Il Dottor Francesco Matarazzo è un giovane chirurgo oculista napoletano, che dopo essersi laureato alla Federico II ha deciso di fare un training di alta formazione a Londra, chiamata fellowship. «Al “Moorfields Eye Hospital” si racchiude una competenza difficile da trovare in un solo polo – afferma Matarazzo. – L’oculistica oggi è molto complessa perché ha molte specificità». Ad oggi il Dott. Matarazzo lavora al Pineta Grande Hospital e si occupa della chirurgia del segmento anteriore, tra cui le patologie di cataratta e glaucoma. «Pineta Grande sulle patologie oculistiche è sicuramente un’eccellenza, sia per la professionalità dei medici che per l’organizzazione».
Tanti ragazzi vanno all’estero per formarsi per poi stabilizzarsi. Lei ha scelto di tornare in Italia, perché?
«Il percorso in Inghilterra l’ho sempre visto come una tappa. Ho sempre pensato che sarei tornato nel mio territorio per mettere in pratica ciò che ho imparato. Questo credo sia il motivo che mi ha fatto vivere quegli anni in maniera molto intensa: dovevo assimilare ogni nozione per diventare un chirurgo a 360°. Alla fine, lì ti senti un ingranaggio di una macchina perfetta che funziona anche senza di te, perché vieni subito sostituito. Qui invece, con responsabilità maggiori, le competenze di grande livello possono fare una vera e propria differenza».
La chirurgia oculistica è un settore molto attenzionato, soprattutto per gli anziani. Come la longevità può essere un fattore determinante per alcune patologie?
«Con l’aumento della vita media cambia l’incidenza delle patologie; questo poi aumenta il carico per il sistema sanitario nazionale e pone delle sfide pesantissime. Saper gestire questa mole di persone è cruciale. La cataratta, tipica della vecchiaia, è ad oggi l’intervento più eseguito in Italia e al mondo, ma anche il glaucoma è una patologia frequente. Quindi è cruciale dare alle persone la possibilità di rivolgersi a strutture in grado di fare una diagnosi veloce, e poter poi effettuare un trattamento adeguato».
Quali sono i limiti del Ssn nella cura del glaucoma?
«Le sfide del nostro Sistema Sanitario Nazionale sono le stesse che stanno affrontando altri paesi occidentali. Molto spesso, gli ospedali faticano a gestire il volume elevato di pazienti affetti da glaucoma. A Londra hanno implementato degli hub virtuali in cui i pazienti vengono scansionati da tecnici e poi le immagini vengono successivamente riviste e rivalutate da medici. Nuovi modelli organizzativi sono necessari, perché quelli di 10/20 anni fa non sono più adeguati. L’oculista deve ricevere il supporto di ortottisti, infermieri e personale sanitario per poter fare fronte ad una richiesta sempre più crescente di cure».
In alcuni ospedali parliamo di un anno di attesa per un intervento di cataratta. Si potrebbe fare di più o questi tempi sono normali?
«Per un intervento di cataratta sono dei tempi enormi che purtroppo hanno un impatto importantissimo sulle persone. Per aumentare l’offerta, oltre che rendere più efficiente quello che già si ha, bisognerebbe aumentare la propria capacità operativa e formare più chirurghi. La cataratta si svolge in regime ambulatoriale di day-hospital (senza ricovero). Quindi, avere degli hub dedicati per la chirurgia della cataratta potrebbe essere una soluzione».
Quali sono i tempi e i tassi di riuscita per la cataratta?
«L’intervento di cataratta è l’intervento chirurgico con più alto tasso di successo nella storia della medicina. Di solito, i rischi maggiori si possono avere con un’infezione, un distacco di retina o un sanguinamento all’interno dell’occhio, ma questi sono eventi molto rari che si attestano a circa 1 su 1000 pazienti operati. Più del 95% delle persone riesce a migliorare la propria vista e qualità di vita. La procedura di per sé dura in media non più di 15 minuti».