La sua fondazione risale al 1977 ed è stato testimone dell’ascesa del Napoli di Maradona, dei due scudetti e delle soddisfazioni che quella squadra seppe regalare ai tifosi partenopei. Il centro situato a Soccavo, quartiere nella zona nord-occidentale di Napoli, era diventato il punto di riferimento dei campioni azzurri. Diego si aggirava per la struttura come a casa sua tanto da insistere che la sua Nazionale, l’Argentina, durante i Mondiali di Italia ’90 si allenasse lì.
Lui entrava da una porticina celeste, per evitare l’assembramento di tifosi che permanentemente sostava ai cancelli d’ingresso. Si poteva entrare gratuitamente a vedere gli allenamenti, anche se probabilmente la gente sarebbe stata disposta anche a pagare. I giornalisti campani si ritrovavano spesso e volentieri tra quelle mura per scambi di notizie, impressioni, ma soprattutto per bearsi dello spettacolo in campo e sugli spalti.
Si respirava sport e amore per la maglia azzurra!
Oggi cosa resta di quel sogno? Dal 2000 in poi le alterne vicende delle società a cui ha fatto capo il Napoli ne hanno trascinato a proprietà da una banca all’altra, nel 2004 venne inserito nella lista degli immobili del fallimento della vecchia proprietà del Napoli, ma in realtà non è mai stato acquistato da De Laurentiis che tra i debiti rilevati non si è fatto carico anche del centro. Oggi nessuno sa a chi appartenga, ma c’è chi vorrebbe avere le idee chiare su cosa dovrà essere domani quello che un giorno è stato il “Paradiso” del Napoli. Sollecitata dai tifosi, la Regione Campania sembra decisa ad accollarsi la spesa per il recupero del centro sportivo. Se tutto andrà come nelle speranze e nelle parole di alcuni consiglieri regionali, la Storia del calcio napoletano potrebbe presto essere valorizzata da un Museo di riferimento per Diego Armando Maradona e per il Calcio Napoli. Un museo calcistico con annessa struttura che ospiti un centro di formazione giovanile. Il “Comitato Centro Paradiso”, cittadini intenzionati a non far calare definitivamente il sipario sulla vicenda, hanno interessato il Comune di Napoli che nella persona dell’Assessore allo Sport, Ciro Borriello, ha incaricato l’avvocatura comunale di dipanare la matassa burocratica.
Ma ci credono i ragazzi del Comitato! Disposti anche a coinvolgere la cittadinanza in una sorta di azionariato popolare, affinché il centro possa tornare agli antichi splendori, ma soprattutto un punto di riferimento per i tifosi del Napoli. “Voglio diventare l’idolo dei ragazzi poveri di Napoli, perché loro sono come ero io a Buenos Aires”.
Portato nuovamente alla ribalta dalla morte di Diego Armando Maradona, oggi il centro versa in un totale stato di abbandono: il campo incolto, con l’erba alta più di un metro, sembra l’estremo atto di pietà della natura che vorrebbe nasconderne le macerie. Nulla è rimasto dell’antica gloria, se non nella memoria dei tifosi. Ma la coscienza collettiva si è smossa: il ricordo di Diego, rinnovato anche attraverso il murales dell’artista Mario Casti: la piccola Dalma che raccoglie margherite sotto lo sguardo amorevole del padre, è servito come una sveglia.
Una presa di coscienza che il passato non può semplicemente essere cancellato da carte bollate ed erba alta.
di Alessandra Criscuolo
TRATTO DAL MAGAZINE INFORMARE N° 215
MARZO 2021