Descartes, oltre ad essere il cognome autentico di Renato Cartesio, traduzione della forma latinizzata Renatus Cartesius, è la cittadina dove il filosofo, inventore del pensiero moderno, nacque nel 1596, e che in suo onore, nel secolo scorso, cambiò il nome originario di La Haye en Touraine.
Pur essendo uno dei più grandi pensatori della storia, un filosofo, Cartesio cercò di fuggire come la peste i testi di filosofia, soprattutto quello dei grandi filosofi, ed evitò accuratamente i testi della Scolastica, quelli scritti dai grandi filosofi cristiani del medioevo, autori del calibro di Severino Boezio, Anselmo d’Aosta, Pietro Abelardo, Alberto Magno, Tommaso d’Aquino.
E pensare che era allievo del rinomato collegio dei gesuiti di La Flèche dal quale esce dopo otto anni di studi, dal 1607 al 1615, per dedicarsi poi allo studio del diritto civile e canonico.
La “rivoluzione” di Cartesio
Cartesio, nel XVII secolo, opera una vera e propria rivoluzione, la stessa che operò Socrate nel VI secolo a.C. spostando l’attenzione dei pensatori dalla filosofia della natura alla filosofia sull’uomo. Egli sposta il centro di attenzione da Dio all’uomo, pur non rinnegando affatto la dimensione teologica. Il suo pensiero è dominato dalla centralità della ragione umana: penso perché sono e sono perché penso. È solo la ragione umana a dare senso a tutto quanto ci circonda.
Cartesio è un rottamatore del pensiero medievale che pone l’uomo unicamente al servizio di Dio. Dio per Cartesio rimane importante, ma l’uomo diventava capace di pensarlo. E lo eleva quasi “ontologicamente”, di dignità: «Homo capax Dei» affermava Tommaso d’Aquino qualche secolo prima. L’uomo è capace di Dio, è capace di conoscerlo, ma solo per via mistica. È Dio che si rivela, che consente all’uomo la sua conoscenza. Cartesio cambia radicalmente il punto di vista: l’uomo è capace di Dio, certo, ma di pensarlo con la sua propria ragione, che è ciò che rende tale l’essere umano.
Cartesio e la ricerca del “metodo”
Dopo aver studiato tanti anni le discipline umanistiche, Cartesio rimane deluso dell’insegnamento e del metodo: «Sono stato allevato nello studio delle lettere, mi si faceva credere che con esse si poteva conseguire una conoscenza chiara e sicura di tutto ciò che è utile nella vita. Ma non appena ebbi concluso questo intero corso di studi, cambiai completamente opinione: mi trovavo infatti in un tale groviglio di dubbi e di errori da avere l’impressione di non aver ricavato alcun profitto, se non scoprire sempre più la mia ignoranza».
Lui, da pensatore critico, è alla ricerca della verità, quella verità che non alberga solo entro i confini del divino. Ma per cercarla è necessario un metodo che offra la possibilità all’uomo di distinguere il vero dal falso, non solo per un obiettivo teorico, ma anche per metterlo in pratica nella vita. Egli dà avvio ad un procedimento di critica totale della conoscenza, il “dubbio metodico”, che mira a mettere in dubbio ogni affermazione, ritenendola all’inizio falsa, e provando a scoprire i principi certi su cui basare tutta la conoscenza.
Tutte le scienze contengono una parte di verità

Cartesio, pur riconoscendo grande valore alle discipline scientifiche, che si vanno sempre più affermando, comprende che il vero non è appannaggio solo delle scienze esatte.
Egli si esprime così: «Volendo seriamente ricercare la verità delle cose, non si deve scegliere una scienza particolare, infatti esse sono tutte connesse tra loro e dipendenti l’una dall’altra. Si deve piuttosto pensare soltanto ad aumentare il lume naturale della ragione, non per risolvere questa o quella difficoltà di scuola, ma perché in ogni circostanza della vita l’intelletto indichi alla volontà ciò che si debba scegliere». Le scienze matematiche, in apparenza certe, non possono essere escluse dal “dubbio metodico” perchè non si ha una conoscenza precisa e sicura della nostra origine e del mondo che ci circonda.
La geometria analitica
Nel pensiero di Cartesio la matematica ricopre un ruolo fondamentale. Essa non costituisce soltanto uno strumento di calcolo ma un rigoroso metodo di indagine. Nel celeberrimo Discorso egli afferma che tra le varie scienze la più importante è la geometria poiché in essa avviene quella fusione tra algebra e geometria che tempo dopo sarebbe divenuta nota come geometria analitica. Fino ad allora l’algebra e la geometria erano due rami separati della matematica.
Una delle innovazioni più note è l’uso di due rette intersecanti come sistema di riferimento, che altro non sono che il piano cartesiano. Cartesio fu uno dei primi matematici ad utilizzare sistematicamente i simboli “+” e “-“ per indicare l’addizione e la sottrazione, l’odierno simbolo della radice quadrata e le ultime lettere dell’alfabeto per indicare le variabili.