Massimo De Luca Napoli

INTERVISTA. «Chiudere la carriera vincendo con il Napoli», il sogno del calcettista Massimo De Luca

Donato Di Stasio 13/10/2022
Updated 2022/10/12 at 7:30 PM
7 Minuti per la lettura

“Lo scugnizzo torna a casa”: è il messaggio che il Napoli di Calcio a 5 ha dedicato a Massimo De Luca nel giorno della firma che ha sancito il suo ritorno a casa. Un ritorno atteso e probabilmente sognato a lungo, dopo la precedente esperienza (2016-2019) del calcettista nell’A.S.D. Napoli, club che decise di non iscriversi più al campionato di Serie A proprio nel 2019. Per le persone appassionate di Calcio 5, De Luca non ha certo bisogno di presentazioni: in Italia ha vinto tutto quello che si poteva vincere ed ha portato sul tetto d’Europa la Nazionale nel 2014. Ma non ha mai vinto a Napoli, un dato di fatto o considerazione che funge da risposta al perché sia ritornato nel capoluogo campano.

Massimo, a fine luglio è arrivata l’ufficialità del tuo ritorno a Napoli dopo 3 anni, anche se in un club diverso. Sui social è apparso il messaggio “Lo scugnizzo torna a casa”. Raccontaci il tuo legame con Napoli e quali sono i motivi che ti hanno spinto a tornare.

«Ho un legame particolare con Napoli perché sono nato in questa terra. Sono stato il capitano dell’A.S.D. Napoli che purtroppo adesso non esiste più. In quegli anni si è creato un rapporto speciale con l’ambiente e con i tifosi, essendo l’unico napoletano in rosa (n.d.r. ride). Sono tornato anche per un altro motivo: il club ha un progetto importante e il mio sogno è di chiudere la carriera vincendo con il Napoli. Ho vinto tanto, ma la mia “fissa” ormai è diventata vincere un campionato o un altro titolo importante qui a Napoli. Abbiamo un presidente ambizioso quanto me, quindi non abbiamo avuto problemi nel trovare un accordo».

Il tuo palmarès parla chiaro: a 34 anni hai vinto 2 Campionati, 2 Coppe Italia, 3 Supercoppe italiane, per non dimenticare la vittoria ai Campionati Europei di Belgio del 2014 con la Nazionale. Cosa può dare un calcettista della tua esperienza al Napoli?

«La prima cosa che offrirò alla squadra e all’allenatore è il mettermi al loro servizio, sia dentro che fuori dal campo. Siamo una squadra nuova, con allenatore e giocatori nuovi, ma ci conosciamo abbastanza bene tutti quanti perché in passato qualcuno di noi ha giocato insieme. Con me, al Napoli, sono arrivati altri due calcettisti dell’Italservice Pesaro, squadra con la quale abbiamo vinto tanto negli ultimi anni. Chiaramente bisogna lavorare per amalgamarci sempre di più. Il Presidente ha però costruito una squadra importante e la società si sta strutturando in maniera importante, quindi ci sono tutte le basi per poter fare un grande anno. Bisogna avere pazienza e lavorare perché vincere non è facile. Ma vogliamo farlo, l’obiettivo è quello di vincere, anche se ci sono tante altre squadre attrezzate».

Facciamo un passo indietro e parliamo dei tuoi primi passi nel mondo del Calcio a 5, a 16 anni nelle giovanili del Napoli. Non è facile vedere un giovane appassionarsi a questo sport, la tua passione com’è nata?

«C’è difficoltà a far avvicinare i giovani al Calcio a 5 perché è ancora troppo poco conosciuto e ci sono poche scuole calcio attive che insegnano sul territorio nazionale. Il mio è stato quasi un caso: sono partito dal calcio classico, ma cresciuto in un rione popolare di Napoli dove esiste da sempre una cultura del Calcio a 5, e quindi ho mosso i miei primi passi lì. Poi Stefano Salviati, direttore del Napoli di allora, parliamo del 2003, chiese di parlare con la mia famiglia per portarmi nella sua squadra. Così fu. Ricordo che vincemmo subito il campionato juniores al primo anno, poi arrivò la convocazione in Nazionale Under 21, l’esordio in Serie A. Sono innamorato del Calcio a 5, è emozione ed è molto dinamico. Penso che tutti dovrebbero venire a vedere una partita per capire quanto è bello questo sport e quanto riesca a catturare dal vivo».

Il Calcio a 5 rimane uno sport poco seguito e attenzionato. Cosa si potrebbe fare, secondo te, per invertire questa tendenza e magari riuscire a suscitare più interesse da parte del pubblico? Colpa dei media, delle emittenti e della Federazione?

«Non ci basterebbe una giornata per chiudere questo discorso. Ci sono tante cose da fare: investire nelle strutture, nelle scuole calcio, negli istruttori che insegnano Calcio a 5 ai bambini, nelle televisioni che credono in questo sport e nelle squadre di calcio che potrebbero creare polisportive. Ci sono tante altre cose…».

Parli di investimenti nel Calcio a 5 e cambi il tono della tua voce. Provi un po’ di rabbia?

«Assolutamente sì. Facciamo un attimo il paragone con la Spagna o col Portogallo: lì tutte le squadre possiedono un palazzetto di proprietà, mentre nella nostra città c’è difficoltà nel trovarne uno polifunzionale. In Spagna ad ogni club vengono pagati i diritti tv e quindi sono incentivati ad investire».

Vuoi mandare un messaggio ai tifosi del Napoli? Fare qualche promessa magari…

«Non mi piace fare promesse. I tifosi mi conoscono bene, non parlo mai prima del raggiungimento di un obiettivo. Per ora posso promettere il mio impegno fino all’ultimo secondo e tanto lavoro da parte di tutti per poter raggiungere quel sogno comune della squadra e dei tifosi. I momenti difficili sicuramente arriveranno, ma sono quelli i momenti in cui dovremo essere tutti uniti per uscirne».  

Intanto però due vittorie nelle prime due partite di campionato… 

«Sì, 7-1 contro Pistoia, un ottimo risultato contro una neopromossa, e 4-2 contro Aniene. Abbiamo lavorato bene, speriamo di continuare così». 

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