“Istruzione” e “merito”: battersi per essere il migliore?

Simone Cerciello 11/11/2022
Updated 2022/11/11 at 12:38 PM
4 Minuti per la lettura

Il Governo firmato Meloni si è ormai stabilito da diverse settimane, ma alcune tematiche e introduzioni continuano a far storcere il naso. In molti avranno notato che alcuni ministeri hanno subito una modifica nella propria denominazione, e tra questi non può non esser citato il “nuovo” ministero dell’Istruzione e del Merito. All’interno di un settore che rappresenta la vera e propria fucina per i giovani, come l’istruzione, si va ad introdurre il concetto di meritocrazia, in un Paese che, come la storia ci insegna, talvolta il merito lo sa riconoscere solo postumo. Ma la domanda sorge spontanea: meglio essere tutti “persone migliori” o battersi per essere “il migliore”?

Se sono povero merito meno?

La domanda potrebbe sembrare clamorosamente retorica, eppure non è così. Secondo quanto espresso dagli ultimi dati provenienti dalle prove invalsi 2022, gli studenti che non hanno sufficienze si attestano attorno al 12%, per quanto riguarda coloro che provengono da famiglie con status disagiato, a fronte del solo 5,6% tra i ragazzi le cui famiglie godono di uno status benestante. La forbice dunque sembrerebbe piuttosto netta, e non per colpa degli studenti (o non sempre almeno).

Vien da sé pensare che condizioni economiche poco vantaggiose comportino diverse complicazioni nel procurarsi tutto il materiale didattico necessario per completare al meglio il proprio percorso di studi. Se consideriamo che gli studenti di oggi frequentano una sorta di “scuola 2.0″, tra DAD e altre modalità che richiedono strumentazioni tecnologiche, la forbice rischia di allargarsi ulteriormente e senza via di ritorno. Meno mezzi, meno possibilità, meno merito?

La domanda che ci siamo posti poco prima, inizia a mostrare i primi scricchiolii, e forse non era proprio banale come ci si aspettava in partenza.

Se merito meno, la società dovrebbe escludermi?

Sempre secondo gli ultimi dati raccolti, le insufficienze più importanti si sarebbero riscontrate in italiano, matematica e inglese, colonne portanti nella preparazione di uno studente, senza le quali, non “merita” di esser incluso nella società moderna?

Merito e Istruzione sono un binomio potenzialmente disastroso. Viviamo nell’epoca della globalizzazione, dell’inclusione e di nuovi orizzonti all’insegna dell’uguaglianza; il rischio di incorrere in una clamorosa retromarcia è più concreta che mai se il concetto di “meritocrazia” andrà incontro a fraintendimenti o, ancor peggio, a strumentalizzazioni.

Valorizzare i talenti, i meriti e le abilità di ogni individuo, sono i princìpi sani e sacrosanti per una società chiamata costantemente a migliorarsi e perfezionarsi; ma tale necessità non deve assolutamente andare ad innescare un meccanismo di “esclusione automatica” per tutti coloro che hanno avuto la sfortuna di incappare in un percorso più tortuoso.

Saper superare le difficoltà è un merito, non mollare mai è un merito, essere buoni cittadini è un merito e, perché no, anche avere l’abilità di riuscire ancora a sognare… è un merito.

Vogliamo una società che si migliori mutualmente e in modo sano, di “guerre per il merito” non ne sentiamo la necessità, soprattutto in un periodo storico in cui le guerre sono già abbastanza.

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