A Napoli negli scorsi giorni hanno avuto luogo diverse manifestazioni contro il Green pass; la maggior attenzione mediatica è stata riservata sicuramente alla lezione all’aperto tenuta dal docente universitario Guido Cappelli.
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Cappelli, facente parte del corpo docenti dell’università “L’Orientale”, lo scorso 13 ottobre ha lanciato un appello alle istituzioni e alla politica attraverso una lezione “alternativa”, a cui hanno potuto partecipare tutti gli studenti, senza alcun tipo di discriminazione.Infatti è proprio attraverso il concetto di discriminazione che si sviluppa la discussione del movimento campano “Studenti contro il Green Pass”, apartitico ed indipendente dalle realtà che talvolta si trova ad affiancare nelle proteste in piazza.Le opinioni che scaturiscono in merito a questo tema sono varie e divergono tra loro sotto molteplici aspetti, ma un elemento da non trascurare è sicuramente il tentativo che il giornalismo, in quanto mezzo di comunicazione di massa, deve fare affinché non venga favorita la polarizzazione delle due posizioni o la diffusione di fake news e luoghi comuni riguardanti una o ambo le parti. La polarizzazione, la dicotomia di pensiero, sono caratteristici dell’epoca in cui viviamo, all’interno della quale risulta complicato approfondire una tematica senza sfociare in qualche tipo di estremismo. L’analisi dei fatti e delle motivazioni deve essere razionale, appunto analitica, ed imparziale.La questione del Green pass ha favorito la creazione di questi luoghi comuni, rappresentando da un lato i razionali, e dall’altro i complottisti. In realtà, come quando in matematica si analizzano i numeri reali, tra un numero ed un altro ci sono infinite possibilità e sfumature, che non determinano necessariamente l’annullamento della validità di 1 piuttosto che di 2. Calandoci nella realtà che stiamo andando ad analizzare, dunque quella degli studenti campani contro il Green Pass, vengono alla luce temi molto caldi di cui non si può discutere per presa di posizione, come il diritto all’istruzione, la libertà di scelta e le contraddizioni presenti all’interno dell’asset politico.Di seguito sono illustrate le motivazioni del movimento ed invito ad una lettura priva di pregiudizi o considerazioni affrettate, in quanto non si deve mai peccare di eccessi o estremismi da nessuna delle due parti.Il movimento apartitico è diffuso su scala nazionale e si batte esclusivamente solo sulla discriminazione che il Green pass comporta; da ciò deriva che all’interno del movimento ci sono anche persone vaccinate, dunque viene annullata la barriera tra “razionalisti” e “complottisti” a cui i giornali hanno a lungo relegato la popolazione italiana.La discriminazione scaturisce dal fatto che, con le recenti norme, non è concesso l’accesso all’università agli studenti non muniti di green pass. L’università, che prende il suo nome proprio dal concetto di universalità, dunque per tutti, diventa luogo in cui vengono favorite le disparità tra gli studenti, dando origine a categorie di serie A e categorie di serie B, soprattutto se si prende in considerazione il fatto che questi studenti sono regolarmente iscritti all’università e pagano le tasse come tutti gli altri.La protesta, come già accennato in precedenza, riguarda anche gli studenti vaccinati e che dunque, muniti di Green pass, potrebbero accedere alle lezioni, alle mense e alle aule studio, ma se ne esentano proprio in quanto portavoce di questo pensiero. E’ il caso quindi anche del professor Cappelli, che con la sua invettiva ha dato vita a molte critiche.La questione da analizzare però non tocca solamente un aspetto politico o sanitario, ma anche sociale. Perché siamo diventati così ostili nei confronti di ideologie che non ci appartengono? Perché rifiutiamo di ascoltare la loro voce a prescindere, li releghiamo ad una sezione di complottisti, fuori dalla realtà, immaginifici, distopici, forse perché ci spaventa il confronto o non sappiamo affrontarlo pacificamente? Che ruolo giocano le politiche e i mass media in tutto questo e quanto hanno alimentato la creazione di queste due fazioni?In una società polarizzata, l’invito al dialogo ci sembra essere ancora un’utopia.di Valeria Marchese