Ogni anno l’associazione ambientalista Legambiente stila una classifica delle città italiane più colpite dall’inquinamento atmosferico. Si chiama Mal’Aria e il suo sottotitolo quest’anno è “Cambio di passo cercasi”. Già queste premesse non sono rosee, ma se si analizza nello specifico la classifica di Legambiente ne esce uno scenario davvero preoccupante.
Progressi? Sì, ma arrivano troppo lentamente
Il documento parla chiaro: ci sono progressi ma arrivano in tempi troppo lenti rispetto alle necessità. In sostanza, vengono raccolti dati ufficiali delle centraline di monitoraggio installate dalle autorità competenti nei diversi comuni. L’obiettivo è monitorare i limiti di polveri sottili (a cui ci si riferisce con PM10 e PM2.5) nell’aria e assicurarsi che non vengano superati oltre i 35 giorni all’anno, tetto massimo stabilito per legge. Raggiungendo questo obiettivo, si dovrebbe giungere ad un risanamento dell’ambiente e dell’aria, ma le nuove ricerche dell’OMS e la revisione della direttiva europea hanno reso ancora più stringenti queste misure. Il che significa che il rispetto della normativa finora vigente non sarà più sufficiente per raggiungere i traguardi.
La classifica di Legambiente: dove si concentra lo smog?
Dei comuni di cui si sono analizzati i dati, 29 città hanno superati i suddetti limiti. In particolare per il parametro PM10, gravi sforamenti sono stati registrati a Torino (Grassi) con 98 sforamenti, seguita da Milano (Senato) con 84, Asti (Baussano) 79, Modena (Giardini) 75, Padova (Arcella) e Venezia (Tagliamento) con 70. Il dato positivo che se ne è ricavato sarebbe invece che, considerando le medie annuali, non si è mai sforato il tetto massimo. Per quanto riguarda il PM2.5 invece, su 85 città monitorate 71 hanno registrato valori superiori a quelli previsti al 2030 dalla prossima direttiva. Monza, Milano, Cremona, Padova e Vicenza, Alessandria, Bergamo, Piacenza e Torino, Como non supererebbero l’analisi adottando i nuovi criteri.
Un dato valido a livello nazionale è che il tasso medio di riduzione delle concentrazioni a livello nazionale è infatti solo del 2% per il PM10 e il 3% per l’NO2. Con questa velocità, molte città, soprattutto nel Nord Italia, impiegherebbero decine di anni per adeguarsi ai citati standard. Ma insieme alle criticità, Legambiente stila anche una lista delle possibili proposte: sharing mobility, investimenti negli abbonamenti di trasporto urbano, implementazione delle ZTL ne costituiscono un buon esempio.