Miguel Gobbo Diaz

INTERVISTA. Miguel Gobbo Diaz tra tv, cinema e teatro

Giovanni Iodice 02/04/2023
Updated 2023/04/01 at 11:48 PM
7 Minuti per la lettura

Miguel Gobbo Diaz è un attore, nato a Santo Domingo, ma arrivato in Italia a soli tre anni. Cresciuto in provincia di Vicenza, da giovanissimo si trasferisce a Roma per intraprendere la carriera di attore. Nella Capitale studia al Centro Sperimentale di Cinematografia. Muove i primi passi in ambito attoriale all’interno di puntate della serie “Il Commissario Rex”. Raggiunge la popolarità a seguito della partecipazione alla serie tv “Nero a metà”, dove recita con Claudio Amendola.

Indice
Leggendo la tua biografia, si percepisce che sei un attore perfettamente neutralizzato italiano. Il tuo paese di nascita è Santo Domingo; ti trasferisci, molto piccolo, al nord Italia. Quali sono i ricordi che hai di quel periodo e, ad oggi, qual è il bilancio, in primis a livello personale e poi a livello lavorativo, che ti senti di tracciare?Ti trasferisci a Roma, la “patria” del cinema. Il tuo primo lavoro è la partecipazione a “Il Commissario Rex”. Ci racconti da dove nasce la tua passione per l’arte in generale ed il mondo della recitazione in particolare?Il successo arriva con “Nero a metà”, dove reciti con Claudio Amendola. Come è cambiata la tua popolarità dopo la partecipazione a questa serie televisiva?Guardando al passato, quanto ed in cosa ti senti cambiato artisticamente parlando? Nello specifico, c’è qualche caratteristica che è emersa, lavorandoci maggiormente, rispetto ad altre?Sei stato impegnato anche in Teatro in “Fuori gioco”. Il teatro è la prova per un attore. Sceglieresti il cinema oppure il teatro? Qual è la dimensione che più si adatta, secondo te, alla tua personalità artistica?Gli anni passati sono stati segnati dall’emergenza sanitaria per Covid-19. Quanto ha influito su di te, a livello personale ed artistico, questa situazione?Con la pandemia, l’arte si è spostata sui social. Che rapporto hai con i social? In particolare, sei pro o contro alla promozione delle caratteristiche di un giovane artista sui social?Quali sono i tuoi prossimi progetti artistici?

Alle spalle, ha anche diversi lavori cinematografici, tra cui “Leoni” per la regia di Pietro Parolin e “La grande rabbia”, per la regia di Claudio Fragasso. Attore non soltanto di cinema e di serie televisive, Miguel è attivo anche in teatro. In passato, infatti, ha lavorato all’interno degli spettacoli “Fuori gioco”. Nel corso dell’intervista, il giovane attore ci ha raccontato degli esordi nel mondo del cinema, della televisione, della sua passione per l’arte della recitazione, del successo raggiunto con “Nero a metà”, dei prossimi progetti.

Leggendo la tua biografia, si percepisce che sei un attore perfettamente neutralizzato italiano. Il tuo paese di nascita è Santo Domingo; ti trasferisci, molto piccolo, al nord Italia. Quali sono i ricordi che hai di quel periodo e, ad oggi, qual è il bilancio, in primis a livello personale e poi a livello lavorativo, che ti senti di tracciare?

«Essendo nato lì, mi porto dentro il calore di una cultura che va a mixarsi con quella italiana. Sono arrivato qui quando avevo tre anni; pian piano, crescendo, mi sono reso conto che il mio colere di pelle aveva un’altra origine. Sono cresciuto con due culture, quella italiana e quella dominicana».

Ti trasferisci a Roma, la “patria” del cinema. Il tuo primo lavoro è la partecipazione a “Il Commissario Rex”. Ci racconti da dove nasce la tua passione per l’arte in generale ed il mondo della recitazione in particolare?

«La passione nasce dalla scuola. Ero un po’ pigro, non volevo fare i compiti, c’era il teatro. In prima superiore mi sono avvicinato per caso al teatro. Questo mi ha portato a studiare fino alla quinta e poi a fare spettacoli, a pensare e a credere che poteva essere il mio mestiere. Successivamente mi sono trasferito a Roma, ho studiato al Centro Sperimentale, ho fatto tutto quello che potevo. Ciò lo spiego anche all’interno di un mio spettacolo, dal titolo “L’inizio di un sogno”, che sto portando, attualmente, in giro per il Veneto e che, penso, prossimamente, lo porterò anche in giro per l’Italia».

Il successo arriva con “Nero a metà”, dove reciti con Claudio Amendola. Come è cambiata la tua popolarità dopo la partecipazione a questa serie televisiva?

«L’ho sempre vissuta con massima tranquillità, umiltà. È bello quando la gente ti ferma, ti saluta, ti fa i complimenti per il lavoro che fai. La vivo sempre con sorpresa; allo stesso tempo, mi piace stupirmi».

Guardando al passato, quanto ed in cosa ti senti cambiato artisticamente parlando? Nello specifico, c’è qualche caratteristica che è emersa, lavorandoci maggiormente, rispetto ad altre?

«La pazienza, il continuare a lavorare, a crederci, a seguire i sogni hanno sempre rappresentato il mio motto. In questo momento continuo, ma con più consapevolezza, maturità. Crescendo capisci tante cose; continui per la tua strada, cresci anche con le persone che incontri durante il tuo cammino».

Sei stato impegnato anche in Teatro in “Fuori gioco”. Il teatro è la prova per un attore. Sceglieresti il cinema oppure il teatro? Qual è la dimensione che più si adatta, secondo te, alla tua personalità artistica?

«Il teatro ha il suo lato, la sua passione, il pubblico; il cinema è la serenità, lo vedi dietro uno schermo. Alla fine, devi sempre mettere lo stesso impegno nelle diverse situazioni».

Gli anni passati sono stati segnati dall’emergenza sanitaria per Covid-19. Quanto ha influito su di te, a livello personale ed artistico, questa situazione?

«Ho capito che non bisogna abbattersi, ma credere nelle proprie convinzioni, cercare comunque di non farsi travolgere dalle cose negative, trarne benefici per crescere, per migliorare come persone. Sono stati anni di grande insegnamento, dobbiamo prendere atto. I ragazzi devono uscire, divertirsi, fare esperienza. Lo dico sempre nel mio spettacolo, che porta ad aiutare, ad accendere fuoco e determinazione per seguire le proprie passioni. Sono stati sì anni difficili, ma bisogna continuare a fare quello che si ama».

Con la pandemia, l’arte si è spostata sui social. Che rapporto hai con i social? In particolare, sei pro o contro alla promozione delle caratteristiche di un giovane artista sui social?

«Io sono pro. Quando ho iniziato io non c’erano i social. Ora puoi sponsorizzarti in qualsiasi modo. Si devono sì utilizzare ma non abusandone. Bisogna pensare che c’è una realtà, un pubblico reale, non bisogna stare sempre dietro ad un telefono. La vita reale è altro, non bisogna appoggiarsi ai messaggi, altrimenti si perde il bello».

Quali sono i tuoi prossimi progetti artistici?

«Adesso mi sto focalizzando molto sul cinema; sono in preparazione per un film che girerò a breve e per altri progetti che non vedo l’ora di sapere. Interpreterò un professionista nel golf, mi sto allenando da ottobre come professionista. Sto facendo un grande lavoro, sono contento». 

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