stipendi docenti

Il futuro inquietante dell’autonomia regionale sugli stipendi dei docenti del Sud Italia

Sara Marseglia 03/02/2023
Updated 2023/02/01 at 5:29 PM
4 Minuti per la lettura

Risale a qualche giorno fa una proposta del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara che ha fatto sorgere una grande polemica: introdurre una differenziazione tra gli stipendi dei docenti tra Nord e Sud. Tutto nasce dalla riforma sull’autonomia regionale su cui sta lavorando il ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli. Tale riforma si collegherebbe in maniera diretta all’ambito scolastico e alla differenza del carovita tra regione e regione.

Gli stipendi dei docenti italiani: un dato preoccupante

Incrociando i dati di Education at a Glance 2022 e del Rapporto ARAN sulla rappresentanza dei dipendenti pubblici, si evince un risultato preoccupante. I docenti italiani sono tra i meno retribuiti d’Europa. Si tratta di una questione che riguarda tutti i gradi di istruzione: il salario è inferiore del 15,7% per le primarie, del 14% per le medie e del 12,7% per le superiori. Questo è uno dei tanti aspetti che sottolinea quanto il sistema educativo italiano, per quanto possa essere efficace ed elogiato, crea delle enormi problematiche, sia interne che esterne.

La questione del potere d’acquisto

Uno dei motivi che aveva fatto discutere della possibilità di introdurre questa differenziazione è il diverso potere di acquisto che gli attuali stipendi permettono ai docenti nelle diverse regioni d’Italia. Ad esempio, il valore dello stipendio è di un quarto in meno nelle metropoli settentrionali rispetto a quelle meridionali. Se poi si fa il paragone tra città come Milano e Torino e i piccoli comuni del Sud, tale differenza arriva al 32%. Così, sulla spinta di molti economisti, si sta portando avanti la proposta di differenziare gli stipendi in base alla produttività del territorio, creando allocazioni più efficienti e riducendo la disoccupazione nelle zone a basso reddito. La ricerca del professor Andrea Ichino mostra quanto ci sarebbe da guadagnare (anche per il Sud stesso) a perseguire questa scelta, già adottata in Germania, di contrattare a livello locale i salari.

I pareri contrari alla differenziazione tra gli stipendi

A queste motivazioni economiche sono poi arrivate di carattere più puramente politico, che contestano in particolare utilizzando come punto cardine la preoccupazione di spaccare ulteriormente il paese. Non è un caso, infatti, che queste polemiche provengano tendenzialmente da quegli stessi ambienti che non sono troppo favorevoli alla riforma delle autonomie regionali.  

“Sarebbe una scelta politica molto grave aumentare i salari su base territoriale e quindi solo per alcuni docenti. Valditara non crei insegnanti di serie A e di serie B e, soprattutto, non divida il Paese e la scuola come, tra l’altro, la proposta di autonomia del suo collega Calderoli sta provando a fare” afferma Simona Malpezzi, presidente dei senatori del Pd. Continua il capogruppo dell’Alleanza Verdi e Sinistra Peppe De Cristofaro: “Gli stipendi differenziati spaccano la scuola e il Paese. Valditara anticipa quello che vuole fare Calderoli con l’Autonomia differenziata. Due proposte che aumentano le disuguaglianze”. E sono ancora molti i pareri che esprimono preoccupazioni analoghe. La risposta dei diretti interessati, docenti e sindacati, è invece piuttosto semplice: alzare tutti gli stipendi, senza distinzioni regionali.

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