I Per- e Poli-fluoroalchilici (PFAS) sono una classe di composti chimici sintetici ampiamente utilizzati in numerosi prodotti industriali e di consumo. Queste sostanze, note anche come “inquinanti eterni“, per la loro capacità di persistere nell’ambiente, sono diventate oggetto di crescente preoccupazione negli ultimi anni a causa dei loro effetti nocivi sulla salute umana e sull’ambiente.
Risalgono agli anni ’90 le prime ricerche scientifiche che hanno evidenziato i potenziali effetti dannosi dei PFAS sulla salute umana e sull’ambiente. Studi epidemiologici mostrarono associazioni tra l’esposizione ai PFAS e problemi di salute. Danni al fegato, alterazioni del sistema endocrino e rischio aumentato di alcuni tipi di cancro per citarne alcuni.
Negli anni successivi, organizzazioni internazionali come l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente degli Stati Uniti (EPA) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) hanno iniziato a riconoscere l’importanza e l’impatto dei PFAS sulla salute umana e sull’ambiente. Questo ha portato a una maggiore attenzione e ad ulteriori ricerche sugli effetti dei PFAS.
PFAS: cosa sono?
I PFAS (Per- e Poli-fluoroalchilici) sono circa quattromila sostanze chimiche utilizzate in svariati processi industriali. Composti chimici contenenti legami carbonio-alogeni (fluoro, cromo, bromo, iodio), in particolare carbonio-fluoro.
I legami carbonio-fluoro, (legami C-F), sono caratterizzati dalla forte forza di legame e dalla stabilità chimica, sono altamente resistenti alla degradazione chimica e biologica. Ciò significa che i PFAS possono persistere nell’ambiente per lunghi periodi di tempo senza subire significative modifiche chimiche. Questa persistenza li rende altamente problematici dal punto di vista ambientale, poiché possono accumularsi negli ecosistemi e nella catena alimentare.
Oltretutto proprio i legami C-F conferiscono ai PFAS proprietà idrofobiche, oleofobiche e antiaderenti, che li rendono utili in molte applicazioni industriali e di consumo.
Nel settore manifatturiero sono utilizzati come rivestimenti antiaderenti per pentole e padelle, utensili da cucina, teglie per forno e altri prodotti per la cottura. Questi rivestimenti sono noti con marchi commerciali come Teflon. Utiilizzati per rendere gli indumenti impermeabili, antigraffio e antimacchia nel settore tessile e dell’abbigliamento. Sono spesso presenti in giacche a prova di pioggia, pantaloni da sci, abbigliamento sportivo e tessuti per arredamento. Utilizzati nella produzione di schiume antincendio, schiume per estintori e schiume utilizzate per spegnere incendi di liquidi infiammabili come carburanti e oli, nel settore chimico.
E ancora in svariati altri settori: industria elettronica, industria automobilistica, settore aerospaziale e persino nel settore dei prodotti della cura personale.
PFAS e inquinamento
La capacità di accumularsi nel coso del tempo e di persistere nell’ambiente porta inevitabilmente ad un inquinamento ambientale. Sono circa 17mila i siti in Europa in cui sono state trovate tracce più o meno consistenti di PFAS.
Comunemente presenti nelle acque, con concentrazioni nell’ordine dei nanogrammi per litro (ng/L) o parti per trilione (ppt), ordini di grandezza abbastanza bassi. In chimica si dice che la tossicità di una sostanza dipende dalla sua concentrazione, per cui, al momento non sono altamente tossici ma a lungo andare lo saranno.
Una volta presenti nelle acque, i PFAS possono persistere a lungo e diffondersi in altre aree. Questo è particolarmente preoccupante perché può portare alla contaminazione delle fonti di approvvigionamento idrico e alla possibilità di esposizione umana attraverso l’acqua potabile o il consumo di cibi che provengono da ambienti contaminati dalle acque.
Misure e regolamentazioni
L’utilizzo dei PFAS non è indispensabile in tutti i settori e applicazioni. Mentre in alcuni casi possono offrire proprietà uniche, come resistenza al calore, all’olio e all’acqua, esistono spesso alternative più sicure e sostenibili che possono essere impiegate al loro posto.
Ad esempio, sono disponibili rivestimenti antiaderenti alternativi per pentole e padelle, come quelli a base di ceramica o silicone. Esistono anche tessuti impermeabili realizzati con materiali senza PFAS, come ad esempio quelli trattati con sostanze naturali o materiali a base di poliuretano.
Nel settore delle schiume antincendio, si stanno sviluppando alternative a base di materiali più sicuri, come ad esempio schiume a base di proteine o schiume a base di poliuretano espanso.
In Italia, sono state introdotte normative specifiche per limitare l’uso dei PFAS e controllare la loro presenza nell’ambiente. Il Decreto Legislativo n. 4/2008 stabilisce limiti per i PFAS nelle acque destinate al consumo umano.
Nella zona del Veneto e Lombardia, sono state rilevate concentrazioni elevate di PFAS nelle acque potabili e nei terreni. In risposta a queste emergenze, sono stati avviati piani di intervento e bonifica per ridurre la presenza di PFAS nelle fonti di approvvigionamento idrico e per mitigare gli effetti sull’ambiente.
In base alle normative europee e nazionali, alcuni PFAS considerati particolarmente pericolosi, come il PFOA (acido perfluoroottanoico) e il PFOS (acido perfluorottanesolfonico), sono stati vietati o limitati in determinate applicazioni. Ad esempio, è stato vietato l’uso di PFAS nel trattamento dei tessuti per l’abbigliamento.
La sensibilizzazione sulla problematica dei PFAS sta aumentando a livello globale e sta spingendo ad azioni concreti per ridurre l’uso e l’esposizione a questi composti. Tuttavia, è importante riconoscere che l’eliminazione completa dei PFAS può richiedere tempo e richiedere sforzi congiunti da parte dei governi, delle industrie e della società nel suo complesso.
Sebbene sia ancora presente l’uso dei PFAS in alcune applicazioni, ci sono alternative promettenti e un impegno crescente per trovare soluzioni più sicure e sostenibili. Ridurre l’uso e l’impatto dei PFAS è un obiettivo importante per preservare la salute umana e l’ambiente.