Ho conosciuto Pasqualino Esposito qualche anno fa, appena arrivato nella redazione di Magazine Informare. Tommaso Morlando mi affidò l’incarico di seguire questa persona per raccontare la sua storia. Mi disse che avrei dovuto ascoltare la mia sensibilità per riuscire a cogliere appieno la straordinaria forza e l’immenso coraggio di questa persona. All’epoca mi sentivo molto giù.
Non ringrazierò mai abbastanza Tommaso per l’intuizione che ebbe. Impelagato nella tristezza del quotidiano avevo smarrito il coraggio di amare fino in fondo la vita. Fino alla storia commissionatami da Tommaso, fin quando non ho incontrato Pasqualino Esposito.
Pasqualino Esposito convive da sempre con una malattia molto rara, l’osteogenesi imperfetta. Questa malattia devastante comprende un gruppo eterogeneo di malattie genetiche caratterizzate da un aumento della fragilità scheletrica, una diminuzione della massa ossea e una suscettibilità alle fratture di gravità variabile.
Ma Pasqualino è un lottatore. Una persona che nella vita non ha mai pensato di arrendersi né alla malattia né alla depressione che ne potrebbe derivare. Lui vive, nel senso che lui ama la vita così come gli è stata donata e trae dalle esperienze che gli si presentano gioie forti per l’animo. Pasqualino mi ha chiamato qualche settimana fa, entusiasta, chiedendomi di raccontare le emozioni che ha vissuto in uno dei suoi viaggi.
Pasqualino, come stai?
«Quest’anno per me è stato molto difficile. In effetti agli inizi dell’estate ho cominciato ad avere problemi respiratori e in più il fortissimo caldo ha peggiorato la mia difficoltà nel respirare. A luglio ho avuto una forte bronchite e sono stato per più di un mese molto male. Poi, per riprendermi anche moralmente, ho deciso di ritornare a dedicarmi ad una delle passioni della mia vita: il cinema. A settembre si è tenuta la 79esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia. È stata per me un’esperienza bellissima. Non è la prima volta che vado, ma, non so per quale motivo, ogni anno mi sembra sempre più bella! Quest’anno non immaginerai mai chi ho conosciuto! Il primo personaggio è troppo forte, davvero il pubblico era in delirio al suo passaggio sul red carpet. Ho incontrato niente meno che Brad Pitt!
Ma non è l’unico, perché ho avuto la fortuna di conoscere anche due grandissime attrici internazionali: Ana de Armas, la protagonista del film Blond, il film di Andrew Dominik uscito quest’anno e ispirato alla vita di Marilyn Monroe. Vanessa Kirby, Laura Dern e Julianne Moore, attrice straordinaria che io ammiro tantissimo e che da diversi anni era mio desiderio incontrare.
Ringrazio, per questo, Francesca Boglietti e Ivan Bacchilega, amici e persone di una generosità fuori dal comune. È grazie a loro che ho realizzato il mio grande desiderio di incontrare gli artisti che ammiro da sempre.
Ritornando ai ricordi del festival, devo confessare che purtroppo non è andato tutto come speravo. Passeggiare sul red carpet era una gioia indescrivibile per me, e avrei voluto che durasse di più. Invece, questa gioia si è esaurita prematuramente perché d’improvviso sono ricominciati i miei problemi respiratori. Sono stato male e sono andato via da Venezia. Dopo tante ore di viaggio e dopo tante difficoltà nello spostarmi capisci quanto sia stato rammaricante dover andare via per questo motivo.
Ho trascorso i giorni successivi in uno stato di forte dolore fisico. Dopo 12 giorni, sono finito al pronto soccorso perché non riuscivo completamente a respirare. Non parlo dell’agonia, ma vorrei lanciare una denuncia perché gli ospedali in Italia e soprattutto quelli del meridione funzionano malissimo: una marea di persone ad attendere e pochi medici ad operare. L’attesa è stata lunga e mi è sembrata infinita. Dopo due ore circa di attesa e dopo aver svolto tutti gli esami necessari, mi si avvicina la dottoressa allarmata e mi dice che bisogna operare immediatamente perché il mio polmone è collassato. In sostanza mi è stato diagnosticato uno pneumotorace. Si forma dell’aria nello spazio pleurico che può provocare un collasso parziale o completo del polmone. Ho avuto un grande spavento, ma medici mi hanno detto che dopo l’intervento sarei riuscito a respirare meglio e nonostante la consapevolezza di dover affrontare l’ennesima e dolorosa operazione della mia vita, ho deciso di farmi coraggio e ho chiesto di intervenire subito. Ora sto molto meglio e vorrei che passasse questo messaggio: non bisogna perdersi d’animo!
Se c’è qualcosa che ho imparato dalla mia disabilità è guardare il lato positivo delle situazioni. Nonostante il malessere, il dolore di esser dovuto andare via prematuramente e le tante difficoltà incontrate durante il viaggio, da Venezia ho portato con me a casa tante cose belle: incontri imprevedibili, esperienze importanti e la felicità di aver conosciuto persone dall’animo nobile. Parlo nello specifico di una ragazza bellissima e straordinaria. Si chiama Felicità, e infatti quando la vedo lei mi trasmette felicità. Mi piacerebbe corteggiarla, tuttavia guardo la mia disabilità e mi manca il coraggio di farlo, ma lei è una persona di grande cuore e mi ha affascinato proprio per questo».