Per quanto ci duole dirlo, amministrare la città metropolitana di Napoli, talvolta, può esser un compito assai arduo. Alcune criticità sono ormai “storiche”, altre invece, si presentano sotto una veste più anonima. Sul tema abbiamo avuto modo di confrontarci con Catello Maresca, magistrato in aspettativa e attuale consigliere comunale per il comune di Napoli.
Se nell’immaginario collettivo si provasse ad associare il termine “Strade” con “Napoli”, il risultato stereotipato di questo accostamento sarebbe quasi sempre “Buche”. Che tale problema ci sia è innegabile, ma quello che in molti non sanno è che il comune di Napoli è letteralmente privo di un’assicurazione in caso di incidenti e, come accade in ogni parte del mondo, “l’occasione fa l’uomo ladro”. Maresca ci ha così spiegato la situazione: «È stato adottato all’unanimità un progetto per affrontare il problema dei sinistri stradali, che pesa in maniera significativa sul bilancio del comune e talvolta sono legati a pratiche non propriamente limpide. Stavamo analizzando la necessità d’intervenire con un sistema di controllo per limitare le truffe, ma ci siamo scontrati con una penuria del personale dell’ufficio legale».
In un comune che da anni vede pendere debiti di diversi svariati miliardi, non avere una tutela in casi di incidenti può rappresentare un ulteriore aggravio, in quanto per ogni singolo “evento accidentale” esso è chiamato a risarcire di tasca propria le vittime (previa verifica del caso). Proprio lo scorso Natale vi è stato un consiglio comunale per riconoscere la legittimità di circa 40-50 milioni di debiti per cause all’amministrazione.
PNRR a Napoli, tante difficoltà
Continuando a parlare di milioni, non possiamo non affrontare l’argomento PNRR, proprio con Catello Maresca che attualmente ricopre il ruolo di Presidente della commissione di monitoraggio sul PNRR; un progetto a carattere nazionale ma che a Napoli (così come in altri comuni) sta avendo alcune difficoltà nell’attuazione: «Ovviamente il mio settore elettivo è quello inerente la giustizia e proviamo a prevenire il rischio di infiltrazione mafiosa negli appalti pubblici; rischio ancora altissimo e che purtroppo molto spesso non viene percepito come tale. Abbiamo il pericolo enorme che si possano riprodurre modelli criminali come quelli post terremoto dell’Irpinia o dell’emergenza rifiuti. Abbiamo già perso dei fondi, per esempio sull’acqua pubblica, parliamo di 50 milioni di euro, peraltro su un settore strategico come la rete di distribuzione dell’acqua e la rete fognaria, che a Napoli è in grande difficoltà. Credo che la rinegoziazione con l’Europa sia indispensabile per i tempi e il rincaro prezzi, altrimenti rischiamo di far poco e male».
Napoli si potrebbe immaginare divisa in diverse zone, alcune da sempre considerate più vivaci, altre meno. L’accezione positiva o negativa di tale concetto sta poi al lettore o ai fatti di cronaca, non dimenticando mai che fare di tutta un’erba un fascio è da sempre cosa sbagliatissima in ambo i sensi. La chiosa finale del nostro confronto con il magistrato, che ha sconfitto i casalesi, non poteva dunque che essere il tema della legalità.
Legalità e antimafia: dov’è il cambiamento?
Secondo quanto raccontato, qualcosa starebbe cambiando, ma non nella direzione sperata dal popolo napoletano. Continua infatti a persistere l’ormai annosa questione degli abusi edilizi, così come non vi è stato ancora un vero e proprio piano di eradicazione del sistema malavitoso da una città che meriterebbe molto di più: «Tutta la gestione del patrimonio immobiliare ha un indice di difficoltà assoluto, dalle occupazioni abusive all’infiltrazione mafiosa nella gestione di quest’ultime, ormai non esistono più quartieri immuni. Io credo che non ci sia una seria strategia antimafia nel nostro Paese. Una seria strategia dovrebbe partire dall’analisi delle condizioni territoriali, del perché in determinati quartieri si sviluppano pratiche ormai consolidate. Ma lo Stato sa davvero cosa accade? Per esempio, a Ponticelli, dove si è ripreso a sparare? O a Fuorigrotta, che era un quartiere di lavoratori e che oggi sta diventando un quartiere di camorra? Io personalmente sto ancora aspettando un governo che mi dica che vuole combattere la mafia e in che modo vuole farlo».
Ph. Tommaso Silvestro