“Seguire il proprio istinto senza farsi influenzare dalle mode passeggere”, questo il consiglio di Alessandro Papari, pittore napoletano, originario di Quarto, ai giovani artisti alla ricerca della propria strada nell’arte. Abbiamo fatto una chiacchierata con lui, parlando della potenza narrativa della sua arte e di come nel 2023 abbia ancora senso dipingere.
Quando e com’è cominciato il tuo percorso artistico?
«Da subito ho sentito il desiderio di esprimermi attraverso il segno grafico e il colore, tale aspetto si è intensificato con gli studi artistici, tanto da completarli con l’accademia di Belle Arti di Napoli. Momenti di crescita e di confronto, che hanno acceso ulteriormente il desiderio di proseguire il mio percorso».
I riferimenti artistici e culturali che ti hanno maggiormente influenzato nel corso del tempo?
«I riferimenti? Cosa dire, sono molteplici, amo tanto il classico quanto il contemporaneo. Mi viene in mente un certo Luca Giordano per la sua capacità di sintesi nelle opere di piccolo formato, quanto le grandi tele di Mattia Preti, artisti tra virgolette minori del ‘600. Inoltre, un Francis Bacon per sua innovazione figurativa nel secolo scorso, artista geniale, esistenziale con un nuovo modo di osservare la realtà del suo tempo».
Come nasce una tua opera? Cos’è per te l’ispirazione?
«I miei dipinti nascono da un progetto, dal quale sviluppo un ciclo di lavori. Mi viene in mente un lavoro che ho realizzato nel 2011 chiamato “Blessed”, tradotto beato. Ripresi in chiave pittorica un episodio realmente accaduto qualche anno prima a piazza Garibaldi: un extracomunitario era salito sulla testa dell’eroe dei due mondi per manifestare, quella fu la scintilla, il disperato nella mia pittura diventa un eroe che campeggia sulla città alla pari di un supereroe della Marvel. Di recente le tematiche sono più varie, l’ultima mostra alla quale ho partecipato aveva un titolo molto interessante “Under the bridge”, chiaramente una provocazione. Cosa c’è sotto al ponte? Partendo da questa domanda ho sviluppato varie tele che raccontavano il mio punto di vista su quello che esiste al di sotto di esso».
Il tuo rapporto con i colori?
«Il colore ha un valore importante nella comunicazione visiva, si attribuisce ad esso un valore emotivo e simbolico. Cerco di utilizzarlo al meglio nelle mie opere, abbinandolo spesso con tinte acromatiche (scala di grigi), le quali si esaltano vicendevolmente».
Quanto è importante per te il mezzo pittorico? Nel 2023 ha ancora senso dipingere?
«La pittura non è una lingua morta come si potrebbe pensare, esiste un esercito di artisti che si avvale ancora oggi di tale medium. Nel mio piccolo cerco di differenziami, dando vita ad una mia visione personale della realtà, lontana dagli stereotipi: una pittura degna del nostro tempo, intrisa di quelle contaminazioni che appartengono ai linguaggi più contemporanei (video, fumetto, fotografia)».
Cosa significa per te dipingere?
«Bella domanda! Significa tanto in termini di benessere psicofisico. Quando riesco, quelle rare volte ad esprimermi pienamente, è appagante, dà un senso a quel percorso di ricerca che non termina mai».
Artisti, galleristi, istituzioni. Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea del nostro Paese?
«Il sistema dell’arte oggi è molto complesso, posso solo dire che per alcuni anni ho avuto collaborazioni con gallerie private le quali hanno promosso il mio lavoro. Chiaramente negli ultimi anni ho preferito dedicarmi alla mia ricerca senza l’assillo prestazionale della visibilità a tutti i costi, gli operatori del settore richiedono molto lavoro (public relations), per cui partecipo solo ad eventi interessanti che stimolano la mia creatività».
Come pensi che un giovane artista possa oggi districarsi all’interno del sistema dell’arte?
«Le nuove generazioni si avvicinano all’arte contemporanea con maggiore disinvoltura rispetto al passato. Una volta padroni dei loro mezzi, il processo promozionale è più facile, infatti le nuove tecnologie conferiscono la possibilità si sottoporre in tempo reale la propria proposta progettuale ad un eventuale galleria o curatori. Quello che posso consigliare è seguire il proprio istinto senza farsi influenzare dalle mode passeggere».
Progetti futuri?
«Come progetti futuri auspico ad una nuova personale. Preferirei ricominciare da Milano, città più recettiva alla pittura. Comunque si continua a lavorare senza porsi troppi vincoli, siamo recettivi a nuove proposte».