Ha fatto molto discutere la notizia degli ultimi giorni sull’intervento di Zelensky all’Ariston di Sanremo. Molte le perplessità di personalità politiche e di spicco del nostro paese, che hanno accesso un forte dibattito.
La presenza di Zelensky a Sanremo non venga politicizzata
Una delle principali motivazioni della contrarietà all’intervento del presidente ucraino al Festival è stata la possibile politicizzazione che potrebbe assumere il Festival. Lo ha chiesto Matteo Salvini a gran voce, insieme a Giuseppe Conte ed altri esponenti politici. Anche personalità intellettuali come Di Battista, Freccero ed Halevi hanno espresso varie perplessità. Le preoccupazioni sarebbero rivolte al timore di rendere un contesto leggero come quello di Sanremo un luogo di politica e propaganda.
Il passato politico di Sanremo
Le polemiche dell’opinione pubblica trovano però un magro riscontro nella storia. Il Festival, infatti, nacque sotto il governo della Democrazia Cristiana, e ne incarna e trasmette valori e principi. Dal 1951 in poi il Festival ha spesso ospitato cariche politiche: Gorbaciov, Vitaliano della Sala e Vittorio Agnoletto in occasione degli attacchi statunitensi in Iraq; Emanuele Filiberto di Savoia col suo inno all’amore italiano. Mentre sono innumerevoli gli artisti che si sono presentati con testi palesemente o velatamente politici nella Città dei Fiori.
Nell’edizione di quest’anno, uno dei concorrenti, Rosa Chemical, è stato fulcro di discussione in parlamento poiché, a detta di alcuni esponenti di Fratelli d’Italia, rappresentante televisivo della propaganda del gender fluid. La politica non è stata mai lontana dall’Ariston.
Save the date: 11 Febbraio
Discussioni e polemiche hanno sicuramente acceso la curiosità di tutti. Intanto, save the date: l’11 Febbraio sarà proiettato il contributo video di 2 minuti del presidente ucraino. Nella speranza che, ora che si avvicina l’inizio del Festival, si ricominci a parlare un po’ più di musica.