femminielli quattro giornate

I “femminielli” nelle quattro giornate di Napoli, una storia dimenticata

Sara Marseglia 25/04/2023
Updated 2023/04/24 at 4:07 PM
3 Minuti per la lettura

Il giorno della Liberazione rappresenta una celebrazione complessa per la città di Napoli. Sebbene sia una festa nazionale, la città ha vissuto un’esperienza profondamente diversa da quella del resto del paese, più veloce, più autonoma. Dal 27 al 30 settembre, infatti, Napoli si è liberata dai nazisti. Questa lotta improvvisata e furente ha trasformato i cittadini in combattenti per qualche giorno. Grazie all’azione unita di uomini, donne, bambini e anziani Napoli fu la prima tra le grandi città europee ad insorgere contro i tedeschi. Eppure, molte delle storie sono state a lungo dimenticate, tra cui il ruolo dei femminielli nelle quattro giornate.

I femminielli e il fascismo, la vita al margine

Nella zona di piazza Carlo III, nel quartiere di San Giovanniello, i bassi erano abitati dai “femminielli”. Chi erano? Uomini con atteggiamenti ed espressività femminili, la cui identità era spesso sovrapposta con quella transgender ed il cui ruolo sociale e culturale era molto rilevante nella tradizione partenopea. Antonio Amoretti, presidente Anpi, 91 anni, racconta: “Li vedevamo davanti ai bassi quando si truccavano. Allora si usava chiamare i femminielli per farli partecipare a matrimoni e compleanni, ne ricordo l’allegria e la simpatia. Ma il regime fascista aveva colpito anche loro e i bassi in cui erano costretti si trovavano defilati dalle strade principali perché così voleva l’ipocrisia del fascismo”.

I giorni della guerra prima, i giorni della lotta poi

Relegati ormai ai vicoli ed emarginati dalla vita della città, la comunità di femminielli di San Giovanniello viveva le sofferenze dell’occupazione, contingenti e affettive. Non sono rare, infatti, le testimonianze dei dispiaceri dei femminielli per i loro uomini, deportati o dispersi. Questa situazione fece sì che, arrivati i giorni della liberazione popolare, i femminielli uscissero dai propri vasci per imbracciare i fucili. “Ce li ritrovammo accanto a noi a sparare contro le camionette e i carrarmati nazisti, tra via Foria e piazza Carlo III. Furono coraggiosi” continua Amoretti.

Per ricordare il loro coraggio, proprio nel quartiere dove vivevano, è stata posta nel 2018 una targa per commemorarli. “Per omaggiare una storia colpevolmente dimenticata” spiega il presidente di Arcigay Antonello Sannino. La targa è stata posta sul vascio di Vincenzo O’ Femmeniello, luogo di incontro e di riunione per i femminielli. “Era una presenza fissa in strada, un punto di riferimento e questo spiega perché durante un momento così forte come le Quattro Giornate fosse in prima linea nei combattimenti” afferma un’abitante del quartiere cresciuta in casa sua. Per questa ragione, la scritta sulla targa recita: “Per aver contribuito a liberare la città dall’occupazione Nazifascista, e per aver difeso gli ideali di giustizia, fratellanza ed uguaglianza. Ai Femminielli di Napoli e a tutte le persone LGBT”.

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