Emanuele Marigliano

INTERVISTA. Due bronzi ai Mondiali di nuoto Paralimpico per Emanuele Marigliano

Grazia Sposito 11/08/2023
Updated 2023/08/12 at 11:20 PM
5 Minuti per la lettura

Lo sport per Emanuele Marigliano “vuol dire mettersi in gioco, competere, ma anche integrazione e libertà”. Si avvicina al nuoto da bambino per scopi terapeutici, ma poi se ne innamora facendolo diventare la sua passione più grande. Quella passione che lo porta ad entrare nella Nazionale italiana, a partecipare alle Paralimpiadi Europei a Tokyo, fino ad arrivare all’ultimo mondiale di Manchester, gare che si sono svolte dal 31 luglio al 6 agosto scorsi. Per tutti gli azzurri è stato un mondiale straordinario. La squadra azzurra ha infatti chiuso in testa al medagliere della manifestazione con 26 ori e 52 medaglie totali. Nell’acqua clorata di Manchester, Marigliano ha fatto salire di nuovo Barra sul podio, conquistando ben due bronzi: quell’inquadratura ad ogni fine competizione che anche noi da casa ricordiamo benissimo.  Il dito al cielo, lo sguardo in alto e i gomiti appoggiati sui divisori di corsia, stanno ad indicare missione compiuta, quella promessa fatta a suo papà, scomparso sei mesi fa: quella di vincere una o più medaglie ai mondiali.

Vediamo cosa ci racconta Emanuele di questo mondiale, di certo le sue parole valgono più di cento corsi motivazionali. La sua teoria è semplice: “Bisogna essere campioni anche per superare periodi difficili di vita, io ho scaricato in acqua tutta la rabbia accumulata, e ora sono qui a dedicare queste due medaglie a mio padre”.

Emanuele, è già passato qualche giorno da quando sei tornato dai Mondiali di Manchester. Che esperienza è stata? E quali sono state le prime lacrime di gioia?

«È stata un’esperienza che ha portato con sé un mix di emozioni. Rappresentare una Nazionale così forte, come la nostra, mi riempie di orgoglio. Questo è il mio secondo mondiale e ottenere due medaglie mi ha fatto scoppiare il cuore d’orgoglio. In più ci siamo confermati campioni del mondo per la terza volta di fila e questo mi rende orgoglioso, non solo dei miei risultati ma di tutto il gruppo che ha fatto parte di questa spedizione vincente».

Quali sono le tue discipline principali e in quali categorie?

«Diciamo che durante l’anno mi diverto a provare tutte le gare, ma per gli eventi clou preparo al meglio la gara dei 50 rana sb2 e la gara dei 150 misti. Sono classe sportiva s3 per lo stile, il dorso e i misti e classe sb2 per la rana».

Come si fa a trasformare un sogno in un obiettivo?

«Trasformare i sogni in obiettivi? Dico sempre che sta a noi decidere se trasformare i sogni in obiettivi o far sì che restino solo sogni nel cassetto. I sogni diventano obiettivi con il lavoro, la dedizione ed il sacrificio, unendo questi due fattori e lavorando giorno dopo giorno si possono ottenere grandi risultati».

Momenti critici ce ne sono stati in questi ultimi mesi prima di prendere il volo per Manchester?

«Questa stagione per me è stata molto complessa. Purtroppo, ho subito un grave lutto familiare sei mesi fa, perdendo mio padre. E questo evento mi ha un po’ destabilizzato, ma poi ho deciso di portare a termine la stagione ed ho scaricato in acqua tutta la rabbia accumulata. Per fortuna, le persone intorno a me, famiglia, allenatori, gli amici mi hanno dato una grossa mano a non crollare, ma ammetto che non è stato facile. Del resto come si dice? Uomini forti destini forti uomini deboli destini deboli».

Chi conosce la tua storia, sa cosa vuole dire il tuo dito al cielo, ad ogni fine gara. Ti va di condividerlo anche con i lettori di Informare?

«Il mio dito al cielo? È, appunto, per mio padre, da sempre mio primo tifoso. Sono orgoglioso di aver avuto un padre come lui, che mi ha insegnato i veri valori della vita e ad oggi sono fiero di aver mantenuto la mia promessa, cioè quella di vincere una o più medaglie ai mondiali».

Quali sono i prossimi obiettivi?

«Adesso ricarico le pile perché poi ci sarà una stagione super impegnativa che spero si concluda nel migliore dei modi, cioè con i giochi di Parigi 2024».

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