Il clan dei Casalesi chiede ancora il pizzo: richieste fino a 60mila euro

Redazione Informare 31/03/2023
Updated 2023/03/31 at 1:56 AM
3 Minuti per la lettura

Rubare il frutto del lavoro degli altri, minacciandoli con la violenza. Questo è il pizzo. Alcuni imprenditori hanno testimoniato di aver ricevuto richieste di estorsione da parte del clan dei Casalesi, per un valore che in alcuni casi sarebbe calcolato in decine di migliaia di euro. Queste testimonianze sono emerse durante il processo a 12 persone ritenute vicine al clan, che si sta svolgendo dinanzi al tribunale di Napoli Nord.

Le vittime sono state richiamate più volte dal pubblico ministero Ranieri della DDA sulle versioni fornite in fase di indagine e hanno confermato di aver subito richieste di pizzo per conto del clan dei Casalesi, suddivise nelle canoniche tre tranches di Natale, Pasqua e Ferragosto. Il processo riprenderà a metà giugno per l’escussione degli investigatori di polizia giudiziaria e il deposito delle intercettazioni.

Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Paolo Caterino, Luigi Monaco, Gaetano Laiso, Gabriele Piatto, Vincenzo Motti, Gianluca Barbato, Leandro Boccuti, Carmine Carbone, Guglielmo Iorio, Nicola Artese e Antonio De Micco.

Sotto processo anche Ivanhoe Schiavone

Le 12 persone sotto processo includono Ivanhoe Schiavone, il figlio del capoclan Francesco Sandokan, accusato di intestazione fittizia di beni, Arcangelo D’Alessio, Giosuè Palmiero, Gaetano De Biase, Oreste Diana (figlio del boss Peppe cuollo ‘e pinto), Pietro Falcone, Alessandro Marino, Renata Marino, Salvatore Marino, Salvatore Orabona (collaboratore di giustizia di Trentola Ducenta), Romeo Pellegrino e Antimo Scuotto.

Il processo si articola in tre filoni d’indagine, con un unico filo conduttore. Il primo riguarda le nuove leve del clan Schiavone e la ripresa delle attività estorsive, soprattutto nei periodi di Natale e Ferragosto, ai danni delle attività commerciali ed imprenditoriali dell’agro aversano, tra Aversa, Trentola Ducenta e Lusciano. Tra le richieste di pizzo, c’è quella di 60.000 euro posta in essere da Salvatore Orabona ai danni di un imprenditore edile.

Estorsione, droga e intestazione fittizia

Il secondo filone d’indagine riguarda lo spaccio di sostanze stupefacenti tra le province di Caserta (a Trentola Ducenta, San Marcellino e Parete) e Napoli, con i rifornimenti di droga – marijuana, cocaina ed hashish – che arrivavano dall’Albania. Alcuni albanesi sono stati identificati come sfruttatori di prostitute tra Maddaloni, Qualiano e la provincia di Napoli.

Infine, Schiavone è accusato di intestazione fittizia di beni perché, insieme ad Oreste Diana e Romeo Pellegrino, avrebbe intestato fittiziamente a Renata, Alessandro e Salvatore Marino la titolarità di un’agenzia di scommesse a Trentola Ducenta al fine di eludere misure di prevenzione.

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