IL “BONUS PSICOLOGO” FA IL PIENO DI GIOVANI
Le cause dei malesseri degli under 30 partono dalla pandemia,
ma mettono in luce altre realtà
“Mens sana in corpore sano” diceva Giovenale tempo fa, eppure l’uomo sembra essersi concentrato spesso prevalentemente solo sulla seconda parte della massima, sulla salute del corpo. Oggi però, qualcosa sta cambiando, finalmente si inizia a dare importanza alla salute mentale esattamente quanto (se non di più) quella fisica. Stiamo progressivamente abbattendo ogni tabù e ci stiamo liberando dalle catene di stigmi antichi e malsani per abbracciare il concetto tanto complesso quanto fondamentale della sanità delle nostre menti, della nostra salute psicologica attraverso l’aiuto di professionisti come psicologi e psicoterapeuti il cui ruolo nelle nostre vite si è rivelato essere estremamente importante.
Dal 1992 infatti, la giornata del 10 ottobre è stata ribattezzata come la giornata dedicata alla salute mentale, una giornata supportata dall’Organizzazione mondiale della sanità e riconosciuta a livello globale per sensibilizzare le persone riguardo alla salute mentale. Ed è stato soprattutto negli ultimissimi anni che abbiamo visto concretamente quanto questa giornata stia andando sempre più sotto i riflettori con un impatto mediatico sconvolgente.
Ma cosa vuol dire realmente “salute mentale” e perché questo concetto ha dovuto aspettare così tanto tempo per ricevere la giusta importanza? Chi meglio di una psicologa poteva aiutarci a trovare le risposte e così, ne abbiamo parlato con la dott.ssa Francesca Mondini.
Come già detto, la giornata mondiale della salute mentale è un giorno riconosciuto a livello internazionale per sensibilizzare le persone riguardo alla salute mentale. Perché crede sia importante dedicare una vera e propria giornata a questa tematica, qual è il suo scopo?
«L’obiettivo che si pone la giornata è quello di promuovere la consapevolezza della salute mentale attraverso campagne di sensibilizzazione promosse dagli ordini professionali e tramite le iniziative dei singoli professionisti, prima fra tutte, gli studi aperti. Il tema della giornata di quest’anno è Rendi la salute mentale e il benessere per tutti una priorità globale; tutto ciò che concerne la salute mentale è infatti, purtroppo, ancora avvolto in maniera significativa dallo stigma e dal pregiudizio che ostacolano in maniera impattante l’accesso alle cure.
La rilevanza di una simile ricorrenza è attualmente riscontrabile al crocevia fra la necessità di accesso alle cure, la disponibilità dei servizi del territorio e la paura dello stigma sociale. La commistione di questi elementi porta infatti, spesso, alla richiesta di aiuto in situazioni di urgenza; lo stesso evento può invece essere gestito diversamente se riconosciuto ed affrontato nei modi e nei tempi adeguati rendendo più agevole e fruttuoso il percorso per il paziente.
L’intervento mirato all’eliminazione del problema contingente ha come diretta conseguenza il drop out, una dinamica che getta le basi per la creazione di un loop costante di richiesta di accesso in emergenza e di successivo abbandono che portano ad un disagio ciclico nel paziente. Tale giornata si assume quindi l’onere di gettare luce sul valore del riconoscimento sociale del benessere mentale e sull’impatto che questo ha nelle vite dei singoli e di riflesso nelle comunità di appartenenza. Sensibilizzare consente, inoltre, di evitare la diffusione di false informazioni con le relative ripercussioni negative che queste comportano».
Cosa vuol dire concretamente iniziare un percorso di “cura” della propria salute mentale e quali sono i campanelli d’allarme per realizzare di avere bisogno di un supporto psicologico?
«Spesso si intraprende un percorso terapeutico solo quando ci si accorge che le precedenti modalità messe in atto per la risoluzione di talune problematiche non hanno portato ai progressi sperati; è sano ed opportuno, invece, avviare fin da subito un percorso terapeutico in quanto modalità per prendersi cura di sé, affrontando le proprie difficoltà. Un percorso terapeutico consente infatti di conoscere meglio sé stessi individuando ed ottimizzando le risorse personali e migliorando la propria qualità di vita.
Esistono diversi approcci terapeutici e questo fa si che le persone possano trovare la modalità di lavoro che più gli è congeniale. Per quanto concerne le situazioni che possono spingere alla richiesta di aiuto, è utile rivolgersi ad un professionista -regolarmente iscritto all’albo- quando un malessere generale, o un sintomo nel particolare, interferiscono con il normale svolgimento delle attività quotidiane. I campanelli d’allarme possono essere psicologici o anche fisici, fra i più comuni è possibile individuare: cambiamenti drastici del tono dell’umore, stanchezza mentale eccessiva con difficoltà nel recupero, alterazione del ciclo sonno-veglia, cambiamenti repentini di peso, attacchi di panico o difficoltà nel portare a termine attività anche semplici. È bene tener presente, infatti, che la salute psicologica ha ripercussioni importanti anche a livello fisico e spesso le difficoltà si manifestano proprio su questo piano».
Recenti dati hanno mostrato come la maggior parte di persone a richiedere un supporto psicologico abbia una soglia di età sotto i 30 anni… Crede che la pandemia da Covid-19 abbia contribuito all’incremento di questa percentuale?
«La pandemia ha avuto il merito, seppur con delle modalità del tutto infauste, di far luce sull’importanza del benessere psicologico evidenziando proprio le ripercussioni negative della sua assenza, scaraventando repentinamente molti in una situazione di disagio. Per capire bene il ruolo esercitato dalla pandemia è bene parlare di fattori di rischio e di protezione; i primi sono rappresentati da elementi associati ad un’elevata probabilità di insorgenza di una sintomatologia e ad una maggiore severità e durata degli esiti patologici e disadattavi, i secondi sono rappresentati invece da risorse o condizioni specifiche in grado di contrastare o ridurre l’impatto dei fattori di rischio.
È chiaro quindi che la pandemia, oltre all’aver profondamente cambiato le routine quotidiane con un impatto significativo sui vari aspetti della vita, ha portato ad un aumento dei fattori di rischio a discapito dei fattori protettivi. Per comprendere realmente l’effetto devastante del disequilibrio fra questi fattori si considerino ad esempio le vittime di violenza domestica confinate in casa con i propri carnefici.
L’attenzione si focalizza però sulla fascia di popolazione più giovane in quanto è proprio a questa che è stato richiesto lo sforzo maggiore proponendo regole sociali non conformi a quanto le fasi evolutive richiedevano: esplorazione, autonomia, strutturazione di relazioni significative, esplorazione di progetti futuri e lavorativi possono essere considerati come elementi fondamentali che però sono stati sospesi per garantire il contenimento della pandemia».
Purtroppo, però spesso questi ultimi si ritrovano soli, 8 persone su 10 che hanno sofferto di un disagio psicologico, non ha trovato supporto nel mondo del settore pubblico. Crede sia giusto che la salute mentale debba ancora essere un concetto “elitario”. Si sta muovendo qualcosa ad oggi, in Campania al riguardo?
«Il benessere psicologico non può e non deve essere considerato elitario e la pandemia con i suoi effetti devastanti lo ha ben evidenziato. A fronte però di tale necessità vi sono delle carenze oggettive che, chi necessita di un supporto psicologico, si trova a dover affrontare: nel settore pubblico le carenze riguardano in primis il numero esiguo del personale che non riesce chiaramente a fronteggiare una forte richiesta, il che ha come effetto l’incremento delle liste di attesa. Dinanzi a tale difficoltà il settore pubblico si trova impossibilitato a rispondere in maniera celere alla richiesta di aiuto laddove l’aspetto temporale è di fondamentale importanza. Vi è poi il settore privato all’interno del quale molti si inseriscono proponendo prezzi calmierati ma spesso, anche questo, non rende affrontabile la spesa per tutti.
Ecco allora che servizi pubblici e liberi professionisti si incontrano nel mezzo fornendo una serie di possibilità: in Campania citiamo il progetto Sostegno Psicologico Dell’infanzia E Dell’adolescenza A Favore Dei Soggetti Socialmente Svantaggiati che nasce dall’incontro fra Regione Campania e Ordine degli psicologi della Campania in collaborazione con i pediatri di libera scelta che persegue lo scopo di offrire percorsi di sostegno psicologico per minori al fine di consentire un inquadramento dei vissuti riconducibili alla pandemia.
Ricordiamo ancora l’istituzione dello Psicologo di base, di cui la Campania si fa pioniera, che prevede l’interazione del pubblico e del privato attraverso convenzioni tramite le quali gli psicologi potranno affiancare altri medici per intercettare e ridurre il disagio psicologico della popolazione. Infine, a livello nazionale, il bonus psicologo che, attraverso incentivi economici, rende maggiormente sostenibili le spese relative alle sedute di psicoterapia. Per maggiori informazioni si rimanda al sito dell’Ordine degli Psicologi della Campania.
In conclusione, la strada è indubbiamente ancora lunga, ma abbiamo iniziato a percorrerla!».