Giovanni Allevi torna sulle scene musicali con il nuovo album “Equilibrium” con la collaborazione del virtuoso pianista americano Jeffrey Biegel nella registrazione del primo concerto per pianoforte e orchestra sinfonica. Allevi è uno degli autori italiani più apprezzati nel panorama mondiale, costruendosi una reputazione notevole sin da giovanissimo. Nel corso della sua carriera, il suo talento l’ha portato a dirigere l’Orchestra sinfonica de “I Virtuosi Italiani” presso l’aula del Senato della Repubblica, ricevuto l’onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana, di “Bösendorfer Artist” per per la “valenza internazionale della sua espressione artistica” e il premio “Recanati Forever” per la musica. A Napoli, invece, è stato insignito del “Premio Carosone” come miglior pianista dell’anno 2006. Il Maestro ci ha parlato del suo prossimo progetto discografico e della collaborazione con il pianista Biegel oltre che della sua opinione sull’attuale scena musicale giovanile.
Maestro, come definirebbe “Equilibrium” e cosa rappresenta per lei?
«Credo sia un album emozionante e coinvolgente nonostante sia uno dei più complessi che abbia mai realizzato. L’ascoltatore attraversa da solo il mondo intimo del pianoforte, le aperture degli archi assieme allo strumento, fino al grande racconto in note che è il Concerto per Pianoforte e Orchestra, dove ai tasti questa volta zampilla il talento del pianista americano Jeffrey Biegel. Non sono una persona equilibrata: l’equilibrio è un ideale da raggiungere, ma anche da saper abbandonare».
È un esempio per le giovani generazioni non soltanto a livello artistico. Ha un rapporto particolare con loro. Cosa le danno sul piano umano e artistico?
«Il mio pubblico è fatto di giovani dentro, persone curiose e delicate, con un piccolo lampo di disorganizzazione interiore. Mi coccolano, ricevo da loro pensieri meravigliosi, ed io ho imparato ad accogliere quanto di bello la vita mi dona, perché tutto potrebbe finire».
Come valuta i giovani artisti odierni a livello artistico e di produzione?
«Forse sbaglio, forse è giusto così, ma ho la sensazione che tutti siano alla spasmodica ricerca del successo. La Musica, quella vera, ti chiede invece di andare controcorrente, verso il mistero, l’incomprensibilità e l’isolamento».
In questi anni è arrivato ad esibirsi anche nell’Estremo Oriente. Qual è stata la più grande soddisfazione che ha ottenuto?
«Al centro di Tokyo è stata aperta una bakery che si chiama “Giovanni e la sua strega”, da un gruppo di pazze creative giapponesi».
Oltre ad essere compositore, è anche uno scrittore. Che Giovanni Allevi notiamo nei libri?
«La mia è una storia assurda. Sono un prodotto del mondo accademico, ma da esso sono stato fortemente rinnegato. Da allora la mia vita si è trasformata in un’alternanza di ansia, panico, ebbrezza, applausi e psicoterapia. Racconto tutto questo nella speranza di venirne a capo».
Secondo lei, quanto è importante la musica nella vita?
«La mia vita e la mia musica coincidono. Il pentagramma è il luogo in cui confluiscono le mie ossessioni e fragilità. Ma è anche uno spazio sconfinato per l’immaginazione. In particolare le dilatate forme classiche permettono alla musica di prendere il volo, svelare nuovi orizzonti emotivi».
Quando suona, cosa le trasmettono le note e quei tasti del pianoforte?
«Ogni volta che dal palco abbasso un tasto del pianoforte, ho la magica sensazione che si crei un filo diretto tra la mia solitudine ed il cuore dell’ascoltatore. Vale la pena vivere per questo».
C’è spazio oggi per un compositore puro, come lei?
«Sembrerebbe di no, visto che la musica sta andando verso la semplificazione estrema. Ma considerando l’attenzione e l’affetto con cui da ogni parte il pubblico continua ad accogliermi, forse la musica classica contemporanea ha un motivo profondo per esistere oggi».
Cosa consiglierebbe ai giovani musicisti? Talent o gavetta? Pop o classico?
«Classico senza dubbio. Pensiamo meno agli effetti speciali, e proviamo a stupire con la musica, con ritmiche inconsuete ed armonie fluttuanti. Non lo fa più nessuno. Il momento è propizio!».
di Giovanni Iodice
Tratto da Informare n° 175 Novembre 2017