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Il digitale approda a teatro: nasce il Teder di Veronica Mazza e il MuTaVi

Giovanni Cosenza 06/04/2022
Updated 2022/04/06 at 2:48 PM
8 Minuti per la lettura

Lei è Veronica Mazza, attrice napoletana che è Cinzia Maiori nella fiction RAI “Un posto al sole”, e il progetto che si appresta a vedere la luce è il TEDER, Teatro del Rimedio. Il nome è un acronimo, che piace molto ai giovani di oggi: accoglierà 100 persone e sarà ospitato nella Chiesa di Santa Maria del Rimedio al molo grande, nella zona portuale di Napoli, a ridosso di Rua Catalana, dove Giovanni Boccaccio ambientò la celebre «novella quinta della seconda giornata» del Decamerone, che vede Andreuccio da Perugia tra le viuzze, i fondaci e i bordelli che tanto piacquero, parecchi secoli dopo, a Pier Paolo Pasolini. Il progetto mira a riqualificare il territorio, offrire nuove possibilità ai giovani e recuperare la chiesa, chiusa da molti anni. È proprio Veronica ad accompagnarci nella scoperta del TEDER.

Che cos’è il TEDER?

«È un progetto dedicato ad un pubblico giovane e sarà un teatro innovativo, diverso, un hub culturale che si servirà anche del digitale, soprattutto nello spazio dedicato al MuTaVi, museo teatrale interattivo sulle origini della commedia napoletana. Le attività saranno numerose. Quella fondante sarà il teatro, sia nella produzione che nell’accoglienza di spettacoli provenienti dall’Italia e dall’estero. All’interno di questo spazio ci sarà una scuola di teatro, uno spazio dedicato alla comicità, alla scrittura creativa, al teatro per ragazzi e si terranno masterclass. Sarà presente anche uno spazio destinato alle residenze teatrali, che accolgono artisti per un periodo di tempo prolungato, favorendo la commistione delle loro esperienze con i colori e le temperature della cultura napoletana, dalla quale nascono di solito produzioni importanti. Proveremo anche ad offrire laboratori gratuiti per dare opportunità di alfabetizzazione digitale per bambini, gli anziani e soprattutto le donne che sono spesso dedicate soltanto ad essere madri, rimanendo fuori dal mondo del lavoro. Accanto a tutto questo ci sarà il cinema. Offriremo incontri di cineforum, anche ai bambini, ed eventi culturali per la presentazione di libri o mostre di arte contemporanea».

Parlavi del digitale. Di cosa si tratta?

«Uno spazio particolare sarà riservato al digitale, che è la nuova frontiera del teatro, soprattutto di quello ospitato in un luogo non molto grande. Ma gli spazi piccoli, nell’era digitale, possono diventare lunghi ed enormi. Il progetto avrà la firma di Bruno Garofalo, oggi regista, cresciuto come scenografo di Eduardo De Filippo e uomo di grandi qualità. Per me lui è la continuazione del glorioso passato eduardiano. Con il digitale non vogliamo perdere niente del passato, ma trovare nuove modalità espressive».
A Napoli manca un luogo della memoria musicale della città?
«Napoli è una delle destinazioni preferite dai turisti di tutto il mondo, e il teatro e la musica sono uno dei suoi biglietti da visita. Avremo un’attenzione speciale per i visitatori ai quali sarà dedicata una programmazione specifica in un continuo richiamo alla tradizione napoletana e alle farse di Pulcinella, in una modalità moderna, magari con traduzioni in lingua straniera, in un format compatibile con i tempi, spesso risicati, di un ospite di passaggio».

Farete da soli?

«Siamo in contatto con l’Accademia di Belle Arti di Napoli nella speranza di coinvolgere gli allievi che studiano al dipartimento di marketing e comunicazioni. Intendiamo lavorare molto sulla comunicazione per creare una community giovane e dinamica per offrire ai giovani opportunità di realizzazione professionale. Abbiamo stipulato un accordo anche con la Fondazione Teatro Bellini e con l’Università Federico II. Un grazie particolare va alla Wind Tre, una grande azienda che sostiene una piccola startup teatrale digitale. Il TEDER prenderà la luce grazie ai fondi europei destinati specificamente ad associazioni o società di produzione teatrale che avevano già in gestione un bene architettonico. La mia associazione Commedia Futura aveva in affidamento la chiesa del Rimedio, concessa dalla curia di Napoli ai tempi del cardinale Crescenzio Sepe con il quale ho un rapporto speciale. Ho avuto l’onore di accogliere papa Francesco a Napoli nel 2015 e presentare ogni anno l’asta di beneficenza natalizia. Sono da sempre attenta al sociale e alle situazioni di disagio e inserita in tante associazioni di volontariato. Ho un rapporto viscerale con Napoli e credo molto nella cittadinanza attiva. Non nascondo che ho tratto ispirazione, nel TEDER, dal lavoro di Mario Gelardi e del suo Nuovo Teatro Sanità e anche dall’opera di don Antonio Loffredo che ha realizzato un grande progetto con i giovani dando nuova vita alle catacombe napoletane e a tutto il quartiere Sanità. Altra fonte di ispirazione è stato il NEST, Napoli Est Teatro, nato all’interno di una scuola abbandonata a San Giovanni a Teduccio».

Quando è scattata la passione per il palcoscenico?

«L’amore per il teatro nasce quando ero una ragazza, impressionata da tanti spettacoli ai quali i miei genitori mi portavano. È una passione che non so spiegare, ce l’ho dall’età di nove anni e mi ha condotto a scegliere di essere una professionista del settore. Quello che non ho mai immaginato è farlo per hobby o attività amatoriale pur nutrendo grande stima per gli appassionati di un’arte tanto antica quanto nobile».

Le aspettative sul tuo progetto sono tante…

«Il sogno di tutti gli attori è avere un palcoscenico sul quale potersi esprimere in libertà, uscendo dalle restrizioni di un ambiente a volte ostile. Quando si crea uno spettacolo si entra nella logica della distribuzione e questo è un problema. Fare buoni spettacoli non sempre equivale ad avere la forza di distribuirli. La logica del teatro è simile a quella di un supermercato: puoi anche realizzare un ottimo prodotto, ma se non entri nella grande distribuzione sei costretto a “buttare” un buon lavoro e a realizzarne uno nuovo ogni anno. E non è una logica giusta. È un’esperienza che ho fatto tante volte, sulla mia pelle. Ma i tempi sono cambiati. Oggi esiste il web e lo streaming, queste nuove modalità consentono a spazi in disuso, una volta destinati ad altro, di continuare a dire qualcosa. Mi aspetto tanto, perché sto dando molto a questa avventura. Certo i risultati non saranno immediati, ma bisogna seminare con larghezza. E non ci spaventa la concorrenza degli altri in una città che è ricca di esperienze teatrali. Certamente faremo la differenza».

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N°228 – APRILE 2022

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