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I club come specchio di realtà

Martina Amante 29/05/2023
Updated 2023/05/29 at 3:34 AM
5 Minuti per la lettura

La storia dei club è stata profondamente influenzata dai processi che hanno coinvolto e trasformato le città occidentali. Bottà analizza il rapporto che lega discoteche e dimensione urbana, segnalandone l’ambivalenza: questi contesti riproducono alcuni tratti essenziali della vita urbana come anonimato, densità, distanza sociale e vicinanza spaziale, ma contemporaneamente permettono di sovvertire l’esperienza urbana perché «l’eccesso di socialità» del dancefloor – simbolo di incontro, scambio e unione – è in aperta opposizione all’indifferenza e al distacco del blasé di simmeliana memoria, individuo metropolitano per eccellenza. 

Rigenerazione e rivitalizzazione urbana grazie ai club

Nelle periferie come nei centri urbani, i club di musica elettronica sono diventati un motore della cosiddetta night-time economy, producendo il capitale economico e simbolico a fondamento dei processi di rigenerazione e rivitalizzazione urbana. Un esempio è quanto avvenuto a Berlino dopo la caduta del muro, quando la scena squat e dei party notturni si è spostata nella zona est della città. Per Rapp questo movimento ha insegnato ai clubber berlinesi il potenziale ludico dello spazio e la necessità di trovare sempre nuovi contesti e suggestioni.

Molte tra queste nuove discoteche adottarono un nome che richiamasse la funzione originale dei locali in cui si erano insediati – il Tresor era una banca, l’E-Werk una stazione elettrica e il Friseur un parrucchiere – ad indicare sia il valore del contesto urbano per la nascita di questa nuova scena, sia la volontà di mutarlo. 

Eterotopie danzanti

Sotto il profilo architettonico le discoteche hanno assunto forme e stili difficilmente sintetizzabili. La storia della socialità danzante ha raccontato di piccoli locali – balere, cave esistenzialiste e club underground – frequentati al massimo da qualche centinaio di avventori e di grandi strutture – i superclub – in grado di contenere migliaia di clubber.

Nondimeno è possibile trovare un minimo comun denominatore per molti dei locali da ballo citati: sono accomunati da una spettacolarizzazione architettonica. Un concetto di derivazione architettonica ricorrente negli scritti relativi alle discoteche è quello di eterotopia, sviluppato da Foucault nei suoi studi sui processi di spazializzazione del sapere-potere.

Nelle discoteche è possibile individuare i diversi caratteri delle eterotopie delineati dal filosofo francese: sono dei contro-luoghi con un’entrata regolata da un preciso sistema d’apertura, in cui si sovrappongono luoghi diversi altrimenti incompatibili ed è messo in crisi l’organizzazione tradizionale del tempo. 

Le pornotopie

Le discoteche contemporanee possono essere descritte come delle particolari forme di eterotopie: delle pornotopie. Questa è caratterizzata dalla capacità di stabilire relazioni singolari tra spazio, sessualità, piacere e tecnologia che alterano i modelli disciplinari di spazializzazione del potere e sviluppano nuove forme postdisciplinari di produzione dei corpi e delle soggettività.

In riferimento ai club di musica elettronica è possibile osservare come un insieme diversificati di tecnologie del potere (la separazione e la selezione all’ingresso, la sorveglianza scopica di buttafuori e altri clubber, il design degli interni, la postazione del dj, il monitoraggio interiorizzato e la regolazione delle esperienze psicotrope) ha l’obiettivo di modellare soggettività pronte a sperimentare la propria capacità di provare piacere.

I club come luoghi sicuri

I club sono spazi in cui i membri di gruppi emarginati possono muoversi liberamente. La sfera pubblica digitalmente saturata è sempre più inadatta come spazio per interagire con gli altri. I club servono come una via di fuga dalla vita urbana di tutti i giorni. È ormai ampiamente stabilito che non è consentito scattare foto nei club. Questa semplice misura rende i visitatori più aperti agli altri, qualcosa che è diventato più raro nella vita urbana di tutti i giorni.

La città può sia opprimere che liberare, questa doppia valenza funziona ancor di più per i membri della comunità LGBTQ, per i quali il timore di una violenza fisica viene compensato valutando i pro e i contro, della tolleranza offerta dall’anonimato della città e dalle opportunità di socializzare e formare reti sociali all’interno di questa comunità. Nella diffusione di questi spazi gioca un ruolo fondamentale la consapevolezza e sicurezza in sé di queste comunità sempre più grandi.

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