Napoli

In piazza per la Pace, sperando serva a qualcosa

Gianrenzo Orbassano 25/02/2023
Updated 2023/02/25 at 4:38 PM
5 Minuti per la lettura
Foto di Ciro Giso ©

Il nostro è un titolo abbastanza pessimista. Nonostante le tante dimostrazioni della società civile a favore di una pacifica conclusione del conflitto russo-ucraino, i leader mondiali – soprattutto i diretti interessati Zelensky e Putin (ma anche la nostra Premier Meloni e il Presidente USA Biden), non sembrano voler trovare un accordo in questo senso. Nel giorno del primo anniversario dell’invasione russa nei territori ucraini, decine di piazze in Italia saranno teatro di manifestazioni e sit-in per chiedere che si aprano negoziati di pace e cessino i combattimenti. Anche Caserta sarà scenario di un presidio per la pace in Piazza della Prefettura nella giornata di oggi alle ore 16.

Il comunicato di Sinistra Italiana Caserta

Insieme a Sinistra Italiana Caserta, scenderanno in piazza lavoratrici e lavoratori, studenti, pensionati, disoccupati, l’Arci, l’Anpi, Comitato Don Peppe Diana, Caserta Decide, Associazione Jerry Masslo, Fridays for Future, Le Piazze del Sapere e tantissime altre sigle aderenti. La richiesta è il cessate il fuoco, il dialogo e i negoziati di pace. Tutte richieste che ad oggi, sentendo i discorsi infuocati dei leader mondiali, sembrano perdersi nel vento di una neanche troppo velata strategia interventista.

Da 365 giorni, dalla notte del 23 febbraio nella quale la Federazione Russa invase l’Ucraina, è calata una fitta cortina sull’Europa e sul mondo intero, che non svela alcuna chiara indicazione su un programma attorno cui organizzare un vasto e plurale movimento contro la guerra, come accadde nel 2003, quando il 15 febbraio 110 milioni di persone in tutto il mondo scesero in piazza in imponenti manifestazioni contro l’invasione dell’Iraq, tanto che il New York Times parlò di quel movimento come della “seconda potenza mondiale”.

Il mondo tra guerra e crisi climatica

La devastazione politica e culturale presente nel nostro Paese ha prodotto un pesante arretramento nel livello di coscienza generale, tale che nonostante la maggioranza degli italiani è contraria all’invio di armi e a qualunque azione che non sia prevalentemente indirizzata alla ricerca della diplomazia e del dialogo, non sa cosa fare per impedire una escalation militare.

La discrasia tra istituzioni e popolo è quanto mai ampia, se pensiamo al fatto che il partito della guerra a oltranza è il primo partito in Parlamento. La guerra in Ucraina ha cambiato e sta cambiando le condizioni di vita di milioni di lavoratori e di lavoratrici. È la questione principale del nostro tempo, unitamente alla grande crisi climatica che sta devastando il globo e ha fatto già sentire il suo feroce alito con una siccità di dimensioni impressionanti da mesi a questa parte. Serve come il pane un nuovo movimento pacifista globale. Le guerre sono strumenti nelle mani delle classi governanti per il perseguimento di interessi che niente hanno a che vedere con le esigenze della popolazione civile, dei lavoratori e delle classi meno abbienti.

In piazza a Caserta oggi alle 16 in Piazza della Prefettura

Per tenere alta la barra della Pace e sospingere incessantemente a una mobilitazione permanente di massa contro la guerra e in difesa dei diritti umani e civili, Federazione casertana di Sinistra Italiana insieme a tante altre associazioni, movimenti e partiti politici, parteciperanno nell’imponente corteo organizzato dalla CGIL Caserta e dalla Rete provinciale di Europe for Peace oggi 25 febbraio alle ore 16 in Piazza della Prefettura.

La guerra va fermata ora e subito, nel rispetto della condanna all’aggressore e del soccorso all’aggredito. Crediamo, per citare Enrico Berlinguer, che se si vuole la pace si deve preparare la pace. Ricordiamo le sue parole pronunciate nel 1984: nella pace i popoli possono usare la ricchezza per soddisfare le proprie necessità di vita e di crescita, per produrre altre ricchezze utili, per migliorare ed elevare la propria cultura, i propri modi di vivere e di consumare, e non per produrre strumenti di distruzione e formare soldati.

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