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“La valigia di Aran”, il libro di Andrea Antonello

Grazia Sposito 05/11/2020
Updated 2020/11/05 at 6:16 PM
3 Minuti per la lettura

Otto anni fa era stato suo padre Fulvio Ervas a raccontare nel libro “Se ti abbraccio non aver paura” l’incredibile viaggio in moto, attraverso Stati Uniti e America Latina, con suo figlio Andrea, affetto da sindrome autistica. Diventato subito un best seller che il regista Gabriele Salvatores ha portato sul grande schermo con la visione del film “Tutto il mio folle amore”, presentato lo scorso anno alla mostra del cinema di Venezia. Oggi, invece, è proprio il giovane ventisettenne di Castelfranco Veneto, Andrea, a raccontarsi nel libro “La valigia di Aran” edito Marcos y Marcos in uscita il 4 novembre.

Pagine di vita, piene di autentici colori e suoni meravigliosi, dove stavolta non siamo affascinati dall’ebbrezza di un viaggio in sella ad una moto, con il vento che soffia tra i capelli, ma da un viaggio interiore di un ragazzo autistico. Dove a prendere forma su di un foglio bianco sono proprio i pensieri e le emozioni del moro trevigiano, facendo vibrare le corde della nostra anima e sorridere il nostro cuore.  Alla tenera età di otto anni, una psicologa capisce che Andrea sa leggere. Da quell’appiglio prodigioso è partito un dialogo costante, che dura da quasi vent’anni, alla tastiera di un computer. E se all’inizio la sua scrittura era guidata da un adulto, ora Andrea scrive senza nessun aiuto, in totale autonomia.

Informareonline-Aran-minAndrea oggi raggiunge questo importante traguardo con la pubblicazione de “La valigia di Aran”, dove il papà Fulvio ha curato e ha cercato di tirare fuori i paragrafi più significanti della vita di suo figlio. Mantenendo la struttura narrativa a domande e risposta, come gli infiniti documenti word nel suo computer scritti da Andrea da bambino fino a oggi, diventato uomo. Un viaggio dell’anima che affronta i mutamenti, i cambiamenti, le relazioni sociali, i viaggi in piena autonomia, le sue paure, le sue gioie. Ma soprattutto la storia di un disabile “fortunato” perché ha una famiglia che lo sostiene, una famiglia con risorse. È il punto sul quale papà Fulvio insiste sempre: “Se avessimo, collettivamente, più risorse e più anima, ogni disabilità peserebbe un po’ meno”.

La testimonianza di Andrea è frutto di un appassionato lavoro di cernita, spalanca una finestra su un territorio vergine: la consapevolezza di sé e del mondo di un ragazzo autistico. Un mondo pieno di amore e coraggio non molto diverso dal nostro.

 a cura di Grazia Sposito

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