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INTERVISTA. Il paese dei Gelsomini guarda al futuro e parla al femminile: la Console della Repubblica di Tunisia a Napoli ai microfoni di Informare

Fernanda Esposito 19/07/2022
Updated 2022/07/19 at 5:00 PM
7 Minuti per la lettura
Le relazioni bilaterali diplomatiche tra la Repubblica italiana e la Repubblica tunisina, sono sorte nel 1957.

Ma la Tunisia e l’Italia sono unite da sempre da consolidati legami di amicizia, cooperazione e solidarietà. Le cui radici affondano nella comune appartenenza all’area mediterranea, e nelle numerose opportunità di contatto e di scambio tra le rispettive comunità nazionali. Scopriamo come questo Paese emergente del Continente africano si muove verso il futuro e, soprattutto, alla luce delle grandi sfide globali; per farlo abbiamo intervistato Beya Ben Abdelbaki, Console delle Repubblica di Tunisia a Napoli.

Come vede il futuro dell’Europa e quale il ruolo della Tunisia? Quali elementi di novità e quali fattori di continuità rispetto agli ultimi anni?

«Attualmente l’Europa, già provata dalla pandemia, come tutto il resto del mondo, sta patendo le conseguenze di una guerra che, scoppiata tra popoli fratelli, sta procurando grandi sofferenze alle popolazioni direttamente coinvolte e gli effetti si stanno ripercuotendo su tutto il territorio europeo, sia dal punto di vista politico, che sociale. Dunque, grandi sfide dovrà affrontare l’Europa nel suo futuro e in questo potrà, certo, essere di grande aiuto la collaborazione di tutti i paesi, legati all’Europa da collaudate partnership, come la Tunisia. Così, sarà fruttuoso rinsaldare i rapporti già esistenti soprattutto nell’ambito del controllo e della gestione della sicurezza internazionale nelle acque del Mediterraneo. Al fine di combattere l’immigrazione clandestina, a nostro avviso ciò risulta l’unica soluzione. Nuovi ambiti in cui andrà attivata una proficua sinergia sarà il settore delle energie rinnovabili e non dovrà tralasciarsi di rinsaldare le attuali cooperazioni nel settore turistico».

In un momento storico di grande difficoltà per l’Europa, emerge la necessità di ritornare a considerare il Mediterraneo, ed in particolare la Tunisia, come ponte naturale per lo sbocco delle attività italiane nel continente africano. Quali prospettive d’investimento offre il suo Paese?

«Il nostro paese offre importanti opportunità nel settore agroalimentare, turistico ed immobiliare. Ogni centro urbano tunisino, dal più piccolo al più grande sta implementando e migliorando i servizi destinati ai cittadini residenti e non, riguardo l’istruzione, la sanità, i trasporti. In aumento è la presenza di strutture ricettive nelle località turistiche e si offrono soluzioni di breve, media e lunga permanenza, adatte per tutte le tasche. Inoltre, la possibilità di investire nel settore immobiliare per i privati europei, sia in forma individuale che tramite società, è resa conveniente dal cambio tra euro e dinaro».

Quali sono, dunque, i vantaggi che deriverebbero dall’investire in Tunisia?

«L’accesso ai mercati: capacità di esportare facilmente con due zone franche (al Nord a Bizerta e al Sud a Zarzis); competenze: disponibilità di una forza lavorativa qualificata; costi; fiscalità; incentivi per l’assunzione e la formazione del personale che sono finanziati dallo Stato; non da ultimo la vicinanza all’Italia.

La Tunisia si può considerare un paese sicuro?

«Assolutamente, sì. Oggi più che mai, la Tunisia ha investito nel campo della sicurezza formando agenti e offrendo materiale all’avanguardia, ciò favorisce la gestione e il controllo della sicurezza nazionale. Inoltre, tutto questo garantisce l’affidabilità degli investimenti in Tunisia da parte di operatori stranieri».

Quali sono le politiche adottate dal suo Paese per combattere la migrazione economica verso l’Italia?

«La soluzione da perseguire è sicuramente rappresentata da una regolamentazione dei flussi migratori, con cadenza annuale, per le varie categorie lavorative che il mercato italiano richiede. Il Consolato di Napoli, al riguardo, ha sollecitato le Regioni Campania e Puglia, ricadenti nella propria competenza, per collaborare alla redazione di progetti, strumentali alla individuazione delle quote di entrata dei lavoratori extracomunitari in Italia, ciò in sinergia con le altre istituzioni nazionali. L’implementazione di questi strumenti normativi va di pari passo con la gestione, controllo e garanzia della sicurezza nelle acque del Mediterraneo, operando in sinergia con le Autorità straniere, in particolare italiane, per neutralizzare alla radice e perseguire a livello internazionale le condotte illecite dei moderni “trafficanti di schiavi”. L’UE, dovrebbe finanziare dei progetti per far fronte all’immigrazione clandestina e per salvaguardare i diritti umani».

In che cosa differisce la comunità napoletana da quella degli altri paesi del mondo che Lei conosce?

«Il popolo napoletano ha sicuramente un forte spirito identitario, tant’è vero che in qualsiasi parte del mondo sia presente una comunità di napoletani, più o meno folta, questa mantiene ben salde e vive le proprie tradizioni. In più grazie, alla sua congenita e contagiosa vitalità, la cultura partenopea si è diffusa da Napoli in tutto il mondo, imponendo i propri stili di vita e il proprio gusto per il cibo ad ogni latitudine. Un esempio per tutti, la pizza napoletana, che è divenuta patrimonio Unesco, al pari del Colosseo, del Partenone. Dunque, è questo il “monumento” più rappresentativo di quella voglia di godere dei piaceri della vita, che è propria, da millenni, del popolo napoletano, che lo rende capace di resistere e superare ogni sventura e di accogliere chi non è napoletano con festosa ospitalità. In questi anni trascorsi a Napoli, ho sempre trovato sul mio cammino napoletani propositivi ed ospitali, sempre ottimisti e capaci di trovare sempre la soluzione giusta ad ogni problematica più o meno complessa. Così, la loro spiccata capacità di adeguarsi ai differenti contesti li rende una comunità molto vivace, positiva, fortemente identitaria, orgogliosa delle proprie peculiarità, generosa e aperta all’accoglienza. Questi caratteri, tutti insieme, è difficile rintracciarli in altre comunità».

Io Console della Repubblica di Tunisia in Napoli, sono tifosa del Napoli da sempre.

TRATTO DA MAGAZINE INFORMARE

N°231 – LUGLIO 2022

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