In Italia sempre più infermieri

In Italia nessuno vuole più fare l’infermiere

Cristina Siciliano 23/06/2023
Updated 2023/06/23 at 2:10 PM
3 Minuti per la lettura

All’inizio della fase pandemia, per qualche mese, sono stati considerati eroi. Subito dopo, capro espiatorio dei problemi veri e presunti della sanità. Il futuro della professione infermieristica dei prossimi vent’anni si disegna ora e, purtroppo, la professione ha ormai perso ogni genere di attrattività. Tra le cause maggiori vi sono gli stipendi tra i più bassi in Europa. La creazione del “Super Oss” sancisce l’ormai quasi inevitabile morte della professione infermieristica. Pertanto, uno studio italiano (Anbrosi 2011), ha rilevato che il 34,4% degli infermieri prevede di lasciare l’ospedale ad un anno dall’assunzione ed il 43,8% aveva inviato richiesta di trasferimento.

Lo studio ha posto il focus sulla relazione tra soddisfazione lavorativa ed abbandono della professione e tra l’abbandono della professione e le ripercussioni sulla soddisfazione del paziente in merito all’assistenza ricevuta. Si evince che l’insoddisfazione lavorativa è uno dei principali motivi dell’alto turnover degli infermieri, con effetti negativi sui pazienti. L’insoddisfazione lavorativa e la volontà di lasciare la professione producono un minor impegno sul lavoro, con un impatto negativo sull’assistenza ai pazienti. Anche tra i medici la situazione è la stessa. I medici ospedalieri sottoposti ad un carico di lavoro eccessivo decidono di abbandonare gli ospedali pubblici per migrare verso stipendi più allettanti offerti dal privato. 

L’emergenza in ospedale e sul territorio 

Oggi, in Italia, secondo le stime Fnopi, mancano circa 70mila infermieri: il 45% al Nord, il 20% al Centro e il 35% al Sud. Rispetto alla situazione internazionale, il rapporto infermieri-abitanti in Italia è di 5,5-5,6 infermieri ogni mille abitanti, «uno dei più bassi d’Europa secondo l’Ocse dove la media raggiunge gli 8,8», spiega la Fnopi. Quello infermieri-medici, che dovrebbe essere secondo standard internazionali 1 a 3, è secondo l’Ocse di 1 a 1,5 in Italia (la media Ocse è 2,8: il Regno Unito è nella media Ocse, la Germania raggiunge i 3,2, la Francia i 3,3, la Svizzera i 4,1). 

Lo studio sugli infermieri in Italia durante la pandemia

La pandemia, fa notare la Fnopi, attraverso l’iniezione di organici nel 2020 per far fronte all’emergenza, ha permesso agli infermieri (con circa 8.800 unità in più) di recuperare tutte le perdite subite tra il 2009-2019. Tuttavia, precisa la Fnopi, si tratterebbe di numeri che «non alleggeriscono la carenza o il fabbisogno legato ai nuovi standard del territorio, ma recuperano solo le perdite subite per i tagli legati alle razionalizzazioni di spesa».

Gli infermieri tuttavia, evidenzia ancora la Fnopi, continuano ad essere troppo pochi anche per far fronte ai nuovi standard fissati dal Pnrr per la nuova sanità territoriale. «I soli infermieri di famiglia e comunità necessari secondo i nuovi standard sono oltre 20mila (1 ogni 3.000 abitanti)».

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