Politicamente corretto

La dittatura del politicamente corretto è una grande stroncata

Andrea Passero 19/03/2023
Updated 2023/03/18 at 8:18 PM
5 Minuti per la lettura

Il moralismo sta mortificando la libertà d’espressione, il bigottismo censura ogni forma d’arte ed il dialogo è diventato impossibile; stiamo diventando vittime di un perbenismo linguistico e sociale che omologa e condanna le nostre opinioni? Ma analizziamo il tema del politicamente corretto partendo dalle origini.

Cos’è il politicamente corretto?

È un calco della locuzione anglo-americana della parola “politically-correct”; nasce e si consolida, nella definizione in vigore al giorno d’oggi, durante l’arco del ‘900, quando le prime consuetudini linguistiche, ritenute offensive nei confronti delle minoranze, vennero sradicate.

Adesso, se a questa definizione assolutamente intoccabile, si fosse lasciato adito senza eccedere in esagerazioni, scaturendo in un’analisi errata, come purtroppo negli ultimi anni è prassi che accada, la piaga che sta lentamente causando una regressione dell’evoluzione del pensiero sociale non avrebbe avuto agio di sviluppo.

Qualcosa sta già lucrando sul concetto

La strumentalizzazione economica dei social media e del cinema; l’industria del “click”. La rappresentazione di minoranze all’interno di film e serie contemporanee è puramente legata ad una questione di buon mercato, qui non c’è un politicamente corretto; nessuno sta facendo prodotti con determinate scelte cinematografiche perché qualcuno potrebbe sentirsi sminuito.

I produttori cercano di coinvolgere una maggiore fetta di potenziale pubblico, in modo tale da avere più possibilità di guadagno; purtroppo, il bersaglio è spesso quello di una minoranza oggettificata sull’onda del credo di una dittatura del politicamente corretto, creata dal pubblico stesso, approfittando di un periodo sociale in cui questa spaccatura è evidente.

La problematica reale è autoindotta

Il “politically-correct” per il concetto in sé, è imprescindibile, ma per come viene interpretato e attuato è una delle più grandi sciagure del nostro tempo. Troppo spesso si strizza l’occhio all’ipocrisia, forzando un concetto nobile a presentarsi come saturo di intransigenza.

Censurare determinate espressioni aprioristicamente (ovviamente escludendo epiteti palesemente ingiuriosi, volti all’offesa) non aiuta a risolvere i problemi, bensì si traduce in una mera fobia di giudizio, rischiando di ghettizzare il mittente, ma ancor più l’enunciato stesso, obiettivo iniziale di protezione invece.

Si dovrebbero calibrare le parole in base all’interlocutore ed al contesto, il problema però, è proprio la morte dello stesso, poiché appunto, quest’ultimo si basa sulla stigmatizzazione di parole o di gesti ritenuti offensivi a prescindere.

Asterisco e Schwa, proselitismo?

Ultimamente sta prendendo sempre più piede la tendenza ad apportare delle modifiche drastiche alla lingua italiana perché troppo improntata su un presunto maschilismo, sostituendo le parole incriminate con determinati simboli con l’intento di creare un genere “neutro”; inutile dire, che non si tratta di politicamente corretto, ma di un ennesima estremizzazione dell’argomento che è sempre più presente nell’ultimo periodo.

Dagli albori, per convenzione, il maschile è sempre stato usato per ragioni puramente patriarcali; non esiste il neutro in italiano.

Adottare una “cancel-culture” non è la soluzione.

Questa tendenza, fortemente catastrofica e delirante della nostra epoca, viene usata per indicare una forma moderna di ostracismo nella quale qualcuno diviene oggetto di proteste e di conseguenza estromesso da cerchie sociali o professionali.

Spesso viene effettuata un’errata ma comprovata affinità con il politicamente corretto; Le persone mostrano difficoltà a convivere con l’idea che qualcuno che gode di stima abbia idee differenti dalle proprie, finendo col ripudiarle, o addirittura, in caso di figure importanti, tramare al boicottaggio.

Vivere in una società democratica è poter dialogare civilmente anche con persone che sono al polo opposto di un punto di vista fortemente condivisibile, in completa libertà, anche se esso dovesse risultare fortemente scomodo e non socialmente accettabile.

Non si deve confondere lo studio o la conoscenza di qualcosa, con il celebrarlo come modello da seguire.

L’obiettivo è il benessere nella convivenza sociale

Un traguardo che appare complesso con questi presupposti, in cui tutti si sentono giudici di agnelli timorosi, pronti a sentenziare, incapaci di dialogare.

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