Sintesi del report SNPA n° 19/2021: evoluzione e prospettive future
L’ultimo rapporto SNPA sui corpi idrici riporta anche i risultati della rilevazione effettuata presso le Arpa/Appa negli anni 2020 e 2021 e, di fatto, costituisce sia una nuova base conoscitiva, sia un aggiornamento del Manuale-Linea guida (MLG) n° 116/2014 che trattava la “Progettazione di reti e programmi di monitoraggio delle acque ai sensi del D.Lgs. 152/2006 e relativi decreti attuativi“, sia un confronto con i dati raccolti nel Rapporto 150/2011 (ISPRA).
realizzazione del monitoraggio ambientale e un’analisi specifica dell’applicazione del monitoraggio di tipo biologico e con matrice biota (D.Lgs.172/2015)”.Cosa è cambiato dal 2010 (Rapporto ISPRA 150/2011) ad oggi? Prima di tutto, hanno risposto praticamente in maniera completa quasi tutte le regioni e le province autonome,
rendendo disponibile una base di dati più omogena e affidabile. Tutte le attività inerenti all’individuazione e alla tipizzazione dei corpi idrici, alla disponibilità delle reti ambientali e alle valutazioni inerenti lo stato, sono progredite in modo consistente. Le valutazioni inerenti all’analisi del rischio con il supporto della individuazione delle pressioni sono
decisamente progredite. Il coinvolgimento delle Arpa/ Appa nella individuazione dei corpi idrici, nella definizione della rete ambientale, nella classificazione e nella reportistica è aumentato significativamente.Il numero complessivo dei corpi idrici fluviali e lacustri è calato, ma tutto ciò è dovuto, molto probabilmente, al maggiore approfondimento richiesto e quindi alla migliore valutazione di quelli effettivamente rilevanti. È cresciuto, invece, il numero di corpi
idrici sotterranei. Cosa è migliorabile? Sicuramente la “definizione dello stato quantitativo”, cioè la determinazione delle portate nel tempo. Solo 7 agenzie lo fanno. La modellazione numerica di flusso per valutare i bilanci idrici non viene fatta da 15 Agenzie su 19. Anche la “definizione dello stato chimico” non è verificata da 11 Agenzie. Altre due tematiche che richiedono implementazioni in tempi brevi sono la determinazione dei “valori di fondo per la classificazione dello stato chimico” e le “analisi di rischio”, anche se per quest’ultimo tema si dovrebbero allineare le richieste e le procedure in corso da parte dei Distretti Idrografici.Le informazioni raccolte in questo secondo ciclo sono in linea con gli obiettivi e i compiti del SNPA, infatti: “Il monitoraggio dei corpi idrici interni – superficiali e sotterranei – sia in termini quantitativi sia qualitativi e il relativo controllo delle fonti e dei fattori di inquinamento rientrano tra le funzioni che devono essere svolte dal SNPA e tali attività rappresentano parte di quanto previsto per ottemperare come Stato membro all’implementazione della Direttiva 2000/60/CE. La definizione dei LEPTA (Livelli Essenziali delle Prestazioni Tecniche Ambientali) che dovranno essere individuati per le diverse matrici ambientali ai sensi dell’art 9 costituisce il principale riferimento normativo
per garantire uniformità delle prestazioni tecniche e priorità da assegnare nella pianificazione delle attività”.
Come nasce questo lavoro è descritto nell’abstract iniziale: “Il documento è il prodotto dell’analisi dei risultati di un questionario proposto a tutte le Agenzie nell’ambito del TIC 2 – Team Corpi Idrici nel 2019 (con informazioni aggiornate al 2020) e riporta una ricognizione dello stato del monitoraggio, dell’applicazione dei criteri di classificazione e delle attività di reporting a scala nazionale per le acque interne – corpi idrici fluviali, lacustri e sotterranei… Sono riportate osservazioni sull’omogeneità territoriale delle attività in relazione all’implementazione delle diverse fasi del processo di pianificazione e
realizzazione del monitoraggio ambientale e un’analisi specifica dell’applicazione del monitoraggio di tipo biologico e con matrice biota (D.Lgs.172/2015)”.
Per ARPA Campania hanno collaborato al rapporto Cristiano Gramegna, Giuseppe Onorati e Adolfo Mottola. Il report si basa principalmente sul questionario inviato alle Agenzie che risulta sicuramente completo e complesso. I capitoli 3, 4 e 5 riportano gli esiti dei questionari per tutti i corpi idrici (fluviali, lacustri e sotterranei) che esplicitano i dati sotto forma di tabelle e grafici, a quali si rimanda, in quanto troppo numerosi.
Cosa è cambiato dal 2010 (Rapporto ISPRA 150/2011) ad oggi? Prima di tutto, hanno risposto praticamente in maniera completa quasi tutte le regioni e le province autonome,
rendendo disponibile una base di dati più omogena e affidabile. Tutte le attività inerenti all’individuazione e alla tipizzazione dei corpi idrici, alla disponibilità delle reti ambientali e alle valutazioni inerenti lo stato, sono progredite in modo consistente. Le valutazioni inerenti all’analisi del rischio con il supporto della individuazione delle pressioni sono
decisamente progredite. Il coinvolgimento delle Arpa/ Appa nella individuazione dei corpi idrici, nella definizione della rete ambientale, nella classificazione e nella reportistica è aumentato significativamente.
Il numero complessivo dei corpi idrici fluviali e lacustri è calato, ma tutto ciò è dovuto, molto probabilmente, al maggiore approfondimento richiesto e quindi alla migliore valutazione di quelli effettivamente rilevanti. È cresciuto, invece, il numero di corpi
idrici sotterranei. Cosa è migliorabile? Sicuramente la “definizione dello stato quantitativo”, cioè la determinazione delle portate nel tempo. Solo 7 agenzie lo fanno. La modellazione numerica di flusso per valutare i bilanci idrici non viene fatta da 15 Agenzie su 19. Anche la “definizione dello stato chimico” non è verificata da 11 Agenzie. Altre due tematiche che richiedono implementazioni in tempi brevi sono la determinazione dei “valori di fondo per la classificazione dello stato chimico” e le “analisi di rischio”, anche se per quest’ultimo tema si dovrebbero allineare le richieste e le procedure in corso da parte dei Distretti Idrografici.
Per la Campania, le notizie positive sono diverse, infatti, sono aumentate: il numero di
stazioni lacustri che misurano il fitoplancton; le stazioni di monitoraggio fluviali che misurano i macrobenthos; il numero di stazioni operative sui corpi idrici sotterranei; il numero di stazioni di monitoraggio chimico sui corpi idrici sotterranei; il numero di stazioni di monitoraggio totale su tutti i corpi idrici lacustri.
Le informazioni raccolte in questo secondo ciclo sono in linea con gli obiettivi e i compiti del SNPA, infatti: “Il monitoraggio dei corpi idrici interni – superficiali e sotterranei – sia in termini quantitativi sia qualitativi e il relativo controllo delle fonti e dei fattori di inquinamento rientrano tra le funzioni che devono essere svolte dal SNPA e tali attività rappresentano parte di quanto previsto per ottemperare come Stato membro all’implementazione della Direttiva 2000/60/CE. La definizione dei LEPTA (Livelli Essenziali delle Prestazioni Tecniche Ambientali) che dovranno essere individuati per le diverse matrici ambientali ai sensi dell’art 9 costituisce il principale riferimento normativo
per garantire uniformità delle prestazioni tecniche e priorità da assegnare nella pianificazione delle attività”.
In conclusione, il Report n° 19/2021 è estremamente utile per effettuare una ricognizione dello stato del monitoraggio e delle attività di reporting a scala nazionale delle acque interne continuando la condivisione con gruppi ormai consolidati come i “Team Corpi Idrici”, istituiti presso tutte le Agenzie regionali.
di Angelo Morlando