Una storia meravigliosa quella del Napoli di Luciano Spalletti, che è riuscito a regalare ai tifosi partenopei la «gioia infinita», per usare le parole del tecnico. Una storia che ha coinvolto l’intera città e non solo, unendo nel sogno calcistico appassionati e non di questo sport. Il capoluogo campano ha vissuto senza dubbi un’intensa stagione sotto questo profilo, non solo per quanto concerne la società di Aurelio De Laurentiis. Il movimento sportivo a Napoli sta vivendo una fase di grande crescita, come testimoniano la tappa del Giro d’Italia tenutasi in città e i successi raggiunti anche nel basket, futsal, pallavolo e calcio femminile.
Ma se da un lato si assiste ad un movimento in ascesa, dall’altro non si può sottovalutare la preoccupante carenza infrastrutturale in cui riversa la città. Napoli, infatti, vanta (in un senso del tutto negativo) un gran numero di strutture fatiscenti, dismesse, abbandonate o del tutto irrecuperabili. Con difficoltà lo sport a Napoli viene garantito in tutti i quartieri e per tutti i giovani in impianti sportivi che siano degni di questo nome o che siano omologati per raggiungere categorie nazionali. Lo stesso Stadio Diego Armando Maradona, inaugurato nell’ormai lontano 1959, nonostante abbia beneficiato degli interventi realizzati in occasione delle Universiadi del 2019, necessiterebbe senza dubbi di ulteriori lavori di ammodernamento per potersi affacciare allo scenario internazionale.


Napoli Capitale Europea dello Sport?
Ad inizio anno il Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi ha ufficializzato la candidatura del capoluogo campano a Capitale Europea dello Sport 2026. «Un riconoscimento prestigioso che contribuirebbe a dare nuovo slancio alla città con ricadute positive anche dal punto di vista economico. È una grande occasione ed ha anche un grande valore simbolico perché non si parla solo di sport agonistico ma significa anche sport per la città e per i cittadini, significa inclusione, giovani e recupero», queste le parole del Primo cittadino in occasione della presentazione della candidatura.
Un passo che sembra, però, essere più lungo della gamba. La Napoli sportiva infatti, con palazzetti ridotti a ruderi abbandonati, piscine non in stato di sicurezza, campi di calcio non agibili, non appare per nulla pronta ad uno scenario europeo, ma bensì vittima di una carenza infrastrutturale, che colpisce giovani, associazioni e sportivi con un futuro. Il sito stesso del Comune di Napoli nella sezione “Elenco Impianti Sportivi” conta solo dieci strutture, mentre i palazzetti ormai chiusi e abbandonati sono lasciati al degrado più totale.
Quel che resta del PalArgento
I più grandi scheletri di Napoli non sono nascosti nell’armadio come un vecchio detto suggerisce, ma sono esposti in strada, sotto gli occhi di tutti. Vicino a diversi luoghi di aggregazione, quali la Casa della Musica, il cinema The Space, il PalaBarbuto e la Piscina Scandone, si erge quel che resta del Palazzetto dello Sport Mario Argento.
Inaugurato in occasione dei Giochi del Mediterraneo del 1963, negli anni ha ospitato eventi sportivi e grandi concerti, prima di chiudere le porte nel 1998 per lavori di adeguamento alle norme antisismiche. Da allora sono seguiti diversi progetti di ammodernamento della struttura, fino ad iniziare i lavori e la parziale demolizione nel 2005. Il risultato è quel che ne resta oggi: due tribune lasciate all’erosione degli agenti atmosferici.
Il degrado urbano
A pochi passi dal PalArgento, dunque sempre nel quartiere Fuorigrotta e precisamente su Viale John Fitzgerald Kennedy, è ancora in piedi la tribuna dell’ex Cinodromo: vuoto urbano sul quale però è in atto un progetto da parte dell’Edenlandia che mira a riqualificare quell’area e inserirla nel contesto del parco divertimenti.
Discorso differente, invece, per lo Sferisterio Partenopeo, inaugurato nel 1950, in cui si sono tenuti incontri nazionali e internazionali di pelota basca, ping pong e tamburello. Chiuso nell’80 a seguito del terremoto, successivamente è stato vittima di un incendio doloso nel 1986 che portò al crollo del soffitto. Anche in questo caso, nonostante i diversi progetti presentati per intervenire sull’edificio, il rudere è stato abbandonato a sé stesso e si erge tra i palazzi e i negozi del quartiere.
Le strutture fatiscenti ormai inutilizzabili non si limitano al quartiere di Fuorigrotta. Basti pensare alla Piscina Comunale M. Galante di Scampia, definitivamente chiusa al pubblico, al Centro Paradiso di Soccavo, dove si allenava addirittura Diego Armando Maradona, con i lucchetti ai cancelli, al Palastadera sempre a Scampia, chiuso nel 2017. Luoghi di aggregazione e di sport, popolati da giovani e non solo, che ad oggi sono lo specchio di una forte situazione di degrado. Il degrado sportivo di una Napoli candidata a Capitale Europea dello Sport.