Per capire i territori spesso si pensa che sia necessaria o sufficiente una ricerca intelligente. Non basta, per capire un territorio occorre interfacciarsi con quanti vivono sul territorio. I cambiamenti climatici si sono sovrapposti ai problemi di cui soffrono alcuni territori, come il nostro.
Con gli studenti del Corso di Sociologia del territorio abbiamo provato ad interagire con quanti vivono il territorio. Gli studenti hanno intervistato un campione di popolazione statisticamente ben distribuito, per genere, età, attività, ecc. (studenti, dipendenti, giovani e meno giovani, donne e uomini). Le interviste avevano come obiettivo la misurazione della percezione e consapevolezza delle dinamiche/problematiche ambientali.
Sapere cosa sia un’ecoballa, la differenziata, un termovalorizzatore o un rigassificatore è certamente un dato di consapevolezza, ma non sapere quale sia realmente lo “stato dei luoghi” incide sulla reale conoscenza del territorio. Dopo la fase, ormai decenni fa, del macero, dello sciopero dei netturbini e, più recente, della terra dei fuochi, per sintetizzare i momenti salienti di abbandono ed etichettamento del territorio, oggi nessuno può dire cosa sia stato fatto e quanto l’inquinamento sia stato arginato.

Gli studenti, con grande professionalità, hanno verificato l’assoluta inconsapevolezza degli intervistati. Risposte generiche (non utilizzo dei mezzi propri, raccolta della plastica, non abbandono di rifiuti, e poco più) , luoghi comuni o, addirittura, disinteresse. Un dato acquisito dagli studenti è stato anche la distanza percepita tra cittadini e istituzioni. Nessuno ha saputo indicare le autorità competenti.
La loro interazione, molto efficace, ha suscitato interesse e in alcuni casi, sorpresa. Sappiamo che la sorpresa può essere produttiva di riflessione. Percorrendo l’asse mediano abbiamo notato che le piazzole di sosta, destinate ai cittadini per le emergenze, sono invase, da sempre, di rifiuti. I rifiuti non vengono rimossi, anzi dopo i vari roghi, sono stati, recentemente, “protetti” da una rete arancione!
Il risultato è che quella rete non sono nega i diritti agli automobilisti, ne pregiudica la sicurezza, ma addirittura trasforma la piazzola in un luogo museale! Qual è la ratio di questa decisione? Bastava un furgone per raccogliere, come basterebbe altrettanto poco per restituire ai cittadini il territorio che vivono.
di Annamaria Rufino
Full Professor of Sociology of Law, Deviance and Social Change
Campania University “Luigi Vanvitelli”
Interessantissimo! Importante non solo parlarne ma agire! E questa è la forma migliore
Giusto! Dovrebbero agire tutti, ma il problema è trovare le modalità per richiamare l’attenzione dei cittadini, così che si possa attivare la responsabilità delle istituzioni