È stata affidata a Hashim Sarkis, architetto e teorico americano-libanese, professore del Massachusetts Institute of Technology, la direzione della 17esima Biennale Architettura. Mostra Internazionale di Architettura organizzata dalla Biennale di Venezia che è in corso in questi giorni a Venezia, con uno sfasamento di un anno rispetto alle edizioni precedenti, a causa del blocco degli eventi determinato dal covid.
“How will we live together?” è il tema scelto per questa edizione: come vivremo insieme dopo la pandemia, con quali accorgimenti, con quali modifiche? Dovremo superare insieme il momento difficile che si somma alle già presenti diseguaglianze, alla crisi climatica, alle migrazioni, alle malattie. L’Architettura è chiamata a risolvere e salvare il Pianeta. Non più la politica, le lotte sindacali o di classe, ma l’architettura che diventa punto di partenza e di una nuova ripartenza.
Dovremo imparare a coesistere, vivendo in grandi comunità all’interno di un paesaggio sempre più livellato, ricco di verde, di alberi, di fiori e anche di ponti: ponti messi a collegare, ponti panoramici, ponti come nuovi punti di vista sul mondo; piste ciclabili, fiumi. Centrale e necessario sarà il rispetto per l’ambiente. L’allestimento immaginato dalla direzione artistica segue 5 scale di grandezza: l’individuo, le abitazioni, le comunità, il territorio e il pianeta.
Delle 5 aree tematiche tre sono allestite all’Arsenale: Among Diverse Beings, As New Households, As Emerging Communities e due al Padiglione Centrale dei Giardini: Across Borders e As One Planet. In mostra troviamo diversi plastici e tante proposte su materiali così come innovazioni dei tessuti sociali. Forte è la necessità della presenza, accanto all’architetto, delle figure dell’artista e dello scienziato. Tanti gli spazi dedicati ai mari e alle foreste, ma anche al corpo o alle intelligenze collettive.
La Biennale di Architettura avrà durata dal 22 maggio fino al 21 novembre 2021, nelle consuete sedi di Giardini, Arsenale e di Forte Marghera. Iniziata il 22 maggio senza i consueti festeggiamenti delle vernici e dei vernissage, in settembre prevederà la possibilità di alcune feste inaugurali, spostate un po’ in avanti nei mesi. La mostra comprende i lavori di 112 partecipanti provenienti da 46 Paesi con una maggiore rappresentanza da Africa, America Latina e Asia e con un’ampia rappresentanza femminile; 61 partecipazioni nazionali occupano gli storici Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia, con 3 paesi presenti per la prima volta alla Biennale Architettura: Grenada, Iraq e Uzbekistan.
Il Padiglione Italia in Arsenale alle Tese delle Vergini, sostenuto e promosso dal Ministero della Cultura, Direzione Generale Creatività contemporanea, è stato curato da Alessandro Melis e presenta Comunità resilienti. Mentre 17 sono gli Eventi Collaterali disseminati in diverse sedi della città di Venezia.
Rafael Moneo ha ricevuto il Leone d’oro alla carriera della Biennale Architettura 2021. Architetto, docente, teorico dell’architettura e critico spagnolo, “Moneo nell’arco della lunga carriera ha conservato la sua abilità poetica, rammentandoci – ha dichiarato Sarkis – la capacità propria della forma architettonica di esprimere, plasmare, ma anche di perdurare”. All’interno del Padiglione del Libro ai Giardini è stata allestita una piccola mostra che include plastici e immagini emblematiche degli edifici dell’architetto spagnolo, in risposta alla domanda “How will we live together?”.
A Lina Bo Bardi invece, è andato il Leone d’oro speciale alla memoria: “la sua carriera di progettista, editor, curatrice e attivista ci ricorda il ruolo dell’architetto come coordinatore (convener) – ricorda Sarkis – nonché, aspetto importante, come creatore di visioni collettive”.
Non ci resta, allora, che attraversare incantati i padiglioni, magari sorseggiando una tisana preparata con acqua piovana veneziana nel Padiglione della Danimarca ai Giardini; oppure leggendo con l’uso del telefonino i QRcode dei lavori del Padiglione della Germania; o sedendosi intorno ad un tavolo nel Refuge for Resurgence di Anab Jain e Jon Ardern in collaborazione con Sebastian Tiew (Malesia, 1994), dove una comunità multi-specie ricerca tra le rovine devastate della modernità nuovi modi di vivere insieme: umani, animali, uccelli, piante, muschi e funghi si raccolgono attorno a una speranza comune. Una speranza nella vita che resta. O ancora, osservando il lavoro di José María Caro, per la partecipazione del Cile in Arsenale, nel quale 500 immagini richiamano vite passate e presenti di una comunità.
“How will we live together?” sarà a Venezia fino al 22 novembre.
di Mina Grasso
TRATTO DA MAGAZINE INFORMARE
N° 220 – AGOSTO 2021