La madre di Leonardo da Vinci era schiava: rinvenuto l’atto di liberazione

Updated 2023/03/15 at 11:05 AM
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È stato ritrovato nell’Archivio di Stato di Firenze l’atto di liberazione dalla schiavitù di Caterina, madre di Leonardo, firmato dal notaio Piero da Vinci. Secondo il documento, la madre del da Vinci non era di origine italiana e quindi Leonardo sarebbe italiano solo a metà. Gli studi sulla mamma del genio del Rinascimento sono stati resi noti dal professore Carlo Vecce, filologo e storico del Rinascimento, docente all’Università di Napoli “l’Orientale”, che nel corso di decennali ricerche si è dedicato soprattutto alla figura e all’opera di Leonardo.

Le nobili origini della madre di Leonardo da Vinci

Presentando il suo libro, “Il sorriso di Caterina”, il professore ha spiegato che da qualche anno si vagliava l’ipotesi che Caterina potesse essere una schiava. “Un po’ per caso, qualche anno fa, sono venuti fuori questi documenti, ho iniziato a studiarli per dimostrare che questa Caterina schiava non fosse la madre di Leonardo, ma alla fine tutte le evidenze andavano in direzione contraria, soprattutto questo documento di liberazione. Il notaio che libera Caterina è la stessa persona che l’ha amata quando ancora era una schiava e dalla quale ha avuto questo bambino”, ovvero Leonardo. 

Secondo il documento, infatti, la madre di Leonardo Da Vinci era una principessa dei Circassi, figlia del principe Yakob, che governò uno dei regni sugli altopiani delle montagne settentrionali del Caucaso. La donna fu probabilmente rapita dai tartari e successivamente fu fatta schiava e rivenduta ai veneziani. Grazie a diversi documenti dell’Archivio di Stato di Firenze è possibile comprendere meglio la storia di Caterina.

Il viaggio di Caterina

Secondo la ricostruzione di Carlo Vecce, il rocambolesco viaggio della futura madre di Leonardo dalle montagne del Caucaso iniziò in catene: da schiava, fu condotta fino ad Azov, l’antica Tana, alla foce del fiume Don, da cui poi fu trasportata, attraverso il Mar Nero, intorno al 1439 a Costantinopoli; qui passò in mano a mercanti veneziani, che la trasferirono nella laguna di Venezia l’anno dopo.

Nel 1442 Caterina sarebbe arrivata a Firenze grazie al marito della sua padrona Ginevra, un vecchio avventuriero fiorentino, Donato di Filippo di Salvestro Nati, già emigrato a Venezia, dove aveva al suo servizio schiave provenienti dal Levante, dal Mar Nero e dalla Tana. Prima di morire, nel 1466, Donato lasciò i suoi soldi al piccolo convento di San Bartolomeo a Monteoliveto, fuori Porta San Frediano, per la realizzazione della cappella di famiglia e della propria sepoltura. Il notaio di fiducia fu sempre Piero da Vinci. “E Leonardo eseguì la sua prima opera proprio per quella chiesa: l’Annunciazione. Non fu un caso probabilmente”, ha ipotizzato Vecce. 

La tomba di Caterina è a Milano?

Nel corso della conferenza stampa Carlo Vecce ha regalato un altro colpo di scena, spiegando che la storia di Caterina è ancora incompleta. A Milano, dietro Sant’Ambrogio, nei lavori per la nuova sede dell’Università Cattolica, sta ricomparendo la cappella dell’Immacolata Concezione, quella dove Leonardo abbozzò la sua “Vergine delle rocce”: sono tornati alla luce il muro al quale era addossato l’altare, il pavimento nel quale s’apriva la cripta, i frammenti del cielo stellato dipinto sulla volta dagli Zavattari. “Una scoperta straordinaria”, l’ha definita Vecce. Nella cripta, confusi tra loro, anche resti umani di antiche sepolture. “Forse anche di Caterina, morta a Milano tra le braccia di suo figlio nel 1494, e sepolta in quello stesso luogo”, azzarda Carlo Vecce. 

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