Uccelli Folklore

Gli uccelli nel folklore napoletano raccontati dall’ornitologo Rosario Balestrieri

Elisabetta Rota 19/05/2023
Updated 2023/05/18 at 3:47 PM
5 Minuti per la lettura

Napoli tra credenze, miti e… volatili! Rosario Balestrieri, ornitologo e ricercatore per la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, ci narra la visione folkloristica del capoluogo campano illustrandoci come gli uccelli siano figure suggestive che hanno dato, e continuano a dare, origine a grandi leggende.

Partenope: come nasce il mito della sirena?

«Per cominciare va fatta chiarezza: le sirene sono figure greche che si discostano molto dall’immagine della sirenetta Disney, non nascono come donne-pesce. Nel mito originario dell’Odissea di Omero, erano raffigurate come metà donne e metà uccelli ed erano prive della sensualità tipica delle sirene attuali. Partenope è la sirena più famosa che, nelle Argonautiche di Apollonio Rodio, morì a causa di Ulisse che riuscì a resistere al suo canto. Il suo corpo fu trasportato dal mare e spiaggiò alle foci del fiume Sebeto, dove venne fondata Neapolis. È suggestivo pensare che siano stati degli uccelli marini a suggerire tutto questo: le berte.

Berta Maggiore - Foto di Marco D'Errico
Berta Maggiore – Foto di Marco D’Errico

Tra berte e sirene

Quest’ultime sono caratterizzate dal nidificare sulle piccole isole disabitate e dal cantare nelle notti senza luna per ridurre al minimo la possibilità di essere viste. I versi che emettono ricordano il pianto di una donna e i vagiti dei bambini. Queste caratteristiche, inducevano i marinai ad avvicinarsi a questi lamenti che nel tentativo di comprendere impattavano contro gli scogli affioranti intorno alle isole su cui le berte nidificavano. Questi uccelli per involarsi hanno bisogno di prendere la rincorsa sull’acqua o di lanciarsi nel vuoto, per questo motivo avevano bisogno di isole prive di predatori terrestri come volpi o gatti. Il Golfo di Napoli con le sue piccole isole era l’ideale per queste specie, per cui quando i Greci vi giunsero non ascoltarono le sirene, bensì le berte.

Le prime raffigurazioni di donne-pesce risalgono al Medioevo. Il perché di questa trasformazione è dato dal Cristianesimo: le sirene vengono associate al male, da qui la perdita delle ali che solo gli angeli erano degni di avere. È triste pensare che la specie che ha avuto questo ruolo così particolare nella fondazione della città di Napoli, si sia estinta a causa della antropizzazione (che ha generato una proliferazione di ratti e gatti) e ad un aumento dell’inquinamento luminoso e acustico»

Ci sono altre credenze napoletane legate ai volatili?

«Gli uccelli più attenzionati da miti e maldicenze sono gufi e civette. Sarà capitato a tutti di sentir dire “si propio ‘na ciucciuettola” ovvero sei una civetta, porti sfortuna. Ciò è dovuto a causa della diceria che la civetta sia l’uccello del malaugurio e porti sciagure a chi ne ascolta il verso. Tali credenze nascono intorno a quello che di questa specie non si riusciva a comprendere; come ad esempio la loro capacità di volare con agilità nella notte. Ciò ha conferito alla civetta il potere della chiaroveggenza, che a Napoli ha trasformato questo animale in una annunciatrice di morte. Ci sono diverse interpretazioni, come quella che distingue i versi di questo rapace in due tipologie: il pianto e la risata. Il primo annuncerebbe la morte di una persona cara, mentre il secondo una grossa fortuna».

La nuova leggenda: a Napoli ci sono i pinguini?

Ovviamente no, si tratta di gazze marine. Balestrieri spiega che «Tutto è cominciato a novembre 2022, quando una gazza marina è spuntata nel golfo di Napoli». Erano circa 94 anni che l’animale non veniva avvistato nel capoluogo Partenopeo, anche per questo è facile confonderle con i pinguini. «I due uccelli si somigliano nell’aspetto per via della loro postura eretta a terra e del colore, ma fanno parte di due famiglie diverse: le gazze, che sanno volare, appartengono agli alcidi e i pinguini agli sfeniscidi». La gazza marina vive sulle scogliere del Nord Europa e Nord America ma in inverno si sposta fino ad arrivare nel Mediterraneo spingendosi al massimo nel Mar Ligure.

Gazza Marina – Foto di Rosario Balestrieri

Quindi come ci sono arrivate le gazze marine a Napoli?

Rosario sostiene che «Questa specie è molto sensibile ai fenomeni atmosferici estremi e potrebbe aver cercato riparo da quelli sviluppatisi in Atlantico. O ancora, potrebbero non aver trovato cibo a sufficienza da quelle parti»

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