Dal giù della sua Sicilia fin su nella città di Torino per raccontare attraverso i vividi colori della sua pittura, forti come le storie e i temi trattati, che la mafia è un cancro esteso come la terra non domestica che non abbiamo ancora calpestato.
Gaetano Porcasi viaggia, e viaggia per incontrare nuovi contesti. Gaetano nei suoi viaggi comunica che al di là delle nostre vite ordinarie, che ben conosciamo, esistono vite che ignoriamo, o decidiamo di ignorare, e che si sviluppano progredendo proprio nella nostra ignoranza. Gaetano compie un’azione facile quanto epifanica, ci fa porre gli occhi su vicende che il buon senso del cittadino comune elimina dagli angoli della sua percezione: pensiamo la mafia solo quando compiamo un gesto di razionalità, ma il pensiero della mafia è assenza nel nostro abitudinario vivere la vita. Così Gaetano ci esorta ad esser sempre razionali, per non avvelenare lo sguardo di confortanti filtri sociali. Ci esorta a guardare liberamente, con coraggio e senza paura, gli orrori, la violenza, la crudeltà della criminalità organizzata; e lo fa attraverso una particolare vocazione artistica.
Ultima tappa del suo viaggio, fino ad ora percorso, il liceo artistico Renato Cottini di Torino. Qui il pittore antimafia ha parlato alla platea di studenti e docenti cercando di divulgare l’importante funzione didattica, civile ed etica dell’arte. In seguito ad un incontro avuto il 29 maggio nell’Aula magna del liceo torinese, in presenza del Dirigente scolastico, dott. Antonio Balestra, Porcasi ha voluto offrire parte della sua opera all’istituto, che ha deciso di ospitare i quadri e renderli disponibili alla fruizione degli abitanti scolastici per tutto il mese di giugno.
«Noi siamo un presidio di legalità – commenta il dott. Antonio Balestra – L’incontro con il pittore Porcasi bene si inserisce in un progetto più ampio di sensibilizzazione al tema di lotta alla criminalità che da tempo portiamo avanti. E’ importante promuovere incontri con gli studenti per istruirli su temi e vicende storiche che potrebbero essere lontani dalla loro età e dalla loro esperienza. Il nostro istituto ha accolto volti come Salvatore Borsellino, Giuseppe Costanza, Gaetano Porcasi. Quando si cede la parola a persone che hanno vissuto direttamente certi momenti storici e drammatici è difficile non sentirsi coinvolti. Fra l’altro, la pittura di Porcasi sa parlare ai ragazzi: è molto evocativa e il suo stile giornalistico è diretto.
Ma gli incontri come già detto sono una parte di un progetto più ampio. Vivere a Torino, e quindi lontano dai luoghi che per un’immagine ormai stereotipata sono legati mafia, non significa vivere lontano dalla mafia. Ricordiamo che diversi Comuni della provincia torinese sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose. La mafia è una realtà concreta anche qui. Sappiamo tutti che la mafia si è annidata nei colletti bianchi, non è un fatto nuovo. E’ quindi preminente per il nostro istituto promuovere percorsi di sensibilizzazione su questo fronte».