I giovani sono sempre più attaccati al bicchiere. E la parola alcol nelle cronache compare quasi ogni giorno. Oggi la cronaca è la fotografia dei dati. Alcuni ricercatori dell’Università di Seul, diretti da Eue-Keun Choi, in uno studio di recente pubblicato sulla rivista scientifica Neurology hanno indicato che per prevenire l’ictus nei giovani adulti basterebbe ridurre il consumo di alcol negli adolescenti.
Nel 2020 il 20,6% degli italiani fra 11 e 25 anni e il 17,1% delle loro coetanee superavano il limite di un’unità alcolica al giorno, pari a 12 grammi di alcol puro, che corrispondono a un bicchiere da 125 ml di vino di media gradazione. Si beve di più fra 16 e 17 anni.
Che poi, a dirla tutta, passare da uno a due drink alcolici al giorno si associa anche a notevoli cambiamenti nel cervello, in termini di volume e di capacità cognitive, che equivalgono a un invecchiamento di due anni.
L’abuso di alcol nei giovani in Italia
Le delineazioni epidemiologiche prodotte dall’Osservatorio nazionale alcol dell’Istituto superiore di sanità indicano che, a partire dagli 11 anni, il consumo di alcol da parte dei giovani si caratterizza spesso come «binge drinking». Anche il consumo occasionale a quest’età è assai nocivo perché il sistema enzimatico non sa ancora metabolizzare l’alcol. Se prima dei 18 anni l’alcol va evitato, donne adulte e anziani non devono superare 1 unità alcolica al giorno e i maschi adulti 2 unità alcoliche. Non sorprende che lo studio sia stato condotto in Corea dove, stando alle stime beve troppo ben il 50,8 per cento dei maschi e il 26,9 % delle donne e i binge drinker, cioè coloro che bevono molti drink alla volta, sono il 20 % della popolazione.
L’ictus celebrale
L’ictus cerebrale rappresenta un grave problema di salute pubblica. Infatti, è la prima causa di disabilità, la seconda causa di demenza e la terza causa di morte nel mondo industrializzato. In Italia vi sono circa 200.000 nuovi ictus ogni anno e circa 1.000.000 di persone vivono con esiti invalidanti della malattia.
Secondo alcuni studi epidemiologici sono stati individuati molteplici fattori che aumentano il rischio di ictus. Alcuni di questi fattori non possono essere modificati, principalmente l’età, ma costituiscono tuttavia importanti indicatori per definire le classi di rischio. Altri fattori sono modificabili con strategie non farmacologiche o farmacologiche. Il loro riconoscimento costituisce la base della prevenzione sia primaria sia secondaria dell’ictus. La prevenzione è un insieme di attività, azioni ed interventi attuati con il fine prioritario di promuovere e conservare lo stato di salute ed evitare l’insorgenza di malattie.
Inoltre, i pattern di consumo di birre, vini, cocktail e superalcolici sono legati a tre elementi fondamentali: lo status socioeconomico, la religione eventualmente professata e le policy più o meno restrittive sull’alcol, sempre più diffuse anche in Paesi notoriamente più propensi al consumo, come la Russia.
Non è uguale per tutti il limite dell’alcol. Dipende dalla genetica, dal fisico, dall’abitudine a bere. Ci sono però misure che non si possono superare se non con effetti tossici molto gravi. La soglia di alcolemia nel sangue, a indicare il coma etilico, soglia che si dimezza per i bambini e scende anche per gli adolescenti. Chi inizia a bere prima dei 16 anni ha un rischio 4 volte maggiore di sviluppare alcoldipendenza in età adulta rispetto a chi inizia non prima dei 21.
Binge drinking
C’è questa abitudine dei giovani, ossia quella di ubriacarsi fino allo stordimento, più diffusa nei Paesi del Nord Europa, che sta prendendo sempre più piede, specie fra i giovani anche nel nostro Paese. Indica l’assunzione di grandi quantità di alcol in un arco di tempo ristretto. In Italia si definisce binge drinking il consumo di oltre 6 bicchieri di bevande alcoliche (un bicchiere equivale a 12 grammi di alcol puro).