Il 14 marzo cade l’anniversario della morte di Giangiacomo Feltrinelli, fondatore della celebre casa editrice e attivista italiano. Giangiacomo Feltrinelli è morto in circostanze misteriose il 14 marzo del 1972 a Segrate.
A più di cinquant’anni dalla scomparsa di Giangiacomo Feltrinelli non è stata ancora fatta luce sul caso: fatalità? omocidio politico? Di certo la personalità di Feltrinelli non era esule da nemici, soprattutto per le sue forti posizioni politiche, talvolta anche molto contrastate.
La ricostruzione dei fatti
La ricostruzione ufficiale dei fatti sostiene che Giangiacomo Feltrinelli, giunto a Milano con alcuni compagni, avrebbe dovuto consegnare trecento milioni di lire a “Il Manifesto”, come sostegno per il giornale. I soldi però non furono mai ritrovati. L’ex partigiano Lazagna, caro amico dell’editore, sapeva che quest’ultimo temeva per la propria vita a causa delle forti posizioni politiche sostenute durante gli anni di Piombo. Gli unici a sostenere la tesi dell’omicidio furono Camilla Cederna ed Eugenio Scalfari. Tesi smentita poi dal pubblico ministero nel processo che si tenne dopo la morte.
Infine, nel 1979 durante il processo contro gli ex appartenenti ai Gap (Gruppi d’azione partigiana), fondati nel 1970 proprio dall’editore (poi Brigate Rosse), emerse che Giangiacomo Feltrinelli era morto combattendo in un incidente, durante l’installazione di una bomba terrorista presso un traliccio dell’alta tensione.
La rivoluzione passa dalla cultura
Chi era davvero Feltrinelli? Nato da una delle famiglie più ricche d’Italia nella Milano del 1926, trascorse l’adolescenza con la madre a seguito della prematura morte del padre. Militante della Seconda Guerra mondiale, Feltrinelli si era arruolato nel Gruppo di Combattimento Legnano con il nome di battaglia “Osvaldo”, con il quale poi venne anche riconosciuto per il resto della sua vita. Il contatto con il mondo della letteratura si presuppone fosse stato avviato già in tenera età. Ma nel 1948 cominciò a lavorare ad un progetto di ricostruzione storica presso una Biblioteca. Questa esperienza lo portò a promuovere la nascita della COLIP – Cooperativa del libro popolare, che aveva l’obiettivo di promuovere letteratura e cultura ad un prezzo accessibile a tutti.
Solo due anni dopo, nel 1951, verrà aperta a Milano, in via Scarlatti 26, la Biblioteca Giangiacomo Feltrinelli. Aderì al Partito Comunista, che sosterrà fortemente anche a livello economico. E’ al 1954 che facciamo risalire la fondazione dell’omonima casa editrice che pubblicò alcuni tra i libri più importanti della letteratura italiana del tempo, come Il Gattopardo di Lampedusa e Il dottor Zivago di Pasternak, vietato in URSS perché considerato antisovietico. Questa decisione costò all’editore il ritiro della tessera del Pci, anticipando la rottura con il partito, avvenuta nel 1957. Il grado di civiltà del nostro Paese dipenderà anche da cosa gli italiani avranno letto
L’incontro di Feltrinelli con Fidel Castro e l’assassino
Dopo aver incontrato Castro durante i suoi viaggi in giro per il mondo, molti sostennero che Giangiacomo Feltrinelli fosse da alcuni mesi “entrato in clandestinità” e che era morto mentre progettava un gesto terroristico. Non furono poche le versioni però che gridarono all’omicidio, al coinvolgimento della CIA e dei servizi segreti. In effetti però, le cose sembravano essere andate secondo la prima versione, poi confermata da un certo Gunter, nome di battaglia di Ernesto Grassi, membro dei Gap a cui Feltrinelli era legato. La sua voce, catturata all’interno di un nastro magnetico trovato nel covo brigatista di Robbiano di Mediglia, conteneva il racconto dettagliato del complice di Feltrinelli, che confermava la tesi dei carabinieri.
La registrazione
«All’inizio Osvaldo ha i candelotti di dinamite (della carica che serviva a far saltare il longherone centrale) in mezzo alle gambe. […] Si trova impacciato nella posizione, impreca. Sposta i candelotti, probabilmente sotto la gamba sinistra e, seduto con i candelotti sotto la gamba, in modo che li tiene fermi, sembra che prepari l’innesco, cioè il congegno di scoppio. È in questo momento che quello a mezz’aria sul traliccio sente uno scoppio fortissimo. Guarda verso l’alto e non vede nulla. Guarda verso il basso e vede Osvaldo a terra, rotolante. La sua impressione immediata è che abbia perso entrambe le gambe. Va da lui immediatamente e gli dice: “Osvaldo, Osvaldo…”. Non c’è… è scoppiato…».
I funerali di Giangiacomo Feltrinelli
I funerali, svoltisi il 28 marzo al Cimitero monumentale di Milano, coinvolsero la partecipazione di molti giovani che urlavano la rabbia e il dispiacere per la morte del compagno. Inneggiando ad una borghesia assassina e rincorrendo il sogno di un Pci che ormai stava per collassare, con la morte di Feltrinelli è stata segnata un’altra pagina degli anni di piombo italiani.