L’Italbasket – così è chiamata la Nazionale di pallacanestro italiana – è tornata a giocare a Napoli dopo ben 51 anni. Nella cornice del Palabarbuto, 8000 occhi hanno assistito alla gara valevole la qualificazione europea contro la Russia, indossando le magliette azzurre “Napoli Got Game”.
Next Generation sembra il titolo di un anime giapponese, invece è la storia di un gruppo agli albori che ha vinto e convinto.
Sotto la guida di Meo Sacchetti, i “rimaneggiati” azzurri hanno espresso un gioco semplice, pulito e ordinato. Una pallacanestro efficace, senza sbavature, fatta di generosi extrapass, alte percentuali, schiacciate roboanti. Gli esperti del gruppo hanno dalle 9 alle 22 presenze con la maglia azzurra. Il più navigato è Amedeo Tessitori, unico superstite dell’ultimo Mondiale in Cina.
Ma ciò che sconvolge è la fiducia e la sicurezza che i giovanissimi esordienti – Spissu, Ruzzier, Akele, Tambone, Bortolani e Spagnolo (classe 2003 in forza al Real Madrid) – hanno mostrato nei molti minuti concessogli da coach Sacchetti. Sono loro il futuro della pallacanestro italiana: quelle facce pulite sono una ventata di aria fresca per l’intero movimento.
Non è mancato il tributo a Kobe Bryant, in campo e fuori. Il giorno prima il gruppo di Italbasket ha omaggiato il campione scomparso a gennaio radunandosi nel playground di parco Montedonzelli, recuperato dall’associazione americana Venice Basketball League in collaborazione con l’artista napoletano Jorit.
Insomma una due giorni di festa per il ritorno della Nazionale a Napoli. Ora la speranza è che questa non sia una tantum, ma il seme per altre occasioni; perché i bambini e i giovani del Sud devono avere la chance di vederla giocare e lasciarsi ispirare. Cara ltalbasket, vieni più spesso a Napoli, abbiamo bisogno di te! E poi portiamo bene…
di Francesco Cimmino