Fernanda Wittgens

La storia ed il coraggio di Fernanda Wittgens

Ludovica Palumbo 04/02/2023
Updated 2023/02/04 at 8:40 AM
5 Minuti per la lettura

Martedì 31 gennaio è andato in onda su Rai1 Fernanda, film diretto da Maurizio Zaccaro, in cui Matilde Gioli interpreta magistralmente la figura di Fernanda Wittgens.

Da tempo, ormai, le storie di donne coraggiose ispirano film e serie tv. Donne che hanno abbattuto stereotipi e lottato per i propri ideali, soprattutto in epoche che vedevano le donne come tutto fuorché forti ed emancipate. E la storia di questa donna è proprio un esempio di tutto ciò. A pochi giorni dal Giorno della Memoria, la Rai ha mandato in onda la vita di una donna che ha lottato a testa alta contro il regime fascista.

Ma bando agli spoiler e vediamo, nello specifico, chi fu Fernanda.

Fernanda Wittgens, tra cuore ed ambizione

Fernanda nasce nel 1903 a Milano, da papà di origine svizzera che fin da piccolissima instilla in Fernanda la passione per l’arte e per i musei. A discapito così di tutti i pregiudizi e le convenzioni sociali dell’epoca, Fernanda decide di studiare, si laurea in Lettere con una tesi in storia dell’arte sotto la guida del noto storico dell’arte Paolo D’Ancona (figura ricorrente della sua vita).

Intenta a vivere della sua passione per l’arte, riesce ad essere assunta come operaia avventizia nella Pinacoteca di Brera sotto la direzione di Ettore Modigliani che, accorgendosi ben presto della sua determinazione e talento, la promuove ad ispettrice. Ben presto però tutto cambia: il fascismo mette le sue salde radici in Italia sancendo l’inizio dell’epoca più buia conosciuta dalla nostra Nazione.

Modigliani, dopo il rifiuto all’adesione al partito, viene allontato dalla Pinacoteca ed affida il suo ruolo e la salvaguardia del museo alla giovane Fernanda. Nel 1940, Fernanda Wittgens vince il concorso e si aggiudica la carica di direttrice della Pinacoteca di Brera. È la prima donna in Italia ad essere direttrice di un importante museo.

Lotta con il sangue e con i denti per proteggere il patrimonio artistico della sua città dai bombardamenti e dai saccheggi fascisti. Ma non solo: non salverà solo opere d’arte, ma anche la vita di numerosi ebrei dal regime fascista. Sfrutterà la sua posizione di prestigio per aiutare i perseguitati a fuggire (tra cui anche il suo vecchio professore, Paolo D’Ancona). Ben presto però, il tradimento di un ebreo collaborazionista, la smaschererà e condannerà alla prigionia. Una volta uscita, dedicherà la sua intera esistenza alla ricostruzione della Pinacoteca ed alla salvaguardia di prestigiose opere d’arte asserendo che «l’arte è una delle più alte forme di difesa dell’umano».

L’importanza della storia di Fernanda

Se c’è un effetto positivo di questa generale tendenza che consiste nel riproporre in chiave cinematografica storie biografiche, è proprio questo: far conoscere storie vere di persone spesso dimenticate.

La storia di Fernanda non è solo estremamente simbolica perchè vero e proprio esempio di femminismo e di lotta contro gli stereotipi. Fernanda non “si limita” a fare la storia diventando la prima direttrice donna della pinacoteca di Brera. Fernanda sceglie di lottare, avrebbe potuto adagiarsi sulla sua posizione di prestigio che le avrebbe permesso di vivere tranquillamente sotto il regime fascista. Eppure, sceglie di non farlo. Sceglie di non voltare le spalle a chi rischiava la vita e veniva condannato sulla base di pregiudizi razziali mettendo a rischio la propria di vita proprio per salvarli.

Grazie, infatti, al suo contributo nel salvataggio della vita di molti ebrei perseguitati dal regime nazifascista, nel 2014 è diventata “Giusta fra le nazioni”. Ricordiamo infatti che «questo termine è stato utilizzato, dopo la seconda guerra mondiale, per indicare proprio i non-ebrei che hanno agito in modo eroico a rischio della propria vita e senza interesse personale per salvare anche un solo ebreo dal genocidio nazista della Shoah».

Insomma, grazie per averci fatto conoscere la storia di Fernanda ed il suo coraggio.

«La mia vera natura è quella di una donna a cui il destino ha dato compiti da uomo, ma che li ha sempre assolti senza tradire l’affettività femminile.»

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