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Il legame tra Dante Alighieri e l’Islam spiegato dal Prof. Rino Caputo

Iolanda Caserta 03/12/2021
Updated 2021/12/03 at 4:37 PM
5 Minuti per la lettura

L’ampiezza della Divina Commedia non ha mai smesso di affascinare gli studiosi e gli alunni, che durante gli anni di studi si sono appassionati a questo grande testo. È incredibile constatare quante affermazioni moderne Dante ci abbia donato nel Medioevo, o come queste si possano quasi attuare ai nostri giorni.

Uno dei grandi temi presenti nella Commedia è l’Islam, Maometto e il mondo arabo. Rino Caputo, professore ordinario di Letteratura italiana nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma “Tor Vergata” e dantista ha molto approfondito questo argomento durante i suoi studi e ci ha spiegato a fondo il vero fulcro di questo legame.

Da dove nasce il legame tra Dante Alighieri e la religione islamica?

«Il legame tra Dante Alighieri e la religione islamica c’è sicuramente in modo molto evidente. Non c’è dubbio che a Dante arrivino direttamente e indirettamente molte componenti della cultura araba, compresa la religione. Basti pensare ai riferimenti espliciti che egli fa nella Commedia, come il famoso ventottesimo canto dell’Inferno in cui si parla di Maometto come seminatore di scisma e discordie.

Ma questo è un punto da storicizzare: è davvero assurdo voler dare a Dante una sensibilità che appartiene ai nostri giorni, così come non bisogna mettersi nei suoi stessi panni: abbiamo mentalità diverse dopo 7 secoli. È chiaro che per Dante non c’è nessun fondamentalismo da contrapporre ad un altro fondamentalismo. Maometto ha una sola responsabilità, quella di aver deviato dalla corretta religione, ossia quella del suo Creatore. Quindi, Dante mette Maometto in quella condizione ma all’interno di una visione molto più complessiva.

Bisogna aggiungere che c’è anche un’esaltazione di personaggi appartenenti al mondo arabo. Nel limbo dei sapienti e degli uomini illustri, Dante pone il Saladino, che è stato sempre cantato positivamente. Inoltre, c’è anche un’attenzione che Dante ha nei confronti di Averroè, un sapiente ispano-arabo, nonché il maggior commentatore di Aristotele. In conclusione, i rapporti tra Dante e la cultura islamica ci sono, ma devono essere ben configurati sia nello spazio e sia nel tempo del Medioevo».

Gli studi fatti sulla Divina Commedia si sono sempre focalizzati su questo rapporto?

«Gli studi si sono focalizzati su un rapporto molto ampio tra l’opera Dantesca e il mondo arabo e islamico. È importante distinguere tra arabo e islamico proprio perché non si tratta solo di rapporti strettamente religiosi, ma anche culturali».

Il divario Cristianesimo-Islam com’è percepito in questo campo di studi?

«C’è sempre stata una grande relazione, tralasciando gli scontri e le guerre, tra il mondo islamico e quello cristiano. Riflettendoci, il Mar Mediterraneo non è solo un mare di scontri, ma è anche, come ha detto lo storico Braudel, una piazza di incontri. Solo oggi con gli studi critici della filologia dantesca, e un’analisi storica-antropologica, siamo in grado di precisare meglio questo rapporto che non è solo di polemica ma anche di intreccio e sincretismo.

Tutto questo, ovviamente, arriva mediato anche a Dante. Non c’è dubbio che in lui ci sia un rispetto per le altre religioni, tuttavia, c’è anche la pretesa che la sua propria religione sia superiore a tutte le altre. Questo elemento di superiorità è più che altro una questione spirituale, verticale, piuttosto che un’imposizione».

Ci sono teorie nuove su questo rapporto, o altri, che vengono messi in evidenza dalla Commedia?

«Citando un altro tema, Dante narra una vicenda di Ulisse che non c’è nell’Odissea o nell’Iliade di Omero. Come arrivano a Dante queste tradizioni su Ulisse, questo suo viaggio che si spinge fino alle Colonne d’Ercole? Non sappiamo ancora da dove venga raccolta questa tradizione, così come tante altre. Recentemente, alcuni studiosi hanno osservato che anche determinati termini che lui utilizza, come “Pape satan, pape satan aleppe”, possano essere riferite a parole della lingua araba.

Queste sono ipotesi al vaglio degli studiosi. Ovviamente la ricerca è incessante: andare oltre, per vedere come Dante arriva alla cultura che ha, è sempre importante. Dopotutto lo stesso Alighieri aveva previsto questo nostro studio. Infatti, in un verso il Poeta della Commedia si rivolge consapevolmente a “coloro che questo tempo chiameranno antico”».

TRATTO DA MAGAZINE INFORMARE

N°224 – DICEMBRE 2021

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