«La censura più grande è l’autocensura»
Mauro Biani racconta le difficoltà di comunicazione oggi in Italia
Vignettista, illustratore e blogger italiano, partendo da un blog personale creato nel 2004, ha poi lavorato con diversi giornali da Liberazione, al Manifesto fino ad oggi con La Repubblica e l’Espresso. Tra le sue più celebri collaborazioni internazionali ricordiamo quella con il quotidiano francese Le Monde e con la rivista settimanale tedesca Ler Spiegel. Mauro Biani racconta, attraverso le sue vignette satiriche, le tematiche riguardanti i diritti umani, la legalità e la politica.
Com’è nata questa passione? Cosa cerchi nelle tue vignette?
«Io sono un educatore professionale per persone con disabilità in un centro e la passione per le vignette è nata un po’ per hobby. Inizialmente ero molto più improntato sulla scultura, per poi passare alle vignette perché le trovavo come qualcosa per poter esprimere la mia opinione in maniera diretta e sintetica. Ho iniziato con l’aprire un blog nel 2003/2004 e mettevo lì le mie vignette, come un armadio. L’inizio della pubblicazione su un cartaceo è nato grazie ad un giornalista di Liberazione che ha visto i miei lavori online e mi ha chiesto se volessi collaborare.
Le tematiche che affronto riguardano principalmente l’attualità, andando anche a ricercare ed approfondire. Ad esempio, ho iniziato a parlare della questione migranti quando ancora non era neanche politicamente affrontata e se ne parlava poco. Ritengo che sia un argomento interessante: lo spostamento dei popoli, il perché delle persone si spostano. L’idea che grazie alla migrazione delle persone sono cresciuti i popoli ed ognuno lo fa per un motivo diverso: c’è chi lo fa per necessità, per guerra.
Mi è sempre piaciuto parlarne e continuo ancora oggi. Man mano ho cercato di affinare sempre di più il mio modo di comunicare, proprio per riuscire a farlo al meglio, e portando comunque avanti una mia linea di pensiero».
Accenni ad una tua grande passione per la scultura ed alla tua scelta delle vignette. In che modo ti è stato utile questo passaggio ai fini comunicativi?
«Perché arrivando ad un numero maggiore di persone, anche grazie all’uso di internet in generale, riuscivo a capire se il mio messaggio passava. La satira ha un linguaggio comunicativo particolare, che molto spesso può essere frainteso. Il cartaceo o l’opera in sé riesce in primis ad arrivare più difficilmente alle persone, ma anche un eventuale confronto con le persone è raro, a meno che non ti inviino lettere o mail. Invece grazie ai social e al blog, i commenti mi hanno aiutato a capire se il mio pensiero arrivava e in cosa dovevo perfezionarmi. Non mi importa se il commento sia negativo o positivo, l’importante è che il messaggio arrivi».
Ti sei esposto e ti esponi su numerose tematiche e lo fai sui maggiori giornali nazionali per i quali collabori. Il contenuto delle tue vignette è mai stato ostacolo per il tuo lavoro?
«È stato il contrario in realtà: io credo che la mia fortuna sia stata un determinato modo di vedere la vita, addizionata alla comunicazione che ho scelto. Io credo di essere libero e di essere stato “privilegiato” perché ho incontrato anche Direttori da quando ero in Liberazione al Manifesto fino ad ora in Repubblica che, anche non condividendo sempre gli stessi punti di vista, capiscono che il giornale viene arricchito con idee e spunti di pensiero diversi.
La censura in Italia esiste, ma forse il problema più grande è l’autocensura ovvero: se io inizio a pensare cosa il mio capo vuole che io dica, allora è finita. Specialmente in questo mestiere: se nascono questi pensieri così vuol dire che non ti esprimi più».
Vignette principalmente politiche: quale ritieni che sia la carenza più grave in Italia su cui focalizzarsi?
«In questo momento una cosa di cui si parla troppo poco sono le disuguaglianze. Questo è un problema non solo di sopravvivenza, ma di democrazia. Quando le disuguaglianze sono profonde come baratri, i diritti civili e sociali sono ristretti e c’è un pericolo per la democrazia perché poi ci vuole l’intervento “dell’uomo forte”. Ho letto l’ultimo rapporto di Oxam dove si dice che le 10 persone più ricche del mondo, nella pandemia hanno raddoppiato i profitti: a me sembra che una piccola riflessione si debba fare. Per non parlare dei diritti e delle morti sul lavoro: la possibilità di avere un lavoro dignitoso, con diritti ed una paga riconosciuta.
In Italia c’è stato uno smantellamento progressivo dei diritti sul lavoro: non ci sono più contratti a tempo indeterminato ed è sempre difficile trovare un lavoro vero che ti faccia stare tranquillo. Per poi continuare con altri diritti come l’aborto, il divorzio, il riconoscimento dei diritti LGBTQ+ e delle minoranze, il razzismo e tutto quello che comporta. Alla fine, sono le disuguaglianze che portano ad una revisione delle priorità da parte delle autorità. Poi te la prendi con l’immigrato perché dici che ti porta via il lavoro; in realtà, il lavoro non te lo porta via l’immigrato, ma anni di attuazione lenta e inesorabile della precarizzazione».
Un consiglio ad un giovane vignettista?
«Di non avere paura di dire le cose. La cosa importante è non sentirsi mai arrivato, ma essere sempre curioso. Anche se lui pensa di aver trovato la sua direzione artistica, non deve fermarsi a compiacersi, ma continuare a cercare per migliorare e per far passare al meglio il messaggio».
TRATTO DA MAGAZINE INFORMARE
N°226 – FEBBRAIO 2022