Le notizie sfuggono via veloci, ma i problemi restano

Updated 2023/05/05 at 7:12 PM
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La nostra quotidianità è ormai tempestata di informazioni, teorie complottistiche ed eventi che attirano la nostra attenzione ogni giorno. Ma quanto dura la nostra attenzione su una notizia? Quanto è realmente solida la nostra indignazione per lo scandalo di turno? Basti pensare ad un evento come quello di Napoli – Eintracht, dove i tifosi ospiti hanno anarchicamente preso il controllo di mezza città distruggendo negozi e trasporti pubblici. Se solo il Ministro degli Interni Piantedosi o il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, avessero comunicato adeguatamente bloccando le entrate ai tifosi avversari, questa situazione sarebbe stata tranquillamente solo un’ipotesi e non un fatto reale. Le intenzioni degli ultras tedeschi si conoscevano, si conosceva la soluzione preventiva a questo problema e nessuno ha fatto niente.

Tutti erano indignati per questa notizia sui social, ma dopo due giorni gli stessi che gridavano alla rivoluzione, sono rientrati nelle loro tane da leoni da tastiera passando al prossimo problema, alla nuova notizia scandalistica di turno, così da poter commentare la situazione senza mai però offrire una soluzione concreta al problema.

Siamo davvero diventati così ciechi?

Ognuno di noi, oggi, ha la costante necessità di commentare qualsiasi notizia, anche se non si conosce l’argomento, esprimendo rabbia e disaccordo online, limitandosi al web, dove bisognerebbe ricordare che le notizie, i commenti, si disperdono facilmente. Pensiamo ad esempio ad un fenomeno come quello del Covid: ogni uomo, donna, bambino, anziano, aveva un’opinione, tutte diverse fra loro. Durante il periodo della pandemia c’è stato un boom di informazioni e di fake news complottistiche che hanno indignato parecchie persone, ognuno con la sua teoria giornaliera. Il problema è che quest’ultima cambiava al passo del cambiamento delle notizie, nessuno è più in grado di farsi una propria opinione.

Se si dovesse trovare un capro espiatorio, si perderebbe solo tempo. Tra l’affluenza di informazioni che ci vengono propinate ogni giorno, la velocità con la quale le persone dimenticano i problemi è quasi inevitabile. Siamo parte di un sistema corrotto dove la notizia ha bisogno di essere in abbondanza e veloce, in maniera tale da rendere le vere cause importanti, solo una parte del flusso tossico che ci viene offerto dai servizi di informazione. Per fare un esempio pratico, se ci venisse fornita una sola notizia importante al giorno, magari potremmo avere il tempo di elaborarla, studiarla, ma nel momento in cui queste news passano da una a dieci, analizzare le fonti diventa più complicato, di conseguenza non assimiliamo alcuna notizia e ci arroghiamo anche il diritto di mettere bocca su tutto.

Allora non dovremmo più fidarci di nessuna notizia?

Il discorso è molto più complesso per poter ridurre la risposta ad un semplice si o no. Giusto per dirne un’altra, molti credono che la guerra in Ucraina sia finita, quando invece le dinamiche diventano sempre più insidiose e trovare una soluzione permanente è tutt’altro che semplice. Di cosa abbiamo bisogno per indignarci davvero? Qual è la notizia che ci farebbe scendere davvero nelle piazze a manifestare perchè qualcosa non ci sta bene? Cosa ci vuole per permettere alle persone, ai civili, di analizzare le notizie e poter sviluppare un’opinione che duri più di 24 ore? Sicuramente un flusso più lento ed analitico di notizie potrebbe essere utile, gestire la comunicazione online sarebbe fondamentale in maniera tale da impedirne la dispersione e rendere quante più fake news obsolete.

Nella mia città natale, Napoli, troppo spesso ci si dimentica che dietro tutto il bel folklore del nostro popolo, c’è una città disastrata, amministrata da cani che contribuiscono al declino più totale delle infrastrutture. Le persone si lamentano dei servizi di trasporto pubblici sempre più assenti e dopo due giorni lo dimenticano; il Napoli potrebbe vincere lo scudetto e gli stessi cittadini ne parlano per mesi. Sia ben chiaro, la mia non è una condanna alla felicità ed ai festeggiamenti, ma rabbia nei confronti delle priorità che un individuo si pone, rabbia nell’indifferenza di una città, di una nazione che crolla a pezzi e nessuno ne parla, o al massimo ne parla per 5 minuti. E allora mi chiedo nuovamente: cosa ci vuole per farci indignare davvero? Quand’è che ci renderemo conto che tutte le notizie che dimentichiamo in un’ora, fanno parte di danni, che al contrario, sono permanenti?

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