Una notte magica a Belgrado, davanti a migliaia di tifosi serbi, i ragazzi dell’Italbasket conquistano un memorabile pass alle Olimpiadi di Tokyo. Ma soprattutto lo fanno con una prestazione annichilente, dove i talenti serbi non hanno potuto fare nulla al cospetto del bel gioco prodotto dal gruppo di coach Meo Sacchetti.
DUEMILAQUATTRO. Indimenticabile la finale di Atene 2004, quella in cui ci dovemmo arrenderci solo alla “generacion dorada” della spettacolare Argentina; quella in cui fissammo nella mente per sempre le immagini – sui piccoli schermi a tubo catodico che avevamo a disposizione – di una squadra incredibile, capace di battere in amichevole la corazzata USA di James, Iverson, Duncan e Anthony. Da quelle emozioni in poi, tante aspettative, con i nostri italiani che iniziavano a sbarcare in NBA, Bargnani, Belinelli, Gallinari e Datome; ma purtroppo, lasciandoci con l’amaro in bocca, senza raccogliere nulla di importante.
E così, dopo il mondiale 2019, dove non riusciamo a recuperare nemmeno il pass per le successive Olimpiadi, inizia una fase di ricostruzione, con tantissimi giovani. Ma inizia anche una nuova fase per l’intero movimento italiano, dove sempre più giocatori vengono chiamati a ricoprire ruoli di altissima responsabilità nei migliori club europei, migliorando notevolmente il proprio gioco. E proprio loro saranno la chiave del nostro successo nel torneo preolimpico di Belgrado.
DICIASSETTE. 17 anni dopo i giochi di Atene, ritorniamo tra i grandi nella competizione che più emoziona gli appassionati di basket. Con una gara a senso unico, dal primo possesso. Lo starting five, con Nico Mannion – classe 2001 – e i compagni Niccolò Melli, Achille Polonara, Simone Fontecchio e Stefano Tonut, strapazza immediatamente l’ensamble serba. Primo quarto in tasca e poi, con un fitto turnover, abbiamo avuto la strada tutta in discesa; fino a raggiungere un meritatissimo +24 nel terzo quarto.

Nonostante la prova di efficienza spaventosa, sia in attacco che in difesa, e la sensazione che non si potesse perdere, conoscendo il talento degli avversari, si avvertiva sempre la paura della sconfitta ed ogni canestro o palla recuperata nell’ultimo quarto risultava una ventata d’aria fresca. Soprattutto quando i serbi hanno provato ad impostare la gara sul nervosismo, arma boomerang perché la calma olimpica profusa dal coach italiano ai suoi ragazzi si è rivelata essere la miglior caratteristica di questo gruppo.
MILLECINQUECENTO. Si, era la partita 1500 della storia dell’Italbasket, e non si poteva festeggiare in miglior modo. Ed è per questo che facciamo i complimenti ad ogni singolo componente della squadra e dello staff. Quindi bravi, Nico, Nik, Achille, Simone, Stefano, Michele, Alessandro, Riccardo, Marco, Awudu, Amedeo, Giampaolo, e i coach Meo, Lele e Piero. Siamo una grande famiglia, quella dell’Italbasket, e ora non svegliateci, perché vogliamo continuare a sognare!
di Francesco Cimmino