Il 14 agosto 2018, un tragico crollo segnò fortemente la città di Genova, causando la morte di 43 persone, lasciando ferite profonde nella comunità locale. Il Ponte Morandi, un’importante arteria stradale, dunque collassò improvvisamente, suscitando domande e polemiche su come una struttura così robusta potesse cedere in modo così catastrofico. Nel corso degli anni, molte indagini e analisi sono state condotte per cercare di comprendere le cause del disastro. Recentemente, le dichiarazioni di Gianni Mion, un esperto ingegnere strutturale, hanno portato una nuova prospettiva sulla fatiscenza del Ponte Morandi, aprendo la strada a nuove riflessioni e dibattiti.
Gianni Mion e le sue dichiarazioni
Gianni Mion è un ingegnere strutturale rispettato ed esperto nel campo delle infrastrutture e dei ponti. Egli era inoltre ex AD della holding dei Benetton Edizione, ex consigliere di amministrazione di Aspi e della sua ex controllante, Atlantia. Nel corso di una conferenza tenuta di recente, Mion ha espresso la sua opinione sulle cause del crollo del Ponte Morandi, che differisce dalle spiegazioni precedentemente accettate. Secondo Mion, la fatiscenza strutturale del ponte è stata una delle principali ragioni del suo crollo, contraddicendo le teorie che attribuivano principalmente la colpa all’usura e alla manutenzione insufficiente. Precisamente l’ingegnere ha affermato:
«Non dissi nulla e mi preoccupai. Era semplice: o si chiudeva o te lo certificava un esterno. Non ho fatto nulla, ed è il mio grande rammarico. Emerse che il ponte aveva un difetto originario di progettazione e che era a rischio crollo. Chiesi se ci fosse qualcuno che certificasse la sicurezza e Riccardo Mollo mi rispose che ce la saremmo autocertificata da soli».
Il parere di Mion
Secondo Mion, quindi, il Ponte Morandi ha subìto una serie di processi di degrado strutturale nel corso degli anni. Ha sostenuto che la combinazione di fattori come l’invecchiamento del cemento, l’esposizione agli agenti atmosferici, le vibrazioni causate dal traffico intenso e i carichi eccessivi hanno gradualmente compromesso la resistenza del ponte. Mion ha inoltre affermato che il crollo non è stato causato da un singolo evento improvviso, ma è stato il risultato di un processo graduale di degrado strutturale, reso evidente dal cedimento finale.
Le dichiarazioni di Mion aprono un nuovo capitolo nella comprensione del disastro del Ponte Morandi. Tutto ciò potrebbe indicare la necessità di rivalutare l’approccio alla manutenzione delle infrastrutture esistenti e alla progettazione di nuove strutture. Inoltre, potrebbe portare a implicazioni legali e richieste di responsabilità nei confronti delle autorità coinvolte nella costruzione e nella manutenzione del ponte.
Un pò di storia recente
In effetti, già grazie all’allora ministro Danilo Toninelli, si riuscì a scoprire che la caduta del ponte Morandi fu dovuta ad un’assoluta mancanza (volontaria, tra l’altro) di manutenzione da parte della società privata Benetton. Ricordiamo che la società Benetton è proprietaria di tutte le autostrade italiane, un tempo appartenenti allo Stato italiano. L’ex Presidente del Consiglio Mario Draghi fu il responsabile della scellerata operazione, a mio parere, di acquisizione delle autostrade da parte di una società privata. In questo caso i Benetton. Essendo una società privata, ha bisogno di fare utili, dunque non ha alcun interesse di investire fondi circa il mantenimento integro strutturale di autostrade e ponti, in questo caso. Ergo la motivazione della caduta del ponte Morandi.
Si spera che un giorno giustizia verrà fatta. Purtroppo, per lo stesso motivo, svariati ponti in Italia versano in condizioni disastrose in termini strutturali: supporti di ferro ultra consumati e pezzi di cemento che si staccano dai piloni.
Le autostrade dovrebbero tornare immediatamente nelle mani dello Stato, in modo tale da ricevere ingenti investimenti per la manutenzione e messa in sicurezza delle siffatte strutture. Solo in questa maniera potremo evitare ulteriori catastrofi.