C’è una grande verità: tendiamo a rifugiarci in ciò che ci ha fatto star bene e ciò accade anche quando si tratta del nostro guardaroba. Si spiegherebbe così la voglia Millennials ed oltre per l’ossessione anni ‘90 e 2000, in realtà è emerso il desiderio di rivivere un’epoca meno inquieta e più edonistica. La pandemia, i problemi climatici, una guerra e la pervasività̀ dei social nel quotidiano hanno indotto ad un’ansia generale che non contribuisce al benessere psicofisico. Così, come la nostra serie tv preferita, invecchiata bene e tutt’ora attuale, ci facciamo rassicurare dal già visto anche nella moda.
Il Y2K bug come trend di moda
Individuata l’esigenza tra i consumatori, la moda ha efficacemente risposto, già sulle passerelle delle ultime stagioni tendenze d’ispirazione anni ‘90 e primi 2000 sono state proposte con riferimenti culturali di quel periodo storico. Il tutto misto a un pizzico di modernità, ha rievocato scene di film e serie Tv come “Mean Girls”, “Ragazze a Baverly Hills” o “The Simple Life”. È proprio l’Y2K a stabilirsi come focus nel ciclo dei trend. Il fashion system degli anni di fine millennio possedeva una dicotomia simile tra ostentazione e originalità̀, seppur libera dalla schiavitù basata sul numero di followers e dall’estetica dei feed. La vita resta incerta e noi non possiamo far altro che aggrapparci a periodi storici ed oggetti rassicuranti. L’esigenza di cambiamento ci porta a quell’epoca rivoluzionaria culturalmente e nella moda.
Lo stile in voga negli anni ’90 prendeva spunto da vari mondi, basti pensare a Friends o il già citato Ragazze a Baverly Hills ma anche alla musica e ai generi musicali come il Grunge o il Rap. La mescolanza d’influenze ha dato vita allo stile più ricercato e ripetuto finora. Quindi via ad abbinare i mitici jeans a vita alta, le camicie a quadri di flanella, i maglioni ed i cardigan over come quelli indossati da Kurt Cobain, le felpe colorate, i vestiti sottoveste, le minigonne in tartan e le maglie infilate nei pantaloni o corte per mostrare l’ombelico. Tutti pezzi iconici degli anni ’90 che lasciano la giusta confortabilità e non stancano mai.

La voglia di attivare questi stili è stata talmente forte da divenire addirittura motivo di studio. Al FIT, Fashion Institute of Technology di New York, la curatrice Colleen Hill ha allestito “Reinvention and Restlessness: Fashion in the Nineties”. Si tratta di una mostra che esamina come la decade per eccellenza rappresenti una collisione tra minimalismo e fantasia. E come questa sovrapposizione sia il punto cruciale del rinnovato fascino di questi stili e tendenze.
Quindi perché si è ossessionati dagli anni ’90?
Se gli anni ’90 e i primi 2000 cercavano di reinventare interamente lo stile, oggi vogliamo qualcosa che percepiamo come un tempo molto più semplice, reinterpretando le estetiche di quell’epoca attraverso una lente moderna. Il crop-top a farfalla tempestato di cristalli di Mariah Carey e l’elettrico abito di Versace indossato da Jennifer Garner in “30 anni in 1 secondo” hanno ampliamente alimentato Instagram, dando vita a ri-edizioni e ri-creazioni da parte dei brand. Versace, con Dua Lipa come testimonial, ha rivisitato con successo la serie dei suoi miniabiti in metal mesh – in passato imprescindibili per le supermodelle.
Mentre su TikTok riscuote un grande successo la moda Y2K, l’estetica tutta bubblegum e farfalle di Blumarine è di una freschezza spensierata, un invito a riportare la gioia nel mondo della moda in un periodo cupo. Prada ha invece rieditato le sue borse di nylon, mentre da Miu Miu la minigonna è tornata di moda più̀ corta che mai. Ci si riavvolge di colori confetto, silhouette che esaltano il corpo e stampe e texture girlish. Un viaggio nostalgico tra femminilità̀, sexyness e aspetti della moda Y2K che contrastano il grigiore che gli anni Venti del XXImo secolo ci stanno donando.