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INTERVISTA. Con l’indifferenza si diventa ultimi: scopriamo “L’Angelo degli Ultimi” di Caserta

Updated 2023/08/15 at 12:09 PM
5 Minuti per la lettura

In Italia secondo l’Istat sono presenti 96.197 senzatetto e persone senza fissa dimora, il 25% in Campania. Le persone senza fissa dimora sono coloro che registrano il proprio domicilio nel Comune dove vivono abitualmente, ma non hanno un luogo in cui rimangono sufficientemente a lungo da potervi registrare la residenza. Le persone senzatetto, invece, non hanno proprio un domicilio: spesso sono iscritte all’anagrafe attraverso un indirizzo fittizio che fa riferimento a un’associazione o che viene utilizzato dal comune proprio per questi casi. In sostanza, sono le persone che vivono per strada, quelli che almeno una volta abbiamo visto addormentati a terra, spesso ubriachi.

Nessuno di noi gli presta attenzione, eppure sono persone con una storia, quasi sempre difficile, fatta di traumi, delusioni, paure e insicurezze. Fortunatamente sul territorio nazionale e locale sono presenti numerose associazioni di volontariato che sono nate per aiutare i senzatetto, preparando pasti caldi, offrendo cure, aiuti o un posto per dormire nei mesi più freddi. Per saperne di più su queste associazioni, Magazine Informare ha intervistato Antonietta D’Albenzio, presidentessa dell’associazione di volontariato “L’Angelo degli Ultimi” di Caserta, che opera sul territorio casertano e napoletano.

Come nasce l’associazione “L’Angelo degli Ultimi”? 

 «L’associazione “L’Angelo degli Ultimi” nasce da avvenimenti e situazioni della mia vita privata che mi hanno costretta a lasciare tutto all’improvviso, ricominciando da zero: senza soldi e senza un tetto. L’unica persona che mi chiese come stavo fu un clochard che mi diede il suo giubbino per riscaldarmi e mi chiese se avessi fame o sete. Diventammo grandi amici e io, da quel giorno, ho fatto la scelta di vita di aiutare gli ultimi».

Qual è lo scopo di questa associazione?

«Come già descritto bene dal nome, “L’Angelo degli Ultimi”, ha come scopo sociale quello di dare aiuto concreto e quotidiano a tutti coloro che, per qualsiasi motivo, la nostra società emargina e rende praticamente invisibili agli occhi dei cittadini. Tutto questo a prescindere dal sesso, dalla religione, dal colore della pelle o dall’orientamento sessuale».

Cosa fa l’associazione attivamente per aiutare i senzatetto?

«Come associazione abbiamo avuto in gestione dal Comune di Caserta uno spazio, chiamato “Casa del Sorriso Don Giorgio Quici”, che ci consente di poter offrire vari servizi ai nostri assistiti. Su prenotazione diamo la possibilità di poter fare una doccia, di avere biancheria pulita e stirata e un sacchetto con la cena uguale a quella dei nostri ospiti».

Molti senzatetto di Caserta fanno capo a questa associazione rispetto ad altre, cos’ha di diverso “L’Angelo degli Ultimi”?

«Nel territorio del Comune di Caserta sono presenti varie associazioni che forniscono assistenza a coloro che sono in difficoltà ma forniscono quasi esclusivamente pasti pronti in giorni prefissati. L’Angelo degli Ultimi si occupa quotidianamente, 24 ore su 24 dei suoi assistiti; inoltre essendo un’associazione laica non statale, si basa esclusivamente sul volontariato e sulle donazioni dei propri sostenitori.

Fare la spesa per i pasti quotidiani, acquistare prodotti per l’igiene personale, detersivi per i capi d’abbigliamento, coperte, lenzuola, abiti, scarpe e tutto quello che è collegato all’assistenza materiale delle persone, è possibile grazie alle donazioni delle persone che ci sostengono e al servizio dei nostri volontari: un unicum a livello cittadino, se non oltre».

Nell’ideale comune i senza tetto sono emarginati dalla società, però molto spesso hanno vissuto situazioni traumatiche che li hanno portati a vivere per strada. C’è una storia in particolare che le è rimasta impressa?

«Di storie nel corso degli anni ne abbiamo viste e vissute tantissime. Ognuno dei nostri ospiti può raccontarci, e succede spesso, di tragedie, mortificazioni e privazioni che hanno poco a che fare con il termine “essere umano”. Ognuno di loro ha vissuto e visto cose che, se ascoltate, farebbero venire le lacrime a tutte le persone che volessero prestare attenzione. È con l’indifferenza dell’altro però che si diventa ultimi, ed è qui che noi interveniamo per ridare a chi ne ha bisogno, quella dignità di cui ogni “essere umano” ha diritto a prescindere dagli errori commessi».

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