Dopo i problemi con Astrazeneca e J&J, la Ue s’affida ai vaccini mRna: 50 milioni di dosi aggiuntive subito, 1,8 miliardi nel prossimo biennio. E l’azienda alza i prezzi
“Voglio ringraziare Biontech-Pfizer: si è dimostrata un partner affidabile. Ha rispettato gli impegni e risponde ai nostri bisogni. Questo va a immediato beneficio dei cittadini Ue”. Ursula von der Leyen parla con più di un respiro di sollievo. Dopo gli ‘stop and go’ su Astrazeneca che ora interessano anche Johnson&Johnson sospeso negli Usa e di conseguenza in Ue (verdetto dell’Ema la prossima settimana), mentre ancora tarda ad arrivare una spiegazione dall’azienda anglo-svedese sui tagli alle forniture di vaccini, ora Bruxelles sembra aver individuato la strada per il futuro della lotta alla pandemia. Un solo nome: Biontech-Pfizer, la prima azienda ad aver annunciato a fine 2020 di aver trovato il vaccino contro il covid. La casa americana, gemellata con i tedeschi, si è impegnata ad anticipare la consegna di “50 milioni di fiale a partire da aprile”, annuncia la presidente della Commissione Europea, di cui 6,75 milioni arriveranno in Italia. Non solo. Von der Leyen ufficializza quanto anticipato da Huffpost venerdì scorso: la Commissione europea ha avviato le trattative con Pfizer per la fornitura di 1,8 miliardi di dosi dal 2021 al 2023. Anche se a un prezzo più alto: da 12 euro a 19,5 euro a fiala.
Andiamo con ordine. L’arrivo di 50 milioni di dosi Pfizer in più già da aprile (avrebbero dovuto essere consegnate nel quarto trimestre 2021) potrebbe compensare i 55 milioni che Johnson&Johnson si era impegnato a fornire per il secondo trimestre, la cui distribuzione potrebbe risentire del blocco deciso negli Usa e adottato anche in Europa, per via dell’indagine in corso su 6 reazioni avverse. Oppure, se il verdetto finale su J&J sarà positivo, le nuove fiale di Pfizer potrebbero essere aggiuntive. Ad ogni modo, “nel secondo trimestre Pfizer consegnerà 250 milioni di dosi – dice la presidente della Commissione – Verranno distribuite pro-quota in rapporto alla popolazione a tutti gli Stati membri”. All’Italia ne dovrebbero spettare 6,75 milioni. La cosa certa è che per l’Ue si tratta di una buona notizia, vista l’affidabilità dell’azienda nelle consegne (anche J&J ha rallentato le forniture). Ma c’è di più.
Con l’annuncio di un terzo contratto con la casa tedesco-americana – “mi auguro si concluda rapidamente”, auspica von der Leyen – l’Ue ha praticamente deciso di affidarsi quasi totalmente a Pfizer. La nuova partita di 1,8 miliardi di fiale (900 milioni + altri 900 milioni opzionali) porta il totale delle forniture di questo vaccino a ‘Rna messaggero’ a 2,4 miliardi (600 milioni sono stati acquistati con i primi due contratti firmati dalla Commissione Ue, sempre a nome degli Stati membri), cui vanno sommati gli altri 2 miliardi di dosi che Bruxelles ha impegnato con Moderna (460 milioni), Curevac (405 milioni), Astrazeneca (400 milioni), Johnson&Johnson (400 milioni), Sanofi (300 milioni).
Insomma, da qui al 2023, l’Ue potrebbe avere un ‘portfolio’ di 4,4 miliardi di fiale anti-covid. Ma anche a voler considerare solo i 2,4 miliardi di Pfizer, la più affidabile nelle consegne e con la maggiore capacità produttiva anche rispetto alla concorrente Moderna che pure produce un vaccino a ‘Rna messaggero’ (Curevac non è ancora in distribuzione in Ue), si tratta di un quantitativo ben superiore alla popolazione europea, che conta circa 750 milioni di abitanti. Il punto è che la strategia europea mette nel conto più vaccinazioni per abitante nei prossimi anni, per via delle varianti del virus.
Per combattere la pandemia di Covid-19, probabilmente ad un certo punto all’Ue serviranno “richiami” per rafforzare la protezione dei vaccinati, spiega von der Leyen. E, se si svilupperanno “varianti resistenti” ai vaccini, “dovremo sviluppare vaccini adattati alle nuove varianti, presto e in quantità sufficienti. Tenendo questo a mente, dobbiamo focalizzarci sulle tecnologie che hanno dimostrato il loro valore: i vaccini a ‘Rna messaggero’ sono un caso chiaro”.
Dunque, Pfizer regna quasi incontrastata nella guerra al covid. Tanto che per questo nuovo terzo contratto con l’Ue, l’azienda americana e tedesca ha alzato il prezzo. Bruxelles pagherà 19,5 euro a dose, invece che 12 euro come nel precedente impegno di spesa. Malgrado i costi delle fiale siano ‘clausola top secret’ dei contratti sottoscritti con Big Pharma, l’aumento è stato spifferato ai media dal premier bulgaro Boyko Borissov. ‘Pfizer regina’ e anche la più costosa tra le aziende produttrici di vaccini. Secondo quanto trapelato a inizio anno, l’Ue spende circa 14,7 euro a dose per Moderna, 10 euro per Curevac, 7,56 euro per Sanofi/Gsk, 8,5 dollari a dose per Johnson & Johnson, Oxford/AstraZeneca è il più economico con 1,78 euro a fiala.
Il primato di Pfizer tra le aziende fornitrici dell’Ue dovrebbe anche limitare i giochi di quei paesi che finora hanno puntato su vaccini più economici, tipo Astrazeneca, ritrovandosi poi particolarmente in difficoltà quando l’azienda anglo-svedese ha tagliato le forniture (da 120 milioni pattuiti a soli 30 milioni di fiale nel primo trimestre 2021). È il caso dell’Austria che, all’ultimo Consiglio Europeo di fine marzo, ha contestato il meccanismo di ripartizione delle dosi in Ue, benché Bruxelles non ne avesse alcuna responsabilità. Ma ora il cancelliere di Vienna Sebastian Kurz sembra soddisfatto. “L’Austria riceve circa 1 milione di dosi aggiuntive di vaccino dall’Ue – twitta – Le dosi di vaccinazione aggiuntive annunciate da Biontech / Pfizer consentono di accelerare ulteriormente il programma di vaccinazione e di vaccinare altre 500.000 persone nel secondo trimestre”.
Come dire: il primo Pfizer non si scorda mai. Nel frattempo, gli altri vaccini sembrano evaporare. Astrazeneca, per dire, è avvolta nella nube della cattiva sorte da quando ha tagliato le forniture, finendo sotto accusa per l’esportazione in Gran Bretagna delle dosi destinate all’Ue. E ora, per fare una battuta, sembra che al solo nominarla, ci si senta male. È successo alla direttrice dell’Agenzia del farmaco danese, Tanja Erichsen, svenuta in diretta tv mentre annunciava lo stop definitivo al vaccino di Oxford in Danimarca. Sta meglio, l’hanno portata al pronto soccorso per accertamenti.