L’arresto di Salvatore Riina, notorio come “Il Capo dei Capi”, è stato un evento storico nella lotta contro la mafia in Italia. Totò Riina è considerato uno dei più pericolosi criminali italiani, oltre che accusato di numerosi omicidi e atti di violenza.
Il suo arresto avvenne il 15 gennaio 1993, dopo che le autorità italiane lo avevano cercato per 23 anni. Egli fu catturato in un appartamento a Palermo, in Sicilia, dopo una lunga operazione della polizia.
Riina è stato condannato per numerosi delitti, tra cui l’omicidio del magistrato Giovanni Falcone e della sua scorta, avvenuto nel 1992. Era anche sospettato di essere coinvolto nell’omicidio del magistrato Paolo Borsellino e della sua scorta, avvenuto nello stesso anno.
Riina è morto in prigione nel 2017, mentre ancora si trovava in attesa di essere giudicato per alcuni dei crimini di cui era accusato.
La trattativa Stato-mafia
La trattativa Stato-mafia è un argomento controverso e complesso nella storia italiana. Si riferisce alle presunte negoziazioni che avrebbero avuto luogo tra rappresentanti delle istituzioni italiane e rappresentanti della mafia, principalmente negli anni ’80 e ’90.
L’esistenza della trattativa è stata sostenuta da alcuni magistrati e investigatori, nonché da alcune vittime e familiari delle vittime della mafia. Essi sostengono che rappresentanti delle istituzioni avrebbero raggiunto un accordo con i capi della mafia per ridurre la violenza criminale in cambio di concessioni politiche e giudiziarie.
Alcuni dei crimini più evidenti in cui è stato sospettato un coinvolgimento della trattativa Stato-mafia sono gli attentati del 1992 contro i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. In base a ciò, grazie ad un provvedimento ideato da Giovanni Falcone, alcuni pentiti di mafia hanno ricevuto trattamenti preferenziali dalle autorità in cambio delle loro testimonianze. Ciò ha consentito di smascherare diversi criminali, scoprendo svariati altarini sulle organizzazioni criminali.
Le indagini sulla trattativa Stato-mafia non hanno ancora portato a condanne definitive per i presunti responsabili. Nel 2012 un processo è stato aperto a Palermo per indagare sull’esistenza di una trattativa, ma nel 2016 è stato dichiarato prescritto per alcune delle accuse.
L’argomento è stato oggetto di dibattito pubblico e politico in Italia, con alcuni sostenitori della trattativa che la vedono come un modo per ridurre la violenza della mafia e altri che la considerano un tradimento delle istituzioni. La verità sulla trattativa rimane ancora oggetto di speculazione e indagine.
Controversie sull’arresto di Totò Riina
L’allora generale del ROS, Mario Mori, gestì insieme al capitano Ultimo l’operazione che portò all’arresto di Totò Riina. A riguardo ci sono molti dubbi e vicende strane. Infatti, dopo l’arresto del boss, la prima cosa da fare sarebbe stata quella di perquisire interamente il suo covo, ma ciò non fu fatto.
Negli atti la giustificazione scritta dai carabinieri fu quella di essersi dimenticati della perquisizione. Questa ‘’dimenticanza’’ permise di far ripulire interamente il covo di Totò Riina da parte dei suoi fedeli, eliminando qualsiasi tipo di prova importante per le indagini contro la mafia. Ciò è stato considerato da molti un atto voluto, una trattativa stipulata tra lo Stato e la mafia, affinchè non proseguissero le indagini.
Così facendo, l’arresto di Salvatore Riina è stato abbastanza inutile ma soprattutto, non è stata affatto una vittoria dello Stato sulla mafia, bensì il contrario.