Domenica 11 ottobre alle 17,30 verrà inaugurata la mostra “Ritratti: sguardi e anime” nella quale l’artista Mario Vespasiani ha rivolto la sua sensibilità ai grandi personaggi del mondo della cultura scomparsi in questi mesi.
Tredici acquerelli su carta dal grande valore simbolico e umano, che confermano la sua abilità di ritrattista e un’enfasi coloristica che sottolinea una forte spiritualità e profondità di pensiero. I ritratti inediti che Vespasiani raffigura sembrano sdoppiarsi: appaiono prima frontalmente con gli sguardi rivolti allo spettatore, e poi rovesciati, senza gli occhi a significare la nostra incapacità di percezione delle anime, di scorgere un mondo parallelo. All’arte il compito di tenere viva la memoria di chi ha lasciato tracce nobili nel territorio della cultura, di non dimenticare il bene e gli insegnamenti ricevuti in dono che persistono oltre la vita. L’arte colta Vespasiani, che negli anni si è sempre distinta per la varietà dei temi e per l’originalità della ricerca, trova nell‘Archivio di Stato la sede ideale dove essere ammirata. Una pittura preziosa e ricca di riferimenti per un luogo di studio e conoscenza.
Scrive Cecilia Casadei curatrice della mostra: Afferma l’artista “Vivo dove voglio vivere, dove il cielo gioca a fare l’arcobaleno e la luna sembra gocciolare nell’Adriatico, laddove riesco ad essere in sintonia con il cuore del mondo”. Mario Vespasiani da Ripatransone, provincia di Ascoli Piceno, un artista a tutto tondo: pittura, fotografia, scultura, scrittura. Tecniche diverse, con ognuna si muove agilmente, per diversi linguaggi e una sola dimensione: quella dell’Arte. Una vocazione, una missione, come sarà lui stesso a dire, per dare un volto alle emozioni, per raccontare il mondo. Per indagare il tempo presente, per accogliere la spiritualità in quello che ci sta intorno, per raccontare se stesso. Per riflettere sul senso e il compito dell’arte. Per rendere partecipi gli altri del suo sentire. “Il ritratto, la natura morta, il sacro, il paesaggio, gli animali, tematiche diverse riconducibili ad un solo grande cosmo. Volti, fiori, animali fanno parte di un unico spettacolo animato da una tensione verso il sublime, il meraviglioso, l’infinito”, il suo pensiero.
Vespasiani acuto osservatore della natura, dell’agire scellerato degli uomini irrispettosi della terra che abitiamo, sente forte l’appartenenza all’Anima del mondo, attento alle grandi lezioni della storia dell’arte, all’influenza che il passato ha sul presente, alle rivoluzioni culturali, a quelle della tecnica, ai cambiamenti sociali. Sempre con l’intento di scoprire l’universo sconosciuto che ci appartiene. Non poteva non farsi interprete del contingente, in un tempo in cui un virus ha cambiato la storia di tutti noi e del mondo, in un tempo in cui l’arte è, troppo spesso, solo provocazione, frutto del sistema di un mercato.