Aprile ci ha regalato nuove parole e nuove note dalla band napoletana Mexico86, dal 2019 in una sorta di silenzio urlante. Il nuovo brano “Del tempo che ho perso“ è una chiara rivendicazione al tempo che ognuno ha vissuto in chiave singolare durante gli ultimi anni, con lo scoppio della pandemia da Covid-19.
La nascita, come la crescita e l’evoluzione, sono processi naturali che richiedono una (o più) forza generatrice. Dove risiede il cuore del vostro progetto?
“Locali vuoti chiudono per non riaprire più”: nel brano si fa riferimento alla crisi attraversata dalle attività commerciali durante il periodo più buio dato dalla pandemia, con la chiusura per il lockdown, le restrizioni. Oggi sembra un ricordo, ma tali avvenimenti hanno acceso in voi delle necessità emozionali fino alla creazione del nuovo brano. Cosa volete dirci?In merito all’uscita del nuovo disco: come vi sentite a riguardo? Quali le difficoltà e quali le gioie dirette nel percorso e nelle prospettive? La ripresa di eventi culturali è in corso, i Mexico86 hanno programmi artistici prossimi?
Ogni band, come ogni persona, ha la sua storia, il suo sottosuolo multicolore che nutre e sostiene. Per i Mexico86 ci ha raccontato qualcosa Vincenzo Toscano, frontman della band, docente di liceo di Storia dell’arte e appassionato musicista.
Chi sono i Mexico86?
«Ci siamo formati come band nel 2014/2015, a Cicciano (Na), ma già ci conoscevamo da un pezzo: almeno io e Pietro (chitarra) siamo fratelli, siamo cresciuti con Peppe (synth), ascoltando i Beatles, i The Smiths, gli Oasis, i Nirvana e guardando le partite di Maradona, ma anche quelle del Napoli targato Corbelli-Naldi, insomma quello dei periodi peggiori… Luigi (batteria) fa parte della family da un annetto circa».
La nascita, come la crescita e l’evoluzione, sono processi naturali che richiedono una (o più) forza generatrice. Dove risiede il cuore del vostro progetto?
«Se fossimo stati di Napoli o di Bologna o di Torino, magari non avremmo avuto la necessità di scrivere le canzoni in questo modo. Ma la provincia cosa ci ha regalato? Cosa offre la provincia? Un bel niente, questo ci ha offerto! Nulla di positivo o di gratificante, se non grandi spunti di riflessione da cantare nei nostri brani. Paradossalmente la provincia è attualmente la nostra riserva di energia positiva per trasformare in musica le nostre emozioni».
“Locali vuoti chiudono per non riaprire più”: nel brano si fa riferimento alla crisi attraversata dalle attività commerciali durante il periodo più buio dato dalla pandemia, con la chiusura per il lockdown, le restrizioni. Oggi sembra un ricordo, ma tali avvenimenti hanno acceso in voi delle necessità emozionali fino alla creazione del nuovo brano. Cosa volete dirci?
«“Del tempo che ho perso” è una diapositiva degli ultimi due anni trascorsi, gestiti senza alcun criterio da parte delle istituzioni: AAA cercasi musicisti e tutti gli addetti ai lavori. Quante persone all’improvviso si sono ritrovate per strada, e quanti locali “storici” non hanno più rialzato la serranda? Il restare chiusi in casa e fissare le pareti sempre uguali, come i giorni, identici tra loro, ci ha dato una marcia in più per ripartire con il piglio giusto, perché la musica continuerà sempre, anche tra le pareti bianche di un appartamento».
In merito all’uscita del nuovo disco: come vi sentite a riguardo? Quali le difficoltà e quali le gioie dirette nel percorso e nelle prospettive? La ripresa di eventi culturali è in corso, i Mexico86 hanno programmi artistici prossimi?
«In queste settimane siamo spesso in studio a registrare, perché negli ultimi due anni abbiamo prodotto davvero tanto materiale e non vediamo l’ora di realizzare il nostro nuovo disco. Alcuni brani li abbiamo registrati in studi importanti tra Milano, Monza e Sorrento, grazie a quel genio di Peppe De Angelis (Afterhours, Verdena, Bluvertigo), altri ancora come “Del tempo che ho perso” li abbiamo partoriti in casa, senza nemmeno pensarci troppo. La speranza è di vederci presto, in un tour, con il nuovo disco, magari riabbracciandoci come una volta, girando per l’Italia senza ostacoli, senza mai più voltarci indietro a ricordare questi strani, stranissimi giorni».