utopico e non è sostenibile, se non per le tasche delle aziende che ogni anno lanciano un modello sempre più green, a patto che però tu lo compra.
È fondamentale un cambio di rotta, verso un consumismo più razionale. Che è senso ha comprare ogni anno uno smartphone che essenzialmente ha poco o più aggiornamenti dell’anno precedente?
Governi, aziende e consumatori devono unirsi per affrontare questo problema, promuovendo una produzione più sostenibile e un consumo responsabile. Solo così potremo continuare a godere della tecnologia senza compromettere il benessere del nostro pianeta.